28 Aprile, 2024
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Il post Covid-19 a cura di Giovanni Furgiuele e Claudio Cappabianca (L’Agone Nuovo)

 

Il post Covid-19

Di: Claudio Cappabianca e Giovanni Furgiuele

 

Qualora si voglia utilizzare quanto l’attuale pandemia mondiale ci dovrebbe aiutare ad analizzare con la dovuta obiettività e distacco da egoismi personali ci dovremo porre, come minimo, i seguenti quesiti:

  • influenza della globalizzazione-economia-clima; 
  • rapporti tra le nazioni;
  • aumento indiscriminato della demografia, urbanizzazione, emigrazioni; 
  • democrazia e poteri centrali.

E’ ovvio che solo l’insieme delle questioni su poste debba dare soluzioni omogenee integrandosi tra di loro, e quindi partirei volutamente dall’ultimo punto.

 

Democrazia e poteri centrali– Costituzione: Art. 1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. I sofisti immediatamente trovano una o più contraddizioni perché in momenti del genere è difficile dire che siamo una repubblica fondata sul lavoro, inoltre si pone il dilemma democrazia rappresentativa o diretta? E’ chiaro in Italia che siamo in democrazia rappresentativa o indiretta, ma l’intero complesso delle strutture dello Stato ha subito una usura sia dovuta alle esigenze di un mondo in rapida evoluzione, sia per politiche/politici mediocri. L’effetto immediato è stato la non partecipazione d’intere masse alle elezioni o ai referendum più volte disattesi o vanificati con opportune leggine. La tecnologia impone decisioni rapide con chiare e sicure responsabilità, invece si assiste a un continuo rimpallo di accuse, smentite il tutto favorito da facilitazioni in virtù di autoreferenziazione dei propri privilegi. L’onestà (più sbandierata che provata) vale più della competenza. I partiti tradizionali sono in crisi non avendo una filosofia coinvolgente i propri elettori, iscritti sempre meno, e le loro ledership che parlano con voci diverse. L’ignoranza è titolo di merito, la propensione a comparire nei vari salotti televisivi alimenta l’autoreferenzialità.

 

Globalizzazione-economia-clima- I contrasti tra i principi delle democrazie e quelli della globalizzazione adeguandosi a un’economia feroce sono insanabili, a dimostrazione anche della negazione evidente di come il clima stia subendo un’accelerazione violenta. Non si vogliono prendere soluzioni anche se gli esempi di distruzioni di intere zone del pianeta vengono documentate ampiamente. In virtù dei guadagni di singoli individui o dell’economia si possono tranquillamente distruggere ogni anno grandi quantità della foresta amazzonica; c’è chi specula sulla fornitura di acqua tratta dallo scioglimento di iceberg; guerre per il predominio delle risorse naturali e sulla loro distribuzione. In quest’ultimo caso, l’intreccio è ancora più complesso a causa del predominio delle grandi potenze economiche: se sono proprietarie dei terreni dei giacimenti hanno poi il problema del trasporto, vedi oleodotti, se non proprietari tolleranze inaudite su dittature di comodo. Il potere delle multinazionali è superiore ai singoli governi.

 

Rapporti tra le nazioni- Il diritto internazionale va riscritto o sostanzialmente modificato, non è possibile avere legislature su temi comuni o strettamente legati in totale disaccordo: fiscalità, giustizia sono solo dei semplici esempi. La fiscalità permette legalmente di trasferire, anche nella stessa Europa, capitali o profitti nei cosiddetti paradisi fiscali sottraendo la ricchezza laddove avviene la produzione. 

 

Aumento indiscriminato della demografia, urbanizzazione, emigrazioni– La popolazione mondiale è cresciuta da 1 miliardo nel 1804 a 7 miliardi nel 2011; le stime prevedono una popolazione di 8 miliardi entro la metà del 2025, e 10 miliardi entro il 2083. La terra può alimentare tanta popolazione? L’appello disperato di scienziati nei lontani anni sessanta dimostravano come ad un incontrollato incremento demografico non corrispondeva sicuramente una gestione oculata e programmata delle risorse del pianeta: lo scorso anno, il primo agosto ha segnato il cosiddetto Earth Overshoot Day, ovvero le risorse naturali che l’umanità ha a disposizione per il restante 2018 sono state esaurite e si consumerà in debito per cinque mesi. Tutte le risorse, acqua, minerali, suolo e quant’altro di cui l’umanità necessita tendono a essere consumate prima che la Terra possa reintegrarle. La data dell’Overshoot ogni anno anticipa. 

Circa il 55% della popolazione mondiale risiede nelle metropoli ed il trend non accenna a diminuire, nel 1930 solo il 30% della popolazione viveva in aree urbane. Lo spopolamento delle aree agricole che finora assicuravano non solo la produzione dei prodotti alimentari, ma anche la difesa del territorio: smottamenti, frane e altri disastri alle prime piogge ne sono la testimonianza. Occorre ripensare a soluzioni in grado di soddisfare la nuova domanda di alloggi, trasporti, sistemi energetici e servizi di base come istruzione e assistenza sanitaria.

 

Le conoscenze e le possibilità per intraprendere nuove linee di sviluppo non mancano, dobbiamo noi tutti impegnarci a ricostruire un mondo più egualitario, ripensare a uno sviluppo sostenibile riducendo drasticamente consumi inutili, contrastare egoismi e guerre. Il virus Covid-19 ha dimostrato la fragilità di un sistema basato sulla privatizzazione della sanità: non è pensabile che un mondo civile si sia fatto trovare impreparato alla produzione di mezzi di difesa e comunque ancorato a interessi di parte. Le conoscenze devono essere messe a disposizione di tutti senza limiti di sorta. Enormi risorse vengono sprecate nella ricerca di armi per la guerra, poche sono le risorse per la medicina che ricorre a forme di sovvenzionamento da campagne di sostenitori volontari. Le malattie o patologie rare non vengono finanziate a dovere perché non economicamente valide!

Gli esempi ultra positivi che in questi giorni hanno dato medici, infermieri, ausiliari, forze dell’ordine, trasportatori, volontari (mi scuso se ho omesso qualcuno) vanno canalizzate in una modalità strutturata per potere essere adeguate a esigenze di routine ma anche straordinarie. 

Basta con la politica di tutti contro tutti, il triste spettacolo che personaggi, anche di grande responsabilità, stando dando deve finire. Lo Stato in prima persona deve riappropiarsi della gestione comune: la privatizzazione dei servizi, energia, sanità, ricerca, scuola, trasporti, rifiuti è fallita, come pure la regionalizzazione in grado di dare risposte non univoche su temi di carattere generali.

 

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