26 Aprile, 2024
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‘Minerva in lockdown’, la protesta degli studenti della Sapienza al Campidoglio, “Dateci gli spazi per studiare”

“I libri che portiamo qui oggi sono il vaccino contro la vostra retorica e le vostre scelte,  il sapere è l’alternativa che per una società diversa, che stimoli il confronto invece di polarizzarlo”.

Così, circa 50 studenti dell’università La Sapienza si sono riuniti questa mattina alle 11.45 in piazza del Campidoglio per un flash mob intitolato “Minerva in lockdown”. Riuniti in cerchio, i ragazzi si sono presentati con libri sottobraccio e hanno letto una poesia scritta da loro seguita da un brano in prosa.

Una mobilitazione artistica per far luce sulla mancanza di spazi dove poter studiare in sicurezza all’interno dell’Ateneo, chiuso da mesi se non per il servizio (su prenotazione) di prestito libri in biblioteca. “Abbiamo saputo che riapriranno 3 aule studio comunali all’aperto – spiega Emanuel Salmoní, del collettivo universitario Edera, tra gli organizzatori – in via Giovenale, alla casa del parco di pineta Sacchetti e alla biblioteca Marconi. Ma stiamo parlando di spazi che possono accogliere un numero molto esiguo di studenti. È incomprensibile che La Sapienza non attivi protocolli per rendere fruibili allo studio le aule rimaste inutilizzate da mesi”.

Per tutta la settimana il collettivo organizzerà momenti studio “autogestiti” in alcune piazze romane: ieri si sono riuniti per tutta la giornata in piazzale Aldo Moro, ma saranno anche a Piazza San Cosimato e davanti alla Biblioteca nazionale.

“Siamo stati tagliati completamente fuori dall’agenda del paese  – sottolinea Hagar Keshk, 20 anni, studentessa di lettere a filosofia – sostenere gli esami on-line con la necessità di due telecamere, una che ti inquadra e una che controlla è davvero pesante e frustrante. Sarebbe molto semplice indicare modalità per sostenere gli esami in presenza, così come è stato fatto per quelli di maturità. E mentre noi veniamo privati di un diritto, intorno vediamo il liberi tutti, con la movida, i bar aperti tutta la notte, gli assembramenti”.
A fine flash mob, il ritmo di alcuni djembe sovrasta brevemente i garriti dei gabbiani nel piazzale.Sotto al sole, i ragazzi si allontano promettendo che non si arrederanno facilmente. “La sessione di giugno- luglio è andata così, ma non vogliamo ricominciare un altro anno universitario alienati e a distanza – dice Ginevra Siliotto, 21 anni – è ora che l’università ci dia un segno. Finora, sembra che contiamo solo quando ci sono da pagare le tasse”

(La Repubbica)

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