30 Aprile, 2024
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Trump, la stella di Fauci e quella di internet

Il presidente Usa è a caccia di popolarità, in ribasso rispetto a quella dell’immunologo della Casa Bianca e dello sfidante dem Joe Biden

La politica fa rima con popolarità, la luminosità delle sue stelle. Quelle che nascono, quelle che muoiono. Brilla quella di Anthony Fauci, l’immunologo più famoso e rispettato d’AmericaDonald Trump proprio non riesce a digerire la sua ascesa e quindi gioca con le parole, lo esalta e poi lo mette in bilico, fa spazio al dubbio. “è interessante, lavora per me, ma è più popolare di me” mentre “io non piaccio a nessuno“, dichiara Trump, facendo la vittima.

Una tecnica da manuale (di psicologia) per reclamare indulgenza e segnalare, ancora una volta, che i sondaggi sul suo conto probabilmente sbagliano. L’ultima rilevazione di Quinnipiac indica che il 67% degli americani non crede alle informazioni divulgate dal presidente sul coronavirus contro il 65% che si fida del capo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, mentre negli Usa i decessi sono quasi 150.000 e il tasso di mortalità giornaliera è tornato sui massimi da oltre 2 mesi, con 1.600 vittime in 24 ore.

Stelle e stadi, lo sport è pop.

Dunque secondo il New York Times, Trump si sarebbe inventato di essere stato invitato dagli Yankees a lanciare il primo tiro della partita di baseball del prossimo 15 agosto, s

olo perchè giovedi’ scorso i Washington Nationals avevano riservato questo onore a Fauci. Ma dalla sindrome di Calimero al disturbo narcisistico di personalità (per dirla con la nipote Mary Trump nel suo libro al vetriolo sull’inquilino della Casa Bianca) il passo è breve. “Batteremo il virus”, “presto avremo il vaccino”, l’America è pronta a produrne “500 milioni di dosi” mentre la trasformazione di Kodak in una casa farmaceutica “rappresenta il primo passo verso la creazione del più grande arsenale medico della storia”, proclama il ‘commander in chief’, tornando a rivendicare l’efficacia dell’idrossiclorochina e presentando se stesso come riprova: “Io l’ho presa e sono ancora qua” L’obiettivo si sposta, altre stelle sono nel mirino, quelle che alimentano il ‘virus della retè. La crociata contro l’idrossiclorochina, messa al bando dall’Fda (Food and Drug Administration) come terapia per il coronavirus, secondo il tycoon è “solo una questione politica”.

Per questo motivo Twitter avrebbe bloccato l’account del figlio primogenito del presidente, Donald Jr., per disinformazione sul Covid.

Aveva postato un video, poi rimosso anche da Facebook e YouTube, in cui si difende l’idrossiclorochina e si suggerisce che screditarla sia solo uno stratagemma per penalizzare Trump. ‘Big Donald contro Big Tech’ non è una novità: Il twittatore-in-capo ha già minacciato di chiudere i social, rei di censurare le voci conservatrici, e ha firmato l’ordine che toglie loro lo scudo legale, assimilandoli ai media perchè si pongono come arbitri della verità. I democratici offrono una sponda a Trump.

I Ceo di Apple, Amazon, Google e Facebook, compariranno oggi in audizione al Congresso,

nell’ambito dell’indagine antitrust della commissione giustizia della Camera, controllata dal partito dell’Asinello.Dal firmamento hi-tech piovono anticipazioni. “Le società non sono dannose solo perchè sono grandi”, argomenterà il patron di Facebook, Mark Zuckerberg”. Facebook “è “un’azienda orgogliosamente americana”, “siamo in concorrenza con le altre società che partecipano a questa audizione e con molte altre” comprese alcune che hanno accesso “a mercati in cui noi non siamo presenti”, dichiarerà Zuckerberg per prendere le distanze dalla Cina, pur avendo provato in tutti i modi a bypassare il bando di Pechino ed avendo tentato, secondo BuzzFeed News, di acquistare TikTok nel 2016. Per Jeff Bezos di Amazon è la prima volta in assoluto in Congresso: “Ben venga l’inchiesta sulla nostra storia di successo”, all’insegna dell’American Dream, ha fatto sapere. Tim Cook di Apple segnalerà che la società della Mela gioca secondo le regole e non occupa posizioni di mercato dominanti. Sundar Pichai di Google, accusata di non avere rivali tra i motori di ricerca, ribatterà che opera “in un mercato altamente competitivo e dinamico, con costi in caduta libera e prodotti in continuo sviluppo”. L’appuntamento è per le 12 di Washington (le 19 in Italia).

I democratici intanto provano a spegnere la stella del governo di Trump, il Guardasigilli William Barr.

Altro capitolo aperto, le proteste e la dottrina “law and order” di Trump. Ieri Barr è finito sulla graticola, davanti alla commissione Giustizia della Camera, ascoltato sulla scelta di dispiegare le forze federali nelle città americane per fermare le manifestazioni di protesta. Barr ha negato che l’uso della forza sia al servizio della campagna per la rielezione del presidente al grido di “legge e ordine”. Trump “Sta tentando di spaventare la gente”, ha attaccato lo sfidante democratico Joe Biden, mentre la Speaker della Camera, Nancy Pelosi ha dato a Barr del “tirapiedi” del tycoon. Audizione a temperatura stellare.

E le stelle democratiche? Se l’ex vice presidente Biden ha annunciato che alzerà entro la prossima settimana il velo sulla numero due nel ticket dem, un fotografo ha intercettato un foglio di appunti di Biden dove compare in testa il nome di Kamala Harris, descritta come una “senza rancore”, “che ha fatto campagna” con lui e la moglie Jill, “talentuosa”, “di grande aiuto” e per la quale nutre “molto rispetto”. Proprio Harris è considerata in pole position come candidata vice, seguita da Elizabeth Warren e dall’ex advisor per la sicurezza di Barack Obama, Susan Rice. Grande battaglia cosmica, mancano meno di 100 giorni al voto, il 3 novembre questo racconto avrà il suo finale, destinazione Casa Bianca. L’agenda di Washington è quella del potere, sul taccuino il fatto da seguire oggi è l’audizione di Marck Zuckerberg, Jeff Bezos, Tim Cook e Sundar Pichai, come scrive il New York Times la partita è quella “del dominio del mondo”. Tutto in un giorno, quattro star e un presidente. Quale sarà la stella cadente?

(Agi)

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