1 Maggio, 2024
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Società Civile per Ladispoli: “L’amministrazione promuove il registro delle unioni civili, tralasciando le necessità della città”

“L’Amministrazione Paliotta ed i numerosi Consiglieri che la sostengono, anzichè preoccuparsi dei veri problemi della città (rifare le strade, costruire capienti asili nido comunali nei vari quartieri della città, tenere pulita e decorosa Ladispoli, affrontare seriamente il problema della sicurezza, realizzare efficienti strutture sportive e culturali, ridurre la pesante pressione fiscale e così via) si fa promotrice, arrivando molto tardi rispetto ad altri Comuni, di una iniziativa, quella del registro delle unioni civili, priva di sostanza, sia per la sua inutilità giuridica e sia, soprattutto, perché già altrove si è rivelata essere un fallimento (quei Municipi di Roma che otto anni fa avevano autonomamente attivato il registro, la cui densità demografica è grandemente superiore a quella ladispolana, hanno avuto complessivamente iscritte solo 50 coppie).

La famiglia è e resta un elemento essenziale della società, un patrimonio che esiste da sempre ed è riscontrabile in tutti i luoghi della terra. Nasce dal libero consenso, espresso da un atto pubblico, di un uomo e di una donna di vivere insieme, condividendo il cammino della vita aperto alla prospettiva di generare figli e di educarli.

La scelta di sposarsi e di creare una famiglia dà tuttora alla società un contributo essenziale per la sua stabilità e la sua crescita. La controprova consiste nel fatto che, alla crisi della famiglia, corrisponde la crisi del tessuto sociale.

Il ruolo delle Amministrazioni Locali, come recita la Costituzione Repubblicana, è di riconoscere con chiarezza l’istituto del matrimonio e di sostenere la famiglia (asili nido, sgravi fiscali per famiglie numerose, contributi economici per gli affitti, case popolari e così via).

La nostra Costituzione usa il verbo “riconoscere” in riferimento ai diritti della famiglia come società “naturale” fondata sul matrimonio. Lo fa per dire che la famiglia fondata sul matrimonio non è una creazione giuridica, frutto di un patto sociale, ma è nell’ordine naturale: qualsiasi ordinamento -se è giusto- deve riconoscere la famiglia e il matrimonio come suo fondamento. La deve, dunque, tutelare, promuovere, difendere: non la può creare o distruggere, perché la famiglia e il matrimonio non sono conseguenza di una legge umana, ma la precedono.

Il registro delle Unioni Civili non raggiunge il fine che si propone. Si dice che con esso si vuole “tutelare e sostenere le unioni civili, al fine di superare situazioni discriminatorie e favorirne l’integrazione nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio”. Ma nel concreto non dà (né potrebbe farlo, non essendo ciò nella disponibilità delle amministrazioni locali) una risposta che abbia rilevanza giuridica. Non possono nascere diritti né doveri specifici per chi aderisce al registro. Perché ciò accada è necessaria una legge nazionale. D’altronde, in materia esistono già numerosi pronunciamenti volti a tutelare diritti e a promuovere doveri di persone conviventi in modo stabile. Si pensi al diritto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, alla nomina dell’amministratore di sostegno, al diritto di subentro nei contratti di locazione, all’assistenza dei detenuti, all’accesso ai servizi offerti dai consultori e così via.

Per la tutela poi dei diritti specifici delle coppie omosessuali (le quali meritano assoluto rispetto da tutti) è sufficiente l’aiuto di un bravo notaio per garantire sia i diritti patrimoniali e sia quelli di assistenza al partner in caso di malattia. Non c’è alcun bisogno di istituire registri pubblici speciali per censire chi ha una relazione more uxorio di qualsiasi tipo.

A questo punto sorgono spontanee delle domande da porre all’amministrazione Paliotta e a chi l’appoggia: Come mai un numero crescente di persone preferisce convivere perché ritiene irrilevante ufficializzare pubblicamente la propria relazione affettiva? Perché si devono iscrivere in un registro pubblico un uomo e una donna che hanno fatto la scelta di non richiedere un riconoscimento pubblico della loro relazione? Perché non aspettare l’esito della discussione della proposta di legge sulle Unioni Civili che il prossimo mese approderà in Parlamento?”

Lo comunica il movimento “Società Civile per Ladispoli”

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