11 Maggio, 2024
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A proposito di Enzo Tortora…

Il 17 giugno di 40 anni fa Enzo Tortora venne arrestato all’alba in un albergo per presunti legami con la camorra. La sua storia è nota a tutti, ma in effetti non così le sue vicende giudiziarie. Dopo sette mesi di carcere, gli vennero dati gli arresti domiciliari e qualche mese dopo divenne eurodeputato con il partito radicale di Pannella. Nonostante un impianto accusatorio basato su poco e niente, Tortora venne condannato nel giugno 1984 alla pena di 10 anni di carcere.

Si dimise da europarlamentare e tornò ai domiciliari. Dopo 2 anni iniziò il processo d’appello, nel quale Tortora disse ai giudici: «Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi». Nel settembre 1986 venne assolto per non aver commesso il fatto, sentenza che la Cassazione confermò. Tortora tornò a condurre Portobello nel 1987, con quella famose frase detta nella prima puntata “Dove eravamo rimasti?”, che commosse l’Italia, ma non i giudici probabilmente. Morì l’anno dopo per un tumore.

La sua vicenda giudiziaria è il nostro caso Dreyfuss, un orrore che si ripete ancora, ma spesso a danno di cittadini meno illustri (Tangentopoli a parte), e che quando avviene ci fa ancora sobbalzare dall’indignazione, perchè al posto di Tortora avrebbe potuto esserci ognuno di noi, e forse in quel caso l’esito del processo sarebbe stato diverso. Diceva Che Guevara “soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario”. In questo caso, non c’è bisogno di diventare rivoluzionari per sentire nel profondo l’ingiustizia commessa contro Tortora, basta essere cittadini. Ma non è affatto scontato esserlo.
Alessandro Tozzi

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