17 Giugno, 2024
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Tolfa. Proseguono le indagini sulla morte del bimbo di tre anni

Aveva solo tre anni e mezzo quando è stato trovato senza vita nel letto dalla mamma, nella loro abitazione a Tolfa. Era il dicembre del 2013. Da allora la famiglia chiede risposte, nel suo composto dolore.

Le stesse risposte che sembra voler avere, senza escludere nulla, neanche il più piccolo dettaglio, anche il gip del tribunale di Civitavecchia. Per la morte del piccolo, infatti, era stato dapprima valutato il comportamento dei sanitari che avevano seguito nel tempo il bambino e, successivamente, iscritta nel registro degli indagati la pediatra di famiglia con l’accusa di omicidio colposo.

Al termine delle indagini preliminari il pubblico ministero, a seguito della relazione tecnica medico-legale depositata dal dottor Luigi Cipolloni, aveva chiesto l’archiviazione per il medico. Dalla consulenza, infatti, a parere del medico incaricato, non sarebbero emersi comportamenti negligenti o superficiali né da parte dei sanitari di un ospedale pediatrico specializzato che aveva in cura il bimbo – che soffriva di grave obesità ed ipoventilazione da apnee notturne – né da parte della pediatra e del medico di base che il giorno prima della morte avevano visto il piccolo, improvvisamente colpito da febbre alta e tosse. Nessuna responsabilità quindi, secondo gli inquirenti.

Ma il legale della famiglia, l’Avvocato Davide Capitani, ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura, mettendo in risalto le gravi lacune della relazione tecnica redatta dall’incaricato della Procura e chiedendo al Giudice per le indagini preliminari di rigettare la richiesta stessa, disponendo invece un approfondimento istruttorio mediante perizia collegiale che metta in luce le gravi carenze a vario titolo poste in essere – a parere del legale della famiglia – sia dai sanitari dell’ospedale pediatrico che dalla pediatra di famiglia. Poiché la causa del decesso non sarebbe quella individuata dal consulente incaricato in una grave forma di polmonite, bensì da ricercare nella grave patologia da cui era affetto il bimbo. Tanto che il gip Paola Petti ha completamente accolto le istanze della famiglia di Giuseppe, respingendo la richiesta di archiviazione e rinviando tutti gli atti alla Procura con l’ordine di disporre ulteriori indagini ed una nuova consulenza collegiale. Anche le relazioni depositate nella fase delle indagini iniziali dai consulenti delle parti sono piuttosto contrastanti tra loro, sia su cause del decesso che su responsabilità. I nuovi consulenti dovranno pertanto rispondere a dei precisi quesiti posti già dal gip nell’ordinanza di rigetto della richiesta di archiviazione.

Il bambino si sarebbe potuto salvare? Quali sono state le reali cause della morte? Se fosse dovuta alle apnee, è stato fatto di tutto per scongiurare un simile esito, anche nel corso del precedente ricovero del piccolo ad ottobre presso l’ospedale pediatrico? Gli esami svolti, compresa la polisonnografia notturna, sono stati sufficienti? Ci sono responsabilità dei medici dell’ospedale, della pediatra o del medico di base? Tutte domande a cui il giudice vuole che i consulenti diano una risposta precisa. Ovviamente soddisfatto l’avvocato Capitani. «Quando a morire è una creatura di pochi anni – ha ribadito – la teoria del ‘fato’ lascia spesso a desiderare e quasi sempre vi sono responsabilità precise dei sanitari, che vanno ovviamente sviscerate nelle loro diverse fasi; in ogni caso gli accertamenti tecnici devono proseguire sino al momento in cui si giunge ad individuare la causa certa ed incontrovertibile del decesso».

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