27 Aprile, 2024
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Abou è morto a soli 15 anni, il 5 ottobre, all’ospedale Ingrassia, Palermo.

Una riflessione di Erasmo Palazzotto

Soccorso al largo della Libia da Open Arms, è arrivato in Italia come minore non accompagnato ed è stato costretto a trascorrere 12 giorni in isolamento a bordo dell’Allegra, una delle navi quarantena, nonostante le gravi condizioni di salute.

Il 29 settembre, 11 giorni dopo il suo arrivo sulla nave, un referto medico ne ha chiesto lo sbarco urgente, grazie alle segnalazioni dei suoi compagni di viaggio, preoccupati per l’ulteriore aggravamento del suo stato di salute.
Nella notte tra il 30 settembre e il primo ottobre sarebbe stato ricoverato in ospedale.

Già nel corso del trasferimento sulla nave Allegra, Abou non parlava più.
Il suo corpo portava i segni della tortura, della denutrizione e della disidratazione.

Una tragedia enorme, dolorosa, che racconta di un ragazzo morto giovanissimo senza che nessuno abbia ritenuto di dover avere fretta di salvargli la vita.
Una tragedia che impone un immediato ripensamento dei protocolli che regolamentano l’accoglienza dei migranti e il sistema delle navi quarantena.

Non è accettabile nè all’altezza di un Paese civile e democratico che vi sia un solo medico per 600 migranti.
Con la vita delle persone non si può scherzare.

Ho presentato un’interrogazione al Ministro della Salute e al Ministro dell’Interno per sapere quali iniziative intendano intraprendere affinché sia fatta piena luce su circostanze e responsabilità che hanno portato al decesso di Abou.

Erasmo Palazzotto

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