“Questo viaggio è cominciato 40 milioni di anni fa quando un ape, nel suo andirivieni di bottinatura, casualmente ha incontrato una goccia di resina che l’ha inglobata e conservata”.
Ha aperto così, la presentazione del suo ultimo libro, “l’archeologo, divulgatore storico e saggista Giorgio Franchetti, in una sala Natili piena nonostante la bella domenica di sole.
L’autore è stato introdotto da Massimo Leonetti, presidente dell’Associazione Monterano Apicoltori che si è dichiarato emozionato e onorato per l’occasione. A fare gli onori di casa, poi, il sindaco di Canale, Alessandro Bettarelli, che ha riconosciuto l’attività dell’associazioni apicoltori canalesi come la più bella iniziativa degli ultimi anni.
Ha anticipato la presentazione anche il presidente dell’Agraria, Fabio Chiaravalli, che ha ricordato che le attività sociali sul territorio sono la vita del territorio riconoscendo nell’apicoltura un cardine di sviluppo ecostostenibile per Canale.
La parola è poi passata al direttore della Riserva, che ha esaltato la capacità degli apicoltori di Canale a mettersi insieme con un approccio etico per condividere un lavoro che rispetta e valorizza il territorio.
Una ricerca iniziata circa tre anni quasi per caso, ha anteposto l’autore, che può considerarsi un viaggio nel tempo e nello spazio; dopo esseri imbattuto in una vaso etrusco di Vulci che raffigura quattro greci che scappano dalle api, si è chiesto da quanto tempo l’uomo ha praticato l’apicoltura, intraprendendo una ricerca di tracce di questa allevamento nel mondo antico.
Per farlo con competenza e attendibilità, Franchetti si è avvalso della competenza di esperti in diversi campi che vanno dalla paleontologia, alla botanica, all’entomologia, all’antropologia, all’etnografia. Poi l’incontro con il prof. George Poinar, dell’università dell’Oregon, negli Stati Uniti, entomologo, che gli ha fatto scoprire l’Ape in Ambra da cui ha intrapreso la sua ricerca che è partita dal Neolitico, passando dall’antico Egitto, i Boshimani, la Mesopotamia, i Sumeri, i Babilonesi e poi Creta, la Grecia antica, Malta, l’antica Roma. Fonti antiche che attestano il rapporto dell’uomo con le api, riconoscendogli lo straordinario valore per il loro oro giallo, il miele ma anche per la cera, il polline, la pappa reale.
“L’ape viene dal passato per parlarci del futuro” ha sostenuto l’autore a margine di una presentazione appassionata e competente, ben condotta e supportata da slide illustrative eccellenti.
La chiosa conclusiva nel ricordare che è indispensabile evitare la κατασροϕή, [catastrofè], il cambiamento dell’ambiente e dei suoi equilibri, ricordando che l’uomo è l’unico essere vivente che riesce a cambiare l’habitat dove vive.
Franchini ha encomiato l’attività dell’Associazione apicoltori Monterano e l’allestimento del museo del miele, a cui L’agone dedicherà uno spazio di approfondimento.
“Se vi capita di aprire una finestra e trovare sul davanzale un’ape stanca, sfiancata dalla sua opera di bottinatura, dategli una goccia di miele”, si è raccomandato romanticamente Franchini, “avrete cosi impollinato migliaia di fiori”.
Gianluca Di Pietrantonio
Redattore L’agone