27 Aprile, 2024
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“Giovani” e “Vecchi” – di Claudio Cappabianca, L’Agone

Troppo spesso noi “vecchi” abbiamo giudizi poco positivi nei confronti dei giovani, dimenticando due cose fondamentali: i giovani sono il frutto di quanto siamo riusciti a trasmettere loro attraverso la famiglia, l’istruzione, la società; recitava una famosa canzone “se semini il grano, il grano cresce”; quanti giovani stanno dando un contributo notevole per l’assistenza e la solidarietà; dai giovani si ha la massima spinta innovativa e rivoluzionaria, vedi i movimenti attuali per l’ecosistema.

Oggi esultiamo tutti per la liberazione della giovanissima Silvia Romano liberata dopo circa 18 mesi di prigionia. Eppure, commenti da parte di esponenti politici e giornali, nelle fasi iniziali del rapimento, la insultavano con se l’era andata a cercare”, ”poteva rimanere in Italia”, ometto altri per non alimentare ulteriormente stupide polemiche, anche se subito la rete e i soliti hanno puntato l’accento sul pagamento del riscatto.

E’ come al solito molto semplice fare del qualunquismo nella non disanima di quanto accade quotidianamente: vogliamo sempre soluzioni semplici, dimenticando che quanto avviene è solo l’effetto e solo la valutazione a fondo delle cause generanti non sarà attuabile nessun cambiamento serio.

Ad esempio, non ci si chiede il perché l’Africa, continente da cui è partita l’evoluzione dell’uomo, sia territorio di guerre, carestie, forti diseguaglianze sociali. L’Africa è stata considerata, e lo è tuttora, terra di conquista e rapina. Sarebbe bene ricordare le parole di una famosa canzone di origini incerte Amazing Grace (Grazia incredibile), l’autore delle parole fu un negrerio pentito John Newton, è un canto di disperazione degli schiavi trasportati dalle navi che Newton, l’autore, comandava. Ufficialmente la schiavitù dai domini inglesi fu abolita nel 1807, ma è continuata e continua anche sotto altre forme ancora oggi. Basta guardarsi intorno per vedere masse di persone sfruttate nei campi per raccogliere gli ortaggi, persone che a fine lavoro vanno in accampamenti dove non esiste nulla di civile: igiene, sicurezza, per non parlare della paga. Il caporalato è vivo e vegeto, i controlli sono pochi e gli sfruttatori incrementano i loro guadagni tranquillamente. La pandemia attuale ha messo in crisi il rifornimento sulle nostre tavole anche degli ortaggi più comuni. E noi siamo ciechi nel non vedere cosa c’è dietro il sistema produttivo: cosa importa se per avere a basso prezzo i pomodori o la frutta si debbano avere masse di lavoratori, sarebbe meglio dire moderni schiavi; ma lo stesso dicasi per lavorazioni ad alto rischio o faticose. Ecco perché abbiamo bisogno di importare mano d’opera da potere gestire senza chiedersi dove andranno a dormire la sera.

Basta pensare al territorio africano solo per mandare lì i nostri rifiuti, o promuovere guerre al fine di sollevare le nostre economie vendendo armi, o controllare l’estrazione di risorse naturali.

Come avvenuto per altre calamità naturali e non, molte ragazze e ragazzi rinunciando a vacanze o alla spensierata giovinezza hanno investito le loro energie in azioni sociali: assistenza agli anziani portando loro la spesa giornaliera, piccoli servizi e non ultimo un sorriso. Numerosi sono coloro che recandosi in paesi difficili e pericolosi si prodigano nell’istruzione, nell’aiuto sanitario, e “empowerment delle donne” ossia la conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, sia nell’ambito delle relazioni personali sia in quello della vita politica e sociale; le donne africane, ancora oggi, non godono dei diritti fondamentali, abusi sessuali, violenze di tutti i generi, solo lavori pesanti e degradanti.

Sono numerose le Onlus o altre organizzazioni similari che operano in Africa, ma i loro sforzi non essendo parte di un disegno strategico dell’economia globale, badante solo al mero profitto, risulta sterile o poco produttivo. Grazie all’impegno di queste organizzazioni di volontari, si curano bambini da malattie, si dà loro una speranza per l’avvenire. Non sono accettabili definizioni denigratorie nei confronti di persone con forte spirito altruistico.

Ecco quindi l’imperativo per le giovani leve l’avere un maggiore peso nelle decisioni sulle linee guida dell’economia: maggiore equità nella distribuzione delle risorse della terra, rispetto della natura, sviluppo sostenibile. E’ un compito arduo e pieno di difficoltà, perché si tratta di rivoluzionare le basi su cui è fondato il sistema attuale: nessun rispetto per le risultanze scientifiche sugli effetti delle mutazioni climatiche, sull’incremento demografico in relazione con le risorse del pianeta; l’Over shot day, indicante il giorno nel quale l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta, quest’anno, il 22 aprile, è passato tra l’indifferenza generale, eppure solo 50 anni fa la giornata era nel dicembre.

L’importante recessione socio/economica che si va profilando nel mondo intero, ma in misura maggiore nei paesi con economie in bilico come il nostro paese, richiede interventi urgenti e indifferibili.

La scuola

uno studio sulla sicurezza antisismica ha messo in risalto la bassa qualità del patrimonio edilizio scolastico, con carenze significative di varia forma, tra cui l’adeguamento alle normative di idoneità statica, di collaudo statico, di agibilità e di prevenzione incendi. A settembre come si farà a rispettare la semplice distanza di 1,5 m tra gli studenti? E poi non abbiamo un programma coerente e adeguato, dalle elementari alle università, alle richieste sempre più pressanti di un mondo in continua evoluzione.

La ricerca

abbiamo una pletora di enti di ricerca scollegati tra di loro e con risorse sempre più esigue

Ambiente

si continua a non volere vedere i danni provocati dalla cementificazione, nel 2018 abbiamo perso 24 metri quadrati per ogni ettaro di area verde. A Roma il consumo cancella, in un solo anno, 57 ettari di aree verdi della città, a Milano il consumo di suolo spazza via 11 ettari di aree verdi.

Siamo stati deferiti alla Corte di giustizia UE per lo sforamento dei parametri sull’acqua potabile in alcune zone, infatti, sono stati superati i parametri fissati per l’arsenico e il fluoruro.

Agricoltura

nel giro di una generazione abbiamo ridotto del 30% circa la superficie dedicata alla produzione agricola; ciò significa maggiore importazione, degrado del territorio collinare e montano con notevoli dissesti ecologici.

Sanità-trasporti

i danni del trasferimento dei fondi dal pubblico al privato sono così evidenti che tralasciamo ogni commento.

Concludendo, è necessario un riallineamento tra le generazioni: noi vecchi dobbiamo trasferire le nostre esperienze con spirito critico ai figli non eludendo anche le nostre responsabilità o inadempienze, i giovani recepire quanto di positivo e integrare con le loro aspirazioni e la loro spinta rivoluzionaria per un futuro migliore e con una nuova visione della società.

L’Agone Nuovo continua ad adempiere agli scopi su citati con azioni divulgative nelle scuole del territorio e con il giornale sia in forma cartacea che via web. (www.lagonenuovo.it)

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