29 Aprile, 2024
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Emiliano Minnucci, a cuore aperto (e bocce ferme)

Regionali, riflessioni post-elettorali sui risultati del territorio sabatino

 La redazione de L’agone ha commentato il risultato elettorale con Emiliano Minnucci.

Inizierei con il dato relativo all’affluenza, pochissimi giovani si sono recati alle urne, quale potrebbe essere il motivo di questo scarso interesse tra le nuove generazioni?

«Ha votato poco più di un elettore su tre. Ormai ci troviamo di fronte a dati di astensione dal voto drammatici, che raccontano più di un milione di parole di un distacco enorme tra Istituzioni e cittadini, tra politica e popolo. A disertare le urne sono cittadini di ogni orientamento politico, disillusi e sfiduciati, e ciò dovrebbe interrogare tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione. Non va negato, tuttavia, che stavolta a restare a casa è stato soprattutto l’elettorato di centrosinistra. I nostri elettori ci hanno mandato un segnale potente, ora sta a noi saperlo raccogliere e trasformare la sfiducia in nuovo entusiasmo. In generale, l’astensione è un termometro del deterioramento della fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e quindi uno sfilacciamento dell’affezione verso i meccanismi della vita democratica. Occorre una riflessione profonda e improcrastinabile».

Il risultato finale può essere letto come un voler confermare fiducia nei confronti del Governo insediatosi da pochi mesi?  In sostanza, i cittadini hanno votato solo per un cambiamento in Regione Lazio o anche per rafforzare la Meloni?

«Bella domanda. Guardi, bisogna sempre aver rispetto del voto e dell’intelligenza degli elettori. Si votava per il presidente della Regione e per il consiglio regionale; quindi, non si può non prendere atto della volontà di cambiamento espressa dal corpo elettorale. Ciò non toglie che il giudizio sul Governo nazionale, che pure ha già fatto tanti errori ma che è nel pieno della cosiddetta “luna di miele” con i cittadini, ha pesato favorevolmente sul versante del centrodestra. E’ un clima politico che abbiamo scontato nel Lazio, unitamente alla diserzione delle urne, ma che non deve rassegnarci allo “sconfittismo”: negli ultimi dieci anni l’elettorato ha mostrato di essere estremamente fluido, proprio perché affamato di risposte dalla politica: la premia e la boccia nel giro di pochi mesi, basta guardare le parabole di Renzi tra le europee del 2019 e il referendum costituzionale, dei 5 Stelle tra le politiche 2018 e le successive elezioni europee, della Lega di Salvini tra quelle europee e le ultime elezioni politiche: in pochi mesi da risultati abbondantemente sopra il 30%  a esiti sotto il 20% (sotto il 10% nel caso della Lega). C’è quindi assolutamente tempo e modo per riconquistare la fiducia dell’elettorato».

Negli ultimi anni lei ha contribuito a portare in aula la voce del territorio compreso tra Roma nord, il lago di Bracciano, fino al limite tirrenico, con la proposta di legge a sostegno dell’Etruria meridionale. Il progetto andrà avanti?

«La legge sull’Etruria Meridionale è stata approvata a fine settembre dello scorso anno. Rappresenta un passaggio fondamentale per il nostro territorio. Non solo può, ma deve andare avanti e produrre effetti rapidamente. Quando l’abbiamo ideata pensavamo che dovesse essere uno strumento utile a prescindere dal colore politico del governo del momento. Così dovrà essere. Altrimenti darò e daremo battaglia! Quella legge è pensata per mettere in rete le istituzioni in maniera orizzontale e queste ultime con associazioni, privati e cittadini in maniera agile. Non è solo uno strumento di legge, è un modo di pensare la politica, nuovo, efficace, non permetterò che venga dilapidato, né nelle sue risorse né come patrimonio culturale».

Dal punto di vista politico, quali saranno le conseguenze del cambio di vertice in questo momento? Penso ad esempio al Pnrr, la fase di progettazione è iniziata già da tempo…

«Il Pnrr è un’occasione storica per l’Italia e per il Lazio. Solo per la nostra Regione parliamo di 17 miliardi di euro di investimenti. Possono significare, se utilizzati con criterio, far fare alla nostra economia e alla nostra società un vero e proprio balzo in avanti. Se paralizzati, bloccati o sperperati, invece, possono piombare il futuro della prossima generazione. Qui sta uno dei nodi cruciali dell’immediato futuro. Mi auguro che chi oggi ha la maggioranza si stia rendendo conto dell’immane responsabilità che si trova a dover gestire. A noi dell’opposizione il compito del controllo, della proposta e della vigilanza. Vogliamo essere responsabili, ma non si possono fare sconti quando si parla del futuro dei cittadini».

Infine, ma non per ultimo, cosa dice della sua mancata elezione in consiglio regionale? Eppure, i cittadini del lago le hanno riconfermato una grande fiducia.

«Ho combattuto a viso aperto e con grande energia una battaglia elettorale che si preannunciava fin dall’inizio complicatissima. Era chiaro, infatti, che la possibile e, per molti versi, probabile sconfitta del centrosinistra avrebbe ridotto la nostra quota di eletti. Allo stesso modo era evidente che le “correnti” più forti all’interno del mio partito avrebbero concentrato gli sforzi per rafforzare i propri candidati, a discapito di chi, come il sottoscritto, ha mantenuto sempre, in questi anni, una linea politica di dissenso verso questa deriva di esasperato correntismo nella vita del Partito de,ocratico. Insomma, in tanti hanno fatto una campagna elettorale tra gli amministratori e i militanti del Pd facendo appello ad una sorta di “voto utile” tra i propri candidati: vota chi è già forte, questo era il mantra!  È un atteggiamento che alla fine ha anche contribuito alla sconfitta: una profezia autoavverante.

Infine, non posso negare che, rispetto a cinque anni fa, non ero l’unico candidato locale di tutto il territorio del lago. Stavolta la concorrenza era agguerrita e folta. Nonostante tutto ho raccolto tanti consensi da parte di donne e uomini cui va il mio più sentito “grazie”. In particolare, mi inorgoglisce il risultato ottenuto nei Comuni lacustri, riconoscimento del grande lavoro svolto negli anni. Ad Anguillara è stato un successo e questo per me conta tanto sul piano affettivo e umano, prima ancora che politico. A Bracciano un dato robusto in linea con le attese. A Manziana e Canale ho preso più preferenze stavolta che cinque anni fa. Unico neo, purtroppo, il dato di Trevignano, largamente insoddisfacente per il sottoscritto. Avrò di che riflettere su questa situazione specifica. Ora si ricomincia con energia e determinazione. Riparto dell’elezione all’Assemblea Nazionale del mio partito e dal costante contatto col territorio. Come sempre e più di sempre».

Parlando proprio del congresso come giudica questo passaggio? Ritiene che possa rappresentare un rilancio per il Partito democratico?

«Iniziamo dicendo che il Partito democratico veniva da due sanguinose sconfitte: alle politiche e alle regionali, pur attestandosi in entrambe attorno al 20% e confermandosi la seconda forza del Paese è innegabile che la fase sia estremamente delicata e di grande difficoltà. In questo scenario superare largamente il milione di votanti è qualcosa che deve farci riflettere: il nostro popolo può essere deluso, stanco, a volte può anche scegliere di punirci, ma ha voglia di partecipare, ha voglia di dire la sua, la straordinaria giornata di democrazia delle primarie ha detto questo e consegna il dovere di ascoltarli con sempre maggiore attenzione e rilanciare con forza la nostra azione politica. Le democratiche e i democratici di questo paese sono in campo e pronti a ricostruire un’alternativa alla destra per il governo del Paese, a noi il dovere di dare corpo alla proposta, a partire dalle elezioni europee; alla neosegretaria eletta Elly Schlein il mio augurio per un buon lavoro; in assemblea nazionale darò il mio contributo di idee e proposte e mi batterò perché il grande valore dell’unità e del pluralismo del Pd sia alla base del suo rilancio».

Claudia Soccorsi

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