9 Maggio, 2024
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Campidoglio, il fattore Calenda divide il Pd. Zingaretti: “Il sindaco lo scelgono i romani”

Di Biase chiede a Virginia Raggi  di fare “un passo indietro per lasciare spazio a un’alleanza dem – M5s”. E il fondatore di Azione replica: “Mi pare di capire che la questione non siano più le primarie, ma la necessità di trovare un candidato comune con i 5S. Piano piano lo scenario si va chiarendo”. Zingaretti prova a ricomporre

 

Una mattinata da dimenticare. Così la definiscono i dirigenti Pd commentando le reazioni di Carlo Calenda all’intervista di Michela Di Biase rilasciata a Repubblica. Il leader di Azione è sempre più distante dal Pd e i dem, a due giorni dal tavolo di coalizione convocato dal segretario romano Andrea Casu, sono in subbuglio: con Calenda è in corso un tentativo di dialogo per tenerlo dentro, ma le parole di Di Biase, consigliera regionale del Pd, già capogruppo dem in Aula Giulio Cesare, potrebbero segnare un punto di non ritorno. La dirigente dem, moglie del ministro Dario Franceschini, ha chiesto alla sindaca Virginia Raggi di “fare un passo indietro per lasciare spazio a un’alleanza Pd – M5s”.

Una posizione non condivisa da tutto il Pd, dove il dibattito interno, in queste ore, è particolarmente “vivace”.

Già, perché oltre ad aprire agli stellati, Di Biase ha anche detto che “le primarie si potrebbero non fare se si trovasse un accordo organico con i 5s”. “Non sta né in cielo né in terra un accordo con gli stellati, che infatti non sono stati invitati al tavolo di coalizione”, spiega il consigliere regionale, collega della Di Biase, Eugenio Patané. Le parole della ex capogruppo in Campidoglio hanno scatenato l’ira di Calenda, già indeciso se accogliere le richieste del Pd e sottoporsi alle primarie o correre in solitaria: “Mi pare di capire che la questione non siano più le primarie, ma la necessità di trovare un candidato comune con i 5S. Piano piano lo scenario si va chiarendo”, commenta il leader di Azione.

Gli fa eco Luciano Nobili di Italia Viva:

“Vanno avanti gli accorati appelli al M5s che in cinque anni ha distrutto la Capitale, l’attacco preventivo a chi sta pensando di mettersi a disposizione – il riferimento è a Calenda ndr – e uno stucchevole dibattito sulle primarie. Sí, incredibile ma vero, a Roma molti dirigenti del Pd preferiscono un’intesa con i cinque stelle a quella con Calenda”.

I vertici dei dem locali hanno sempre alzato un muro all’ipotesi di alleanza con i 5 Stelle a guida Raggi. Da giorni sia Casu che il senatore Bruno Astorre (anche lui come Di Biase è di Area Dem, la corrente che fa riferimento a Franceschini), spingono affinché l’ex ministro partecipi alle primarie. Azione si siederà al tavolo di coalizione mercoledì, ma Calenda marca ogni giorno di più le distanze: “Vari articoli e retroscena questa mattina spiegano che un appoggio alla mia eventuale candidatura da parte del Pd dipende da un mio ‘ammorbidimento dei toni verso il governo’. Penso sia bene chiarirsi prima: non esiste. Continuerò a fare opposizione al governo in modo fermo ma costruttivo. Qui si parla di Roma”.

In questo scenario, a dir poco caotico, c’è chi cerca di calmare le acque: secondo il ministro agli Affari europei Enzo Amendola “i candidati sindaci si scelgono nelle città tra gruppi dirigenti e ascoltando i bisogni dei dirigenti locali e delle persone. Mi affido alle decisioni dei dirigenti locali”. La candidatura di Calenda quindi, deve essere il frutto di una decisione comune. “Amendola ha detto l’unica cosa sensata in questo delirio di chiacchiericcio e retroscena inesistenti – ha commentato il segretario Pd Nicola Zingaretti – Il candidato sindaco di Roma lo decideranno, nelle forme e nei modi che riterranno opportuni, in modo trasparente e autorevole, i dirigenti e i cittadini romani”.

(La Repubblica)

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