27 Aprile, 2024
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A chi toglierebbe voti l’ipotetico “partito Conte”

La Supermedia AGI/YouTrend dice che un’eventuale creatura politica del premier vale tra il 12% e il 15%.

Nell’ultima settimana i sondaggi registrano minimi scostamenti rispetto a una settimana fa per i principali partiti. Maggioranza al 42,3%, opposizione 48,3% 

Sabato 13 inizieranno gli “stati generali dell’economia”, una serie di incontri convocati dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per raccogliere proposte e suggerimenti su come far ripartire l’Italia dopo l’emergenza coronavirus. Quella di Conte è stata un’iniziativa che ha colto di sorpresa le altre forze politiche (anche quelle che sostengono il suo governo) e che ha fatto già registrare una defezione importante: agli stati generali non parteciperà l’intero centrodestra, cioè della quasi totalità delle forze che rappresentano l’opposizione parlamentare.

Un’ulteriore conferma – laddove ce ne fosse bisogno – della fine di qualunque parvenza di spirito di “unità nazionale” che potesse essersi affacciata durante le settimane più drammatiche dell’emergenza sanitaria. Quasi tutti i partiti hanno ormai ripreso, e non da oggi, la consueta battaglia dialettica, anche se per il momento nessuno pare avvantaggiarsi di questa ripresa delle ostilità.

Valori stabili

La nostra nuova Supermedia dei sondaggi, infatti, fa registrare un quadro sorprendentemente stabile: nelle ultime due settimane lo scostamento più consistente è quello della Lega, che perde tre decimi di punto e scende al 26%. Le variazioni (o meglio: le oscillazioni) degli altri partiti sono più lievi, ma comunque pienamente in linea con le tendenze che abbiamo visto di recente, quantomeno per ciò che riguarda i partiti principali: oltre al calo della Lega, si registra una flessione anche per il Partito Democratico (-0,2%) mentre crescono – anche qui, di poco – il Movimento 5 Stelle (terzo con il 16,1%) e Fratelli d’Italia (quarti con il 14,6%).

Guardando i dati, si nota un certo rafforzamento della componente “liberal” del centrosinistra, con Italia Viva, Azione e Più Europa che guadagnano complessivamente mezzo punto percentuale in due settimane. Ma ciò a cui assistiamo è un rallentamento delle tendenze generali delle ultime settimane,con 3 dei 4 principali partiti che replicano esattamente il dato della settimana scorsa: si allontana così la prospettiva di una corsa a 4 sempre più ravvicinata che avevamo ipotizzato nel caso (comunque non improbabile) di un proseguimento dei trend visti finora.

Tutto congelato, quindi?

Davvero non c’è niente che possa smuovere lo statico quadro degli orientamenti di voto degli italiani in questa fase così incerta? In effetti qualcosa c’è, o meglio potrebbe esserci. Condizionale è d’obbligo visto che stiamo parlando di un evento ipotetico: il riferimento è al nuovo partito che, secondo alcuni, starebbe preparando lo stesso Presidente del Consiglio.

Sul cosiddetto “partito di Conte” si sono ormai accumulate talmente tante voci che è impossibile escludere che ci sia qualcosa di vero sotto, una dinamica che ricorda quella vista lo scorso anno per quello che poi sarebbe diventato il partito di Matteo Renzi (cioè Italia Viva). E proprio come accaduto l’anno scorso per Italia Viva, anche oggi iniziano a fioccare le stime dei sondaggisti, che tentano di rispondere alla domanda: quanti voti avrebbe questo – per ora ipotetico – partito di Conte? E chi sono gli elettori che lo voterebbero?

Le prime rilevazioni su questo tema sono quelle di Quorum/YouTrend per Sky TG24 che hanno stimato, per un’eventuale lista Conte, un consenso pari al 14,1%.

Nell’ultima settimana, due nuove rilevazioni effettuate da altrettanti istituti hanno sostanzialmente confermato quel dato, mostrando un consenso virtuale oltre la doppia cifra: Ixè parla di un 12,1% mentre EMG di un 15% netto.

Una volta appurato il livello di consenso che un nuovo soggetto politico può raggiungere, diventa determinate capire il “come” può farlo, cioè togliendo voti a chi. Ecco perché i tre istituti menzionati hanno fornito, accanto a quella sul potenziale elettorale, anche una stima della provenienza degli elettori orientati a votare per un partito guidato da Giuseppe Conte.

Su questo punto i sondaggi usciti finora sono concordi: un partito di Conte otterrebbe la maggior parte dei suoi consensi togliendo voti al Movimento 5 Stelle e al Partito Democratico (o ad altri soggetti minori di centrosinistra: Italia Viva, Azione, etc) ossia i partiti che attualmente compongono e sostengono l’esecutivo.

Una percentuale minore – ma non irrilevante – dei consensi verrebbe invece da elettori che attualmente si riconoscono nei partiti di centrodestra. La vera incognita riguarda invece il bacino degli indecisi e degli astenuti: su questo i dati dei tre sondaggi divergono in modo sensibile, probabilmente a causa del diverso modo di porre agli intervistati una domanda relativa ad uno scenario ipotetico.

Nell’ipotesi più “benevola”, ad ogni modo, poco più della metà dell’elettorato di una lista Conte ad oggi sarebbe composta da cittadini che ad oggi non si riconoscono in alcun partito esistente. E questa è un’indicazione tutt’altro che irrilevante.

Gli Stati generali

Infine, diamo uno sguardo al tema con cui abbiamo aperto, e cioè la convocazione degli stati generali dell’economia: quali sono le aspettative degli elettori? Il sondaggio EMG di questa settimana dipinge un elettorato piuttosto scettico, diviso tra chi li ritiene una perdita di tempo inutile (37%) e chi invece li promuove come utili a ripartire (35%).

Tale divisione riflette – comprensibilmente – le distanze tra gli elettorati, con la netta maggioranza degli elettori di Lega e FDI che criticano l’iniziativa e il 76% degli elettori PD che invece li vede con favore. Sorprende il 39% degli elettori del M5S che non sanno dare una risposta, proprio loro hanno visto rinviati a data da destinarsi degli altri “stati generali”, quelli che dovevano indicare il nuovo capo politico (e la nuova linea) del Movimento fondato da Beppe Grillo dopo le dimissioni di Luigi Di Maio.

(Agi)

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