20 Aprile, 2024
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Ladispoli, Paliotta: “la gestione dell’acqua deve rimanere pubblica”

“La gestione dell’acqua di Ladispoli è e deve rimanere pubblica. All’arrivo dell’Acea il nostro Comune risponde ancora una volta con un secco no”.

Questo il primo commento del sindaco Crescenzo Paliotta alla lettera di diffida arrivata questa mattina dalla Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche Abitative della Regione Lazio nella quale si intima di trasferire entro 30 giorni la gestione dei servizi idrici integrati dalla Flavia Acque ad Acea Ato 2 pena il commissariamento.

“La stessa comunicazione – ha proseguito Paliotta – è stata inviata ai sindaci di altri 29 comuni del Lazio. Sono fermamente convinto che l’unione faccia la forza. Per questo motivo ho invitato una lettera a tutti i primi cittadini nella quale chiedo di mettere in campo delle azioni comuni per contrastare questo passaggio forzato. Primo fra tutti la richiesta di un incontro urgente con il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e con tutti i capigruppo regionali per una sensibilizzazione politica del problema. Insieme, inoltre, stabiliremo anche altre azioni comuni.

La nostra gestione pubblica dell’acqua dalla captazione alle fonti, fino alla distribuzione e successivamente alla depurazione finale delle acqua reflue è sempre stata un modello di efficienza a tariffe tra le più basse d’Italia. Nel dicembre scorso, dopo la richiesta arrivata dalla Segreteria Tecnico Operativa dell’Ato 2 Lazio Centrale – Roma del trasferimento della gestione dei servizi idrici integrati, anche il Consiglio Comunale si era espresso in questa direzione.

Come si può chiedere ad un Comune di passare da una gestione totalmente pubblica come è la Flavia Acque ad Acea Ato 2 che è per il 51% pubblica e per il 49% privata? Se da una parte le richieste della Segreteria Tecnico Operativa dell’Ato 2 Lazio Centrale – Roma sono supportate dallo “Sblocca Italia”, dall’altra noi rispondiamo che c’è stato un referendum sull’acqua pubblica e che si sono notevoli discordanze normative tra leggi regionali e statali. Inoltre le Ato, di fatto, non esistono più e ad oggi non sono stati determinati i nuovi bacini”.

 

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