9 Maggio, 2024
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Siracusa, il calvario del piccolo Evan: tre ricoveri da maggio

Lasciato alla madre già indagata per maltrattamenti

La mamma del piccolo Evan era già indagata per maltrattamenti. La procura di Siracusa aveva aperto un fascicolo su Letizia Spatola dopo che il bimbo a inizio luglio era finito al pronto soccorso di Noto con una frattura alla clavicola sinistra. I medici hanno mandato il referto ai carabinieri di Rosolini che hanno avviato un’indagine sulla donna. Ma l’inchiesta non è riuscita a impedire l’uccisione del bambino, morto il 17 agosto. Letizia Spatola, infatti, è stata arrestata insieme al nuovo compagno, Salvatore Blanco, con l’accusa di omicidio volontario e maltrattamenti. Secondo gli investigatori l’uomo avrebbe picchiato il bambino, causandone il decesso il 17 agosto, mentre la mamma non si sarebbe opposta.

Quello che emerge dall’inchiesta è raccapricciante: occhi neri giustificati con improbabili cadute dal letto, fruste artigianali realizzate con cavi elettrici, calci e sberle.

E una serie di elementi che racconta di un sistema che non ha reagito prontamente ai tanti allarmi arrivati da più parti: dall’esposto presentato il sei agosto dal padre di Evan alla procura di Genova, recapitato soltanto dopo il decesso del piccolo ai magistrati di Siracusa, alle sollecitazioni della procura dei Minori di Catania non raccolte dagli assistenti sociali di Rosolini.

Filtrano anche indiscrezioni sul sopralluogo effettuato dalla polizia scientifica nella casa di Rosolini dove il bimbo viveva con la mamma e il compagno. Gli agenti, con il luminol, hanno individuato delle tracce di sangue sul cuscino della culla, cuscino che non era ricoperto dalla fodera: qualcuno l’ha nascosta o non era stata messa? “Vogliamo anche sapere cosa hanno fatto i medici che hanno visitato più volte il bambino”, dice Antonino Savarino, l’avvocato della nonna di Evan, Elisa Congiu.

I referti dei sanitari sono racconti dell’orrore. Il 27 maggio il bimbo arriva in ospedale con una frattura scomposta del femore destro con tumefazioni dell’anca e del ginocchio destro. Il 12 giugno i medici lo curano per una ferita infetta. Il 6 luglio Evan ha una frattura della clavicola sinistra. Negli ultimi due episodi la mamma si è allontanata volontariamente dal pronto soccorso. “Non abbiamo ancora parlato di questo aspetto, le chiederò perché è andata via”, assicura il legale di Spatola, Natale Di Stefano. Qualcosa di strano c’era in quel bambino fragile e in quella madre in fuga. La segnalazione, però, sarebbe partita soltanto dopo l’ultimo referto, quello di luglio. Avvertiti dall’ospedale di Noto, i carabinieri di Rosolini hanno acquisito i documenti medici e hanno informato la procura di Siracusa che ha iscritto nel registro degli indagati Spatola.

“Quella di Evan era una tragedia evitabile.

Non sappiamo se qualcuno si è mosso, ma non è servito per prevenire la fine del bimbo”, continua a ripetere Federica Tartara, la legale che assiste Lo Piccolo. Anche su questo aspetto, sulla macchina inceppata, la procura di Siracusa, guidata da Sabrina Gambino, ha accesso i riflettori, acquisendo gli atti firmati dai servizi sociali di Rosolini. “Gli uffici avevano preso in carico il caso”, ha detto subito dopo la morte il sindaco del comune siracusano Giuseppe Incatasciato. E in effetti è così. È successo in inverno: dopo che Letizia Spatola ha sferrato una coltellata a Stefano Lo Piccolo, la procura dei Minori di Catania ha chiesto una relazione ai servizi sociali che hanno risposto con un report che viene definito, da chi l’ha letto, “rassicurante” sulle condizioni del nucleo familiare.

Ma di rassicurante c’era ben poco, mettendo in fila gli elementi raccolti dagli investigatori del commissariato di Modica. La notte prima della morte avvenuta il 17 agosto, Evan avrebbe dormito, per qualche ora, insieme a Blanco. La mattina, ha raccontato la mamma, il bimbo tremava e sbavava. Il piccolo aveva la febbre dal giorno prima e un occhio nero da tre. Il 16 agosto, ha raccontato l’uomo, Evan era caduto dal letto, sbattendo lo zigomo mentre era solo a casa. Per gli inquirenti sarebbe soltanto una scusa, come quelle date per giustificare la frattura alla gamba destra del bambino: “Era iperattivo, sbatteva sui mobili”

(La Repubblica)

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