1 Maggio, 2024
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Tennis, Us Open: Berrettini in 3 set batte Ruud e va agli ottavi

Se lo chiamano The Hammer – e a lui piace – un motivo c’è.

Matteo Berrettini è negli ottavi degli Us Open, in tre turni non ha mai perso il servizio e anche ieri ha dimostrato di saper usare con intelligenza e classe i suoi martellanti superpoteri. Distrutto in tre set (6-4 6-4 6-2) il figlio d’arte Casper Ruud, numero 37 del mondo che pure nell’ultimo incontro (Roland Garros 2019) lo aveva sorpreso, in ottavi ritrova, esattamente un anno dopo, Andrey Rublev, il russo dal tennis laser che nel pomeriggio ha concesso appena 4 game a Salva Caruso, siciliano volenteroso, coraggioso, ma troppo poco strutturato per affrontare un avversario del genere sul cemento.

Berrettini resta così l’unico italiano in gara nella bolla di Flushing Meadows.

Parentesi: a fine match Ruud ha chiesto spiegazione a Matteo delle urla scomposte in arrivo dall’esterno, da fuori la ‘bolla’, e il nostro gli ha spiegato che si trattava del tifo di Giovanni Bartocci, ristoratore italiano emigré a Manhattan che dodici mesi fa in tribuna si era guadagnato diversi quarti d’ora di notorietà da assatanato (e barbuto) groupie dei nostri; e che stavolta – maledetto covid – deve contentarsi di tifare aggrappato alle griglie del campo numero 17.

Un anno fa, appunto: contro Andrey era finita 6-1 6-4 7-6 per Matteo, che poi aveva intrecciato i muscoli anche a Gael Monfils, guadagnandosi la prima semifinale azzurra a New York in oltre 40 anni.  Stavolta rischia di essere più dura, anche se il Berrettini 2020 edition, uscito  da un paio di infortuni e dai lunghi mesi del lockdown è un giocatore diverso. Più maturo, più solido. Non solamente il ragazzo meraviglioso e imprevisto, ma un vero numero 8 del mondo, convinto di meritarsi il ruolo, decisissimo a imporre in ogni scambio il suo tennis contundente. Diritto e servizio, soprattutto, una progressione devastante di ‘catenate’ da fondo, guarnita da malefici ricami in back di rovescio, che finiscono per sfondare gli avversari. Il suo lato debole è, sarebbe, proprio il sinistro; ma fino a che Il Martello non troverà un avversario capace di attaccarlo con ostinazione da quella parte, scendendo con coraggio a rete – eventualità oggi rarissima – Matteo potrà contare sul suo strapotere fisico. Sui suoi 193 cm di altezza, sullo spessore di bicipiti e dorsali, sulla continuità della prima di servizio con cui anche ieri ha raccolto l’85 per cento dei punti (e 13 ace). Quaranta vincenti a dodici, il match chiaramente l’ha fatto ‘Berretta’. «Sono contento di come ho giocato – ha ammesso il supereroe metallurgico de noantri – soprattutto per come mi sono comportato nei momenti decisivi, salvando tante palle break». Contro il timing affilatissimo di Rublev, numero 14 Atp che ha ripreso il discorso post-isolamento da dove lo aveva lasciato a febbraio – è uno dei tennisti più in forma del circuito – servirà questo, e probabilmente di più. The Hammer però sa dove picchiare. E non ha paura di farlo.

(La Stampa)

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