26 Aprile, 2024
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Inchiesta sulla Lombardia Film Commission

I pm: i commercialisti della Lega “infiltrati” nei piani alti della politica

Se per “le reazioni alle contestazioni disciplinari di un direttore di filiale compiacente”, quello della Ubi di Seriate (Bergamo), i contabili della Lega Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni “raggiungono subito i piani altissimi della politica a Roma nelle giornate del 26 e 27 maggio, allora è facilmente immaginabile la reazione e la capacità di inquinamento probatorio di persone tanto infiltrate nelle istituzioni”. E’ quanto scrivono l’aggiunto Eugenio Fusco e il pm Stefano Civardi nella richiesta di arresti domiciliari che è tra gli atti depositati sul caso Lombardia Film Commission. I pm fanno riferimento all'”incontro riservato” che si è tenuto in Roma a fine maggio e a “fibrillazioni ai piani alti della politica”.

Incontro di cui parla Manzoni in una intercettazione dello scorso 27 maggio contenuta in un’informativa della Guardia di finanza depositata tra gli atti. “C’è stata la riunione con … con Salvini, poi non mi sono fermato lì a parlare con Calderoli, però mi ha chiamato (…) perché da martedì a Roma, mi fa per martedì mattina incontriamo, incontriamo tutti i segretari politici”, dice. Per i pm in quei giorni Manzoni e Di Rubba, proprio per parlare del problema del licenziamento del direttore della Ubi di Seriate che aveva avallato alcune operazioni sospette, avevano subito raggiunto “i piani altissimi della politica”.

Lombardia film commission, il compito di Di Rubba

Gli ex tesorieri della Lega in Parlamento sono stati arrestati tre giorni fa insieme a Arturo Maria Scillieri, nel cui studio è stata registrata la lista “Lega per Salvini Premier” e a una quarta persona Fabio Giuseppe Barbarossa (cognato di Scillieri). A tutti sono contestati a vario titolo i reati peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte in riferimento alla presunta compravendita gonfiata della sede di Lombardia film commission che ha garantito ai tre commercialisti un incasso di 800mila euro di fondi pubblici. Eppure, l’operazione che ruota intorno al capannone di Cormano è indicata quasi “come marginale nella segnalazione di operazione sospetta del 19 maggio 2020” e “rimangono sicuramente da esplorare altri ancor più delicati settori in cui il ‘pool’ di commercialisti ha impiegato la propria professionalità”, scrive la procura. E a proposito sempre della compravendita del capannone e del ruolo di Di Rubba, ex presidente di Lfc e direttore amministrativo per la Lega al Senato: “E’ non solo uomo di partito come Manzoni, ma anche pubblico ufficiale piazzato dal partito a presiedere uno dei tanti enti del sottobosco della pubblica amministrazione attraverso i quali sono drenati i soldi pubblici”.

Lombardia film commission, la testimonianza del direttore compiacente

D’altra parte Marco Ghilardi, ex direttore della filiale Ubi di Seriate, licenziato perché non segnalava le operazioni sospette di Di Rubba e Manzoni, non indagato nell’inchiesta ma sentito come testimone, ha raccontato ai pm: “Sono operazioni prive di valide ragioni economiche che, aldilà degli importi, non mi è capitato di vedere in tutta la mia carriera. E ho lavorato in banca per quasi trent’anni”. Si riferiva ad alcune “movimentazioni” sui conti della Taac, una delle tante società riconducibili a Di Rubba e Manzoni. Nel verbale dello scorso 22 luglio sempre Ghilardi parlava dei “giri di soldi tramite ‘Più voci'”, l’associazione di cui era legale rappresentante il tesoriere della Lega Giulio Centemero, e del fatto che “Di Rubba mi aveva chiesto di aprire il conto di Radio Padania e delle associazioni regionali della Lega”.

“Col senno di poi devo riconoscere – ha spiegato ai pm Ghilardi – che Di Rubba, pur di realizzare i suoi scopi, mi ha mentito. Mi ha sempre parlato di un’associazione (‘Più vocì, ndr) senza scopo di lucro, a fini culturali, del tutto scollegata dal mondo politico. In realtà, su questo conto sono transitati anche bonifici di importo significativo, per la prassi bancaria inconferenti con la natura associativa”. Il teste ha anche raccontato che quando comunicò a Di Rubba “l’impossibilità a poter procedere” con l’apertura dei conti per le articolazioni territoriali della Lega, il professionista “per tutta risposta mi scrive: ‘mi avevi detto che si poteva, allora chiudo tutto’. Praticamente mi ha mandato a quel paese”. E ancora: “Non mi hanno detto a chi si sarebbero rivolti per aprire questi conti delle nuove entità regionali del partito”. Il bancario ha parlato anche dei “movimenti registrati sui conti” di altre due società dei contabili del Carroccio, la Sdc e lo Studio Cld, e “ricordo numerosi accrediti da Lega Nord sempre con la medesima causale ‘saldo fattura’”.

Anche “il conto personale” di Manzoni “beneficiava” di questi accrediti con la stessa causale. I due gli dicevano che erano per “attività di consulenza” ma “mi sembrava strano poiché nello stesso periodo capitava che fatturassero al partito con più ragioni sociali”. Altre “rogne”, ha aggiunto il teste, “a mio avviso riguardano l’espansione finanziaria della società ‘Non solo auto’ riconducibile sempre a Di Rubba (…) negli ultimi anni il principale cliente della società è sempre il partito Lega”.

Lombardia film commission, il ruolo di Sostegni

Di fronte ai dettagli emersi sulle operazioni dei commercialisti della Lega arrestati tre giorni fa interviene anche il legale di Luca Sostegni, Giuseppe Alessandro Pennisi, per ribadire che il suo assistito – fermato dalla Finanza a metà luglio mentre stava per scappare in Brasile – “era solo un prestanome”, e che andrà a parlare in settimana con l’aggiunto Fusco.

(La Repubblica)

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