2 Maggio, 2024
spot_imgspot_img

STORIE NERE – 3 – L’HA FATTO ANCHE A ME

Mi colpì subito quel disegno che raffigurava una testa d’uomo, con una grande bocca chiusa da imponenti grate. In quella nera raffigurazione, l’unico colore utilizzato era proprio il nero e l’unica immagine al centro del foglio bianco era proprio quella grande testa maschile. Ma a chi si riferiva? E a cosa? Quel bambino di soli sei anni, cominciò a correre sul quel foglio con le sue matite colorate, che erano poggiate sulla mia scrivania, al secondo piano del Commissariato di Polizia di Isola. Sembravano tante autostrade che s’incrociavano e si scontravano. Simulava anche il rombo di motori. Non stava un attimo fermo sulla sedia su cui sedeva. Di colpo mise da parte quella pagina multicolore, prese un nuovo foglio bianco e all’improvviso i suoi occhi di sole cambiarono. La sua espressione divenne cupa e quella straordinaria luce, che solo i bambini possiedono, fuggì confusa. Scelse una matita nera e, da lì a poco, quella pagina fu riempita da qualcosa di sferico che assomigliava sempre di più ad un volto. Gli occhi li disegnò alla fine, piccoli e distanti. Come primo elemento che riempì, centralmente rispetto alla maggior parte del foglio, fu un grande cerchio con una grande bocca, su cui appose una massiccia inferriata. Ma chi e a chi veniva sbarrata quella cavità fagocitante? Per evitare che parlasse o che urlasse? La verità era tutta ancora sullo sfondo ancora da ricostruire, in quella coltre di nebbia che avvolgeva tutti noi. Quella calda mattina d’estate venne convocato insieme al padre, un italiano convertivo all’Islam, con il suo bambino, a prima vista spensierato ed effervescente come la sua aranciata che teneva stretta in mano. Era stata presentata una denuncia da parte dell’ex moglie di quell’uomo per delle situazioni sospette, tutte da chiarire. Il piccolo correva come un furetto da una parte all’altra del lungo corridoio del Commissariato, mentre il fratello più grande lo redarguiva puntualmente, invitandolo a star seduto e a non far baccano. Il bambino più piccolo, Omar, dopo avergli chiesto di spiegarmi il significato del secondo disegno, iniziò a piangere con forte rabbia e, a colpi di matita nera, iniziò a coprire quel volto appena disegnato, insistendo in modo particolare sulla bocca.

  • Lui è cattivo con me ed io ho paura. Io scappo ma lui mi prende sempre. Proferì Omar.
  • Lui chi?
  • Lui lui. Continuò Omar.
  • Papà lo sa.
  • Dottoressa, non so a chi si riferisca!
  • E’ l’amico tuo e di nonna, Ahmed? Aggiunse prontamente con gli occhi bassi Omar.
  • E’ il badante di mia madre. Lei ha 75 anni e per le sue numerose patologie ha bisogno di assumere i farmaci ad orari precisi, per cui ho dovuto necessariamente farmi aiutare da qualcuno. Personalmente non riesco a prendermi cura di lei visto che lavoro tutto il giorno e questo mio fratello di fede si è offerto a seguire mia madre in ogni sua esigenza. E per fare compagnia a mia madre, spesso lascio i miei bambini il pomeriggio con lei.
  • Papà tu lo sai che io non ci voglio più andare ma insisti e non mi fai mai finire di parlare. Sempre con quel telefono all’orecchio a sentire cosa dicono gli altri!
  • Ma come non ci vuoi andare? Replicò il padre. Fino a poco tempo volevi sempre rimanere a dormire nel lettone con nonna.
  • Si papà, fin quando in quel lettone non si è messo a dormire il tuo amico Ahmed con la mia nonna.
  • Ma cosa dici non dire sciocchezze! Racconti sempre un sacco di frottole Omar.
  • Papà è vero ciò che dice Omar. Ahmed dorme con nonna, intervenne Hakim, il figlio più grande.
  • Anche tu Hakim, adesso ti sei messo a raccontare fesserie. Tuo fratello si sa che racconta una montagna di bugie ma adesso anche tu!
  • Ahmed è bugiardo ed è cattivo. Tu pensi che sia un fratello ma è un bastardissimo – aggiunse Omar.
  • Adesso basta o ti dò una sonora sberla. Stai proprio esagerando!
  • Io direi che sia il caso di non zittire o minacciare i bambini. Ascoltiamoli, piuttosto.
  • Perché è bastardissimo Ahemd? – chiesi ad Omar.
  • Perché lui bara ed imbroglia. Mi aveva detto di fidarmi di lui, che mi avrebbe regalato un macchinina rossa da collezione che aveva portato dall’Algeria, invece mi ha preso solo in giro.
  • In che senso ti ha imbrogliato? – incalzai con le mie domande.
  • Mi aveva detto di seguirlo nella sua stanza, accanto a quella di nonna, e io l’ho seguito. Una volta dentro mi ha fatto sedere sul suo letto e ha cominciato ad accarezzarmi. Mi diceva di fidarmi di lui, che non mi avrebbe fatto nulla di male e che dopo avrei avuto in regalo la sua macchinina rossa che faceva cose straordinarie. Ed invece …

Il capo di Omar fissava con rabbia il pavimento sotto i suoi piedi e smise di parlare.

  • Invece cosa? – gli chiesi io.
  • Si è tirato fuori il suo … coso grande e poi mi ha costretto a toccarlo. Puzzava, era orribile e poi sono scappato.
  • Lo hai raccontato a qualcuno quello che ti aveva fatto? – gli chiesi io.
  • E perché?
  • Perché no.

Lasciai che quel pesante silenzio, che aveva invaso la stanza, agisse nelle anime intorpidite dall’essere adulti troppo distratti.

  • Ascolta Omar, ma Ahmed ti ha provato a fare ancora quelle cose?

Omar rispose con una franchezza disorientante-

  • Non ci ha provato, le ha fatte!

Il gelo ci raggelò il cuore.

Omar continuò a parlare, stavolta con calma e senza agitazione psicomotoria, finalmente era saltato il tappo che celava quei suoi pesanti segreti.

  • Ahmed faceva in modo di rimanere con me da solo, quando nonna veniva accompagnata da papà a fare le solite visite dal medico. Tutto è iniziato in quel modo. La volta in cui mi fece tutto … mi urlò in faccia di non permettermi di rivelare ciò che lui mi avrebbe fatto da lì a poco, altrimenti avrebbe ucciso mia madre. Lui era gigantesco e mi costrinse a toccarlo nelle sue parti intime e poi lo fece a me in tutti i modi, per molte volte.

Un silenzio senza voce paralizzò tutti noi.

Il padre di Omar, all’improvviso frammentò quel pesante silenzio con una frase che sembrava un’ascia nel buio.

  • Adesso vado e lo ammazzo con le mie mani.

Irruppe in un pianto disperato anche il fratello maggiore, Akim. E con voce tremante disse:

  • L’ha fatto anche a me.

 

Anguillara Sabazia, 22 Dicembre 2018

 

Luciana Crucitti

Ultimi articoli