27 Aprile, 2024
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Coronavirus in Inghilterra, da oggi scatta la “regola del sei”

Oggi in Inghilterra è il giorno della “Rule of six”, della “regola del sei”.

Che cosa significa? A causa del forte aumento di contagi da coronavirus negli ultimi giorni (costantemente sopra i 3000, quasi 3500 ieri), da oggi il governo Johnson ha deciso che

non ci si può incontrare in più di sei persone di diversi nuclei familiari, sia all’interno che all’esterno.

Una netta marcia indietro dopo il limite alzato di recente a 30 persone e in vigore fino a ieri. Ma l’applicabilità di queste nuove regole desta molti dubbi. Innanzitutto ci sono eccezioni importanti, come il lavoro in ufficio (fondamentale per Johnson per ripopolare il centro di Londra e i suoi business), i matrimoni e i funerali (fino a trenta persone), funzioni religiose, gli eventi sportivi riaperti al pubblico, e poi ovviamente le scuole, punto cardine della ripartenza post prima ondata in Regno Unito, come ha dichiarato più volte il premier Boris Johnson. Dunque, la “regola del sei” è destinata a essere impattare soprattutto pub, ristoranti e visite casalinghe.

Ma se la ristorazione non prevederà più tavoli e prenotazioni con più di sei persone, come si potranno controllare gli incontri privati?

Persino durante i momenti più duri del lockdown, la polizia inglese molto raramente ha effettuato controlli, sia per convenzione sociale sia perché le persone erano molto più rispettose delle regole anti Covid. Ora la situazione sembra sfuggita di mano, soprattutto tra i giovani: la fascia 18-25 anni rappresenta quasi il 40% dei contagi, il ministro della Salute Matt Hancock è stato durissimo (“così ucciderete i vostri nonni!”) e quindi il governo vuole mettere un freno agli assembramenti riesplosi durante l’estate. Anche perché, seppur mai escluso a livello ufficiale, Johnson e l’economia britannica non possono permettersi un altro lockdown totale, a maggior ragione in coincidenza della realizzazione della Brexit il 31 dicembre prossimo, quando è possibile un’uscita senza accordo dall’Ue, che in teoria aggraverebbe ancor più lo stato dell’economia britannica.

Per questo, il governo sta esortando gli inglesi (perché gallesi e scozzesi hanno regole diverse su assembramenti, come per esempio i bambini non inclusi nel computo) a denunciare alla polizia comportamenti impropri e irresponsabili da parte dei connazionali: delazioni vere e proprie, che hanno scatenato le paure degli inglesi più tradizionalisti, che hanno già dovuto accettare l’introduzione di una sorta di ronde anti Covid, composte da volontari che sorveglieranno i cittadini sul rispetto delle norme anti coronavirus, anche se non potranno fare multe, a differenza della polizia. Nel weekend, come pubblico deterrente, un ragazzino dello Wiltshire è stato multato per 10mila sterline per aver organizzato un party in casa con oltre cinquanta ospiti festanti, approfittando dell’assenza dei genitori. Qualcosa che accade da molte settimane sempre più spesso in tutta l’Inghilterra tra i più giovani.

Due giorni fa il governo ha imposto un lockdown a pub e ristoranti (che ora possono fare solo takeaway) a Bolton, a nord di Manchester, dopo un’esplosione di Covid.

Se i nuovi casi dovessero continuare a crescere, non è escluso che queste chiusure locali possano espandersi sensibilmente. È anche vero che i morti restano bassi (cinque ieri), che i ricoverati in terapia intensiva oggi sono 600 rispetto ai 17mila al picco dell’emergenza e che l’aumento di nuovi casi è dovuto anche a un deciso aumento dei test in Regno Unito nelle ultime settimane, che ha superato persino i 200 mila al giorno, anche se con molti problemi, come ha rivelato ieri il Sunday Times: i laboratori britannici hanno ancora molte deficienze soprattutto nell’elaborazione dei risultati, che arrivano entro due giorni a solo un quarto della cifra complessiva, e così spesso Londra manda i test in Italia e Germania per smaltire le centinaia di migliaia di tamponi arretrati per cui ancora non c’è una risposta. Inoltre, il “test & trace” fa ancora acqua: una app come l’italiana Immuni ancora non c’è e il sistema di tracciamento nei locali e dei “segugi” è spesso effimero in quanto molti clienti lasciano dati falsi.

(La Repubblica)

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