30 Aprile, 2024
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Per i bambini in guerra, la vita non è bella

Dalle zone di guerra un’immagine diversa da quella del film

 Le immagini della guerra in Ucraina stanno rimbalzando nelle tv di tutto il mondo: distruzione, disperazione generalizzata, testimonianze che lacerano l’anima, immagini particolareggiate di bombardamenti, civili in fuga, corpi esanimi, rifugi improvvisati e una sopravvivenza sempre più precaria, una cronaca minuziosa che colora il conflitto di milioni di sfumature del dramma. Sembrerebbe che la guerra viene portata nelle nostre case da un servizio mediatico eccellente e coraggioso che non ci fa mancare tutti quei particolari capaci di farci vivere la tragedia che porta con sé raggiungendo il confortante tepore delle nostre case.

Eppure, qualcosa manca nonostante l’egregio lavoro dei corrispondenti. Sgomento dalle edizioni straordinarie di cronaca, ci ho messo un po’ a comprendere quale fosse l’elemento mancante: il sorriso sul volto dei bambini, di norma inscalfibile in qualunque contesto, resistente ai limiti della sconvenienza “nonostante tutti i nonostante”. Non è vero che la vita è bella, come ci ha raccontato Roberto Benigni commuovendoci col suo film da Oscar: fuori dai set cinematografici i bambini non si possono ingannare spacciandogli la guerra per un gioco. Sono proprio quei piccoli volti seri, quegli occhi vuoti persi nel niente che mi raccontano l’aspetto più drammatico di questa azione insensata.

La vera devastazione sta avvenendo sulla psiche di migliaia di bambini, sulla loro personalità che non potrà essere ricostruita insieme alle case distrutte. I traumi dell’infanzia sono un importante fattore di rischio per la compromissione della personalità dell’individuo in età adulta oltre che per l’insorgenza di disturbi psichici. Gravi eventi traumatizzanti che mettono a rischio la propria sopravvivenza hanno un potere scatenante sulla perdita dell’unità di funzioni come coscienza, memoria e identità favorendo esperienze dissociative in quadri di schizofrenia. Rabbrividisco a ipotizzare il futuro di quelle creature disorientate e attonite, le conseguenze come perdita della consapevolezza, i gravi problemi relazionali, le loro visioni distorte della realtà e il disgregamento delle emozioni. Per tale consapevolezza, tutte le immagini che arrivano da Kiev, da Odessa, da Dnipro e da Kharkiv si sfocano a favore di una devastazione più drammatica che non permetterà la costruzione di personalità equilibrate in quei bambini il cui comportamento sarà minato da mancanza di autostima, dalla degenerazione del carattere, rendendoli adulti insicuri e incompleti. Quelle anime innocenti trascinate per mano da genitori sconvolti e disperati, molto probabilmente saranno a loro volta genitori anaffettivi altalenanti tra depressione psicotica e disturbo bipolare, accessi che secondo letteratura convalidata possono essere messi in correlazione con i traumi infantili. Un potenziale di distruzione ben superiore a quello di un’esplosione nucleare che colpisce vittime inconsapevoli a cui non è concesso il privilegio della scelta. “Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se lo ricordano”, ha scritto De Saint Excupery nella prefazione del “Piccolo Principe”. Se non fosse una verità amaramente profonda, sarei stato qui a scrivere di fate madrine e folletti dispettosi che a quegli stessi bambini riempirebbero le giornate di sogni anziché privarglieli per sempre.

Gianluca Di Pietrantonio, criminologo forense

 

 

 

 

 

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