3 Maggio, 2024
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Champions: impresa del Lione, il Manchester City battuto 3-1. Ma il vero perdente è Guardiola

LISBONA – Sorpresa è fatta, l’ennesima: il Lione di Rudi Garcia, dopo avere eliminato la Juventus di Cristiano Ronaldo, ha fatto fuori anche il Manchester City di Guardiola.

Nella semifinale di mercoledì prossimo contro il Bayern, sarà lui a cercare di impedire che la Coppa dei Campioni venga alzata al cielo di Lisbona da un allenatore tedesco tra Flick (Bayern), Tuchel (Psg) e Nagelsmann (Lipsia). In una città che si sta riempiendo a poco a poco di turisti ma per il momento non di tifosi delle squadre rimaste in corsa per questa Champions con gli stadi chiusi, lo stupore rimbomba per strada ma con parsimonia, davanti alle decine di schermi dei locali all’aperto del Chiado, del Bairro Alto, di Praça do Comercio. Lo stupore per l’imprevedibile duello Germania-Francia (due club francesi e due tedeschi in lizza, un inedito). Con tutto quello che era già successo finora nella prima, emozionante Final Eight della storia e soprattutto con la stordente disfatta del Barcellona, non ci si era quasi accorti che stava per entrare in scena, allo stadio Alvalade, l’allenatore più celebrato del mondo. Tuttavia Pep Guardiola lo ha voluto fare alla sua maniera e ha sbagliato: ha schierato la squadra a specchio del 3-5-2 di Garcia, lasciando in panchina uno stuolo di calciatori di lusso, da Mahrez a Foden ai due Silva, salvo ricredersi e ottenere l’1-1 di De Bruyne al gol iniziale di Cornet. Poi ha sbagliato ancora, concedendosi al contropiede e alla doppietta nel finale di Dembélé, nuovo eroe per caso della Champions. Ha pesato anche l’errore impensabile di Sterling, sul potenziale 2-2, ma l’errore più grave è stato del celebrato Pep. Lo stupore per l’imprevedibile duello Germania-Francia (due club francesi e due tedeschi in lizza, un inedito).

La frecciata al Barça

Teorico della prevalenza della tattica e dell’intercambiabilità degli uomini, si è concesso una frecciata indiretta al suo vecchio Barça: ha schierato al centro della difesa a tre l’altro Garcia della partita, il diciannovenne Eric, che a Barcellona è nato e cresciuto, studiando da ragazzino Puyol e Piqué, e che in Catalogna vorrebbe tornare adesso, dopo il felice apprendistato in Inghilterra, complice la necessaria rifondazione della squadra azzerata dal Bayern. Secondo dietrologia, è un po’ come se il suo mentore Pep, dando al quasi neofita tanta responsabilità, gli avesse voluto suggerire di restare al City. Secondo arzigolo tattico, si è trattato della volontà di sfruttarne la velocità contro la coppia d’attacco Depay-Toko Ekambi. La retromarcia è arrivata dopo quasi un’ora, quando Fernandinho, snaturato come centrale difensivo di destra, è stato sostituito da Mahrez. Walker e Cancelo sono diventati terzini e il 4-3-3 ha ripristinato consuetudini tattiche più consolidate.

Rudi e lo schema di Cascais

Il Garcia francese non si è invece inventato nulla: ha riproposto formazione e ruoli della partita di ritorno con la Juventus, in cui l’ex attaccante esterno Cornet, felicemente convertito in esterno di centrocampo, è stato l’eversore massimo dell’impacciata difesa del City, con i suoi strappi in velocità, e il trentunenne brasiliano Marçal, stopper sul centro-sinistra, una molla umana, capace con la stessa disinvoltura di fermare gli avversari e di lanciare al millimetro i compagni. Lo schema del gol del vantaggio, a metà primo tempo, è stato preparato durante la riunione tattica del pomeriggio all’Hotel Cascais Miragem, nella sala con vista sui numerosi bagnanti di Ferragosto, che nuotavano nell’Atlantico mentre il Lione studiava appunto il City: lancio di Marçal, scatto di Toko Ekambe a eludere il fuorigioco sbagliato dal distratto Walker, disperato recupero in scivolata del Garcia catalano e sinistro perfido di Cornet nella porta lasciata vuota dall’uscita di Ederson. 

Lo spreco di talento

Assai più impegnato del portiere brasiliano, il dirimpettaio portoghese Lopes ha iniziato a esibirsi in una serie di uscite basse e di respinte di pugno. Ma il talento notevole del velocista tecnicissimo Sterling e del geniale De Bruyne ha continuato a sembrare sprecato, in mezzo all’eccesso di traffico: De Bruyne tirava soltanto sui calci piazzati, Sterling dispensava invano assist gioiello. Gabriel Jesus, centravanti sonnecchiante, ha dato segni di risveglio in coincidenza col suddetto cambio di modulo. Il pareggio non è stato dunque casuale: lo ha inventato Sterling, con una percussione e un assist all’indietro, lo ha firmato De Bruyne col sinistro tagliente. Però il City, se è riuscito a schiacciare via via il Lione e ha sprecato con Jesus l’ennesima creazione di Sterling, si è inevitabilmente aperto all’umile contropiede all’italiana di Rudi Garcia, che ha azzeccato il cambio, con l’ingresso di Dembélé per Depay. E’ stato il bis del Psg, che con l’Atalanta aveva trovato in panchina l’eroe per caso Choupo Mouting. 

La maledizione francese

Grazie a una palla persa dal francese Laporte, i francesi hanno potuto esultare per lo scatto del neoentrato e il pallone fatto passare sotto le gambe di Ederson. Il Var ha convalidato, dopo breve suspence. Poi la crudele legge del contrappasso ha colpito il migliore del City: il gol sbagliato a porta vuota da Sterling, su assist rasoterra da destra di Jesus, appartiene alla categoria degli orrori: lui è rimasto a terra con la testa tra le mani, Guardiola ha capito che ancora una volta non sarebbe riuscito a vincere la Champions lontano da Barcellona. A scanso di equivoci, è stato di nuovo Dembélé a chiudere la questione: altro contropiede e destro resistibile di Aouar, depositato dalla respinta goffa del pasticcione Ederson sul piede implacabile del castigatore. Il Lione, che già nella scorsa edizione della Champions si era rivelato insuperabile per il City (un pareggio e una sconfitta) completa col Lipsia la coppia delle semifinaliste a sorpresa. Pep torna a casa. E non può prendersela con gli altri.

(La Repubblica)

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