28 Marzo, 2024
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Basta promesse, serve un piano: Fridays for Future contro ENI

Un’intera giornata di contestazione contro la multinazionale dell’energia, che mercoledì scorso ha nominato il suo amministratore delegato.

Azioni sia online che offline, fra Roma, Milano e webseminar su internet.

A porte chiuse. L’assemblea degli azionisti dell’Eni (che è controllata di fatto dallo Stato tramite la Cassa Depositi e Prestiti, con il 30,10% delle azioni) si è svolta nella mattinata di mercoledì 13 maggio senza alcuna possibilità di intervento esterno, mentre fuori dalla sede della multinazionale a Roma e presso alcuni dei suoi punti operativi milanesi protestavano attiviste e attivisti di Fridays For Future e Greenpeace.

«Basta bruciarci il futuro»: è uno degli slogan scelti per denunciare l’operato dell’azienda, che anche in questo periodo di emergenza pandemica non sembra dare segnali di cambiamento.

«L’assemblea di mercoledì è stata davvero l’emblema di quello c’è di negativo nel modo di agire di Eni», spiegano i portavoce di Fridays For Future – Roma. «L’azienda prende delle decisioni le cui conseguenze ricadono sulla vita di tutti e lo fa a porte chiuse, sfruttando l’emergenza sanitaria per impedire la partecipazione esterna. Dal nostro punto di vista, comunque, si è trattato semplicemente di un pretesto per portare avanti una campagna di denuncia e rivendicazioni nei confronti di Eni già in corso e che abbiamo provato ad approfondire e diversificare nella giornata di ieri con varie iniziative».

All’Eur, mentre nella sede di piazzale Enrico Mattei si riunivano gli azionisti della multinazionale, fuori dal palazzo si sono radunati una ventina di attivisti e attiviste per una “corsa” attorno alla struttura e per un’azione simbolica in kayak nel laghetto antistante.

«Ci siamo trovati di fronte a un dispiegamento di forze dell’ordine totalmente sproporzionato», raccontano sempre da Fridays For Future – Roma. «Nonostante ci fossimo attenuti alle norme di sicurezza sanitaria e di distanziamento sociale, alcuni di noi sono stati fermati e multati oppure portati direttamente in commissariato». Un atteggiamento che non sembra essere del tutto nuovo: qualche tempo fa, per via di un’altra protesta alla sede nazionale di Milano in cui membri di Fridays For Future hanno “citofonato” alla dirigenza Eni (ricalcando satiricamente il gesto di Matteo Salvini al Pilastro di Bologna), erano già state emesse alcune denunce da parte delle forze dell’ordine.

«In generale, pare che la multinazionale non esiti ad agire con decisione quando ci sono contestazioni che possono metterla in cattiva luce», dicono attivisti e attiviste di Milano. «Non stupisce, dal momento che la cura della propria immagine e il greenwashing costituiscono degli aspetti a cui Eni presta molta attenzione e che noi invece proviamo costantemente a smascherare». Ieri, infatti, oltre che alla sede centrale di San Donato («Eni Killer, ci avveleni», sullo striscione), le azioni si sono svolte anche presso l’Eni Store di corso Buenos Aires e davanti agli atenei cittadini, per denunciare la presenza di rappresentanti delle multinazionali nei piani scolastici di corsi e insegnamenti sulla sostenibilità ambientale e sulle rinnovabili.

La multinazionale dell’energia opera in 67 paesi del mondo, impiegando complessivamente oltre 30.000 lavoratori. Nonostante si sia data l’obiettivo di riconvertire massicciamente la propria attività orientandola a una maggiore sostenibilità e a un maggior impiego di rinnovabili, uno studio di Legambiente pubblicato a luglio dell’anno scorso mette in luce come l’esplorazione e la produzione di risorse fossili rappresenti un settore dell’azienda comunque in crescita: 59.362 milioni di euro di Capitale Netto Investito, di cui l’84,8% in attività di esplorazione e produzione, con un aumento dello 0,6% rispetto all’anno precedente (dati del 2018).

Come mettono in luce gli stessi comunicati di Fridays For Future e le inchieste dell’associazione “Re:Common”, si tratta dell’azienda più inquinante d’Italia e fra le trenta multinazionali responsabili della maggior parte delle emissioni globali che alterano il clima.

In più, numerose sono le controversie che la coinvolgono e i processi nei suoi confronti, a partire dagli incidenti in Val d’Agri e dal caso giudiziario Nigeria – OPL245. Infine un report prodotto da Greenpeace, Valori e Re:common, presentato il giorno stesso dell’AGM svela che il piano strategico al 2050 dell’azienda continua ad essere incentrato sui combustibili fossili, l’opposto di quello che il movimento globale per il clima sta chiedendo a gran voce.

Per “far fronte” a questi numeri, il movimento di Fridays For Future ha dato vita una serie di iniziative di diversa natura e da differenti angolazioni. Oltre alle proteste e alle azioni di Roma e Milano, infatti, durante la giornata di ieri si è svolto anche un social bombing nei confronti della azienda. Sulla scorta dell’hashtag #ciavvelENI, la pagina Facebook e il profilo Instagram della multinazionale sono stati riempiti di commenti critici, mentre le caselle di posta dei director della società sono stati tempestati da oltre 6000 messaggi di denuncia al cui invio hanno partecipato 650 persone.

Infine, nel pomeriggio, è stato lanciato un seminario on-line per approfondire i temi chiamati in causa dall’operato dell’azienda. «Non possiamo farci perdere questa occasione», affermano gli attivisti e le attiviste di Fridays For Future, commentando la giornata di ieri. «L’attuale emergenza pandemica rappresenta un momento cruciale per il clima e per l’ambiente, in cui a livello politico si sta decidendo come indirizzare numerosi investimenti. Dai trasporti alla scuola fino alle energie rinnovabili, occorre allora far sentire la nostra voce e pretendere un cambiamento radicale. Sono state avanzate tante promesse, ma noi siamo scettici. Quello che serve, come ribadiamo nella campagna “Ritorno al futuro”, è invece una vera e propria pianificazione, un progetto di ampio respiro che sappia coniugare la riconversione ecologica con le esigenze di giustizia sociale».

Al termine dell’assemblea degli azionisti di ieri, Eni ha deciso di confermare l’amministratore delegato Claudio Descalzi per il suo terzo mandato, nonostante la sua condizione di plurindagato per il processo Nigeria OPL 245, in corso nel tribunale di Milano.

(DinamoPress)

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