25 Maggio, 2024
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Quell’allarme cinghiali lanciato (ma parzialmente risolto)

La media danni per l’agricoltura è di 17 milioni di euro l’anno

Negli ultimi anni la rapida crescita delle popolazioni di cinghiali è diventata molto evidente anche nelle nostre zone.

I dati pubblicati a gennaio 2023 dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) parlano di oltre 1,5 milioni di animali sul territorio nazionale, che hanno comportato in media 17 milioni di euro di danni l’anno solo all’agricoltura. Questo ha portato ad un aumento degli interventi per il controllo del numero di cinghiali anche attraverso la caccia e la cattura, che ha a sua volta incrementato la disponibilità di carne, la cui gestione non controllata può però creare delle problematiche sanitarie importanti.

Molto interessante in questo contesto è l’esperienza fatta nella Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere-Farfa dove è stata creata una vera e propria filiera della carne di cinghiale controllata. Sull’argomento abbiamo intervistato il Dott. Domenico Genovesi, agronomo responsabile del servizio biodiversità, agricoltura e sviluppo sostenibile della riserva.

Nel limitato territorio della riserva i danni causati da una massiccia presenza di cinghiali non si limitano all’agricoltura ma anche al patrimonio naturalistico, ad esempio attraverso la predazione da parte di questi animali delle uova degli uccelli acquatici. Il Piano di controllo della Fauna selvatica si è quindi concentrato su questa specie.

«Gli animali presi utilizzando gabbie di cattura – ci spiega il Dott. Genovesi – sono venduti ad un’azienda faunistico venatoria che si trova al confine con il parco e sono verificati dal servizio veterinario delle ASL. L’azienda li prende in carico e li trasporta in un recinto di 100 ettari confinanti con l’area del parco. I capi abbattuti sono poi conferiti presso centri di lavorazione autorizzati presenti nei comuni limitrofi all’area protetta. Dalla vendita degli animali la riserva guadagna quindi un utile che viene utilizzato per gli indennizzi alle aziende agricole che hanno subito danni e per l’acquisto o riparazione di recinti elettrici e gabbie di cattura, creando un circolo virtuoso nell’attività della riserva.»

Un meccanismo che con l’utilizzo dei mezzi di prevenzione promosso dalla riserva anche attraverso la distribuzione gratuita agli agricoltori di materiale per l’installazione delle recinzioni elettrificate, per 15 anni ha funzionato in modo efficiente, come dimostrato dal drastico calo del numero di animali e dei danni. Purtroppo a marzo 2020 a causa prima del Covid e poi della diffusione l’anno scorso in Italia della Peste suina africana (PSA) questo meccanismo virtuoso ha subito una battuta d’arresto. L’esperienza fatta ha comunque evidenziato la possibilità di interventi efficaci sul problema, ma anche la necessità di una collaborazione stretta tra le varie strutture pubbliche e private che operano sul territorio.

Sara Fantini

 

 

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