Tutti lo speravano, ma, per rispetto alla caratteristica scaramanzia napoletana, nessuno voleva ammetterlo. Oggi sono perciò tutti in strada per acclamare una squadra che, senza campioni assoluti, dopo un campionato molto sofferto, spesso in coda ad una Inter macinatrice di goal, è diventata campione d’Italia nello sport nazionale: il calcio.
È stato senz’altro uno scudetto vinto in maniera completamente diversa dai precedenti. I primi due furono un dono di Diego Armando Maradona, un campione senza eguali, secondo forse solo a Pelé. Quello di due anni fa fu ottenuto dominando il campionato fin dall’inizio, non lasciando la vetta fin dalla settima giornata. Questa volta l’andamento è stato invece incerto, altalenante e avvincente fino all’ultima giornata, fino al goal di Mc Tominay e la definitiva pietra tombale segnata da Lukaku.
L’Inter è comunque stata fra le prime società calcistiche ad avere celebrato il Napoli, con un bel messaggio sui suoi canali social, e la risposta dei neocampioni non si è fatta attendere: il club azzurro ha fatto gli auguri all’Inter per il prossimo impegno nella finalissima della Champions League. Bei gesti di due squadre che hanno sofferto fino alla fine, sempre rispettandosi. I riconoscimenti non sono solo quelli ufficiali, ma anche quelli dei tifosi azzurri che, per questo titolo, hanno ringraziato pubblicamente la Roma e soprattutto la Lazio.
Non a caso il popolo napoletano ha inneggiato, sulle note della Raffaella nazionale, al biancoceleste Pedro, riservandogli addirittura un posto nel presepe da parte dei maestri artigiani di San Gregorio Armeno. Infatti la doppietta del biancoceleste ha impedito all’Inter, a una partita dalla fine del campionato, di sorpassare nuovamente la squadra di Conte, che, con due pareggi, dopo le due sconfitte dell’Inter, rischiava di perdere la vetta della classifica di Serie A appena riconquistata. Che bello sarebbe se, mettendo da parte stupidità e tifoseria fine a se stessa, fosse la volta buona per comprendere il senso di una sana rivalità sportiva.
In ogni caso, De Laurentiis ha mostrato di saper coniugare, come pochi, profitti, investimenti e risultati, e forse è rimasto l’ultimo vero imprenditore italiano nel calcio.
Cosa dire della festa della notte fra venerdì a sabato scorso? I dintorni, e non solo, di Napoli si sono svuotati, le città deserte e silenziose perché migliaia di ragazzi, ragazze, giovani e meno giovani, a fine partita, avevano assalito i mezzi pubblici per recarsi a piazza del plebiscito e inondare le vie della città partenopea, per trascorrere una intera notte tra musica, canti, balli e fuochi d’artificio. Rispetto al passato e diversamente da altre città, la gente si è riversata nelle strade a piedi, senza acrimonia verso nessuno, senza la rabbia che spesso hanno i vincitori. L’allegria ha dominato fino alla mattina, quando le ferrovie hanno ripreso il loro ritmo giornaliero riportando a casa tifosi stanchi, ma felici e pieni di musica.
Napoli è nuovamente capitale d’Italia ed i napoletani, spesso incompresi ed ingiustamente bistrattati, sono nuovamente campioni.
Servizio di Riccardo Agresti