26 Aprile, 2024
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Insegnamenti… anzi, no. Adulti, docenti di cattivi esempi

Un banale episodio di cronaca offre uno spunto di dibattito

Riecheggiano ormai ogni giorno le temerarie azioni di baby gang in ogni area del nostro Paese, e le imprese antisociali di adolescenti sempre più giovani; eppure, resto convinto che non esistono ragazzi cattivi, ma solo pessimi esempi. Qualche giorno fa è rimbalzato tra milioni di cellulari un video che mostra un uomo su un motorino schiantarsi addosso a una macchina in sosta per essersi girato a insultare un autobus di tifosi di una squadra avversaria. Prendiamolo come spunto di riflessione per soppesare il fardello della responsabilità che abbiamo nella diseducazione dei nostri giovani.

Cosa gli stiamo insegnando al netto delle prescrizioni convenzionali, impartite più per tacitare la nostra coscienza piuttosto che per esortare la loro? Studiando il comportamento umano ho avuto modo di considerare la teoria dell’apprendimento sociale di Bandura straordinariamente valida; il comportamento per imitazione teorizzato dallo psicologo canadese, definisce il “modeling” come il processo di apprendimento che si attiva quando il comportamento di un individuo che osserva si modifica in funzione della condotta di un altro individuo che assume la funzione di modello, appunto.

Possiamo sostenere senza timore di smentita, dunque, che il comportamento è la conseguenza di un processo di acquisizione di informazioni derivate da altri soggetti e passa attraverso il concetto di premio e punizione; una condotta viene rinforzata dalle convalide ma tende a estinguersi se riscontra disapprovazione.

Eccoci, pertanto, responsabili senza attenuanti del deterioramento comportamentale dei nostri ragazzi che trovano in adulti sempre meno cresciuti, dei pessimi insegnanti di maniere e sensatezza. Atteggiamenti censurabili sia sotto il profilo commissivo quanto in quello commissivo; agire in maniera sconveniente e non saper censurare un’azione cattiva ha lo stesso strategico risultato di rinforzo del male. Carnefici o vittime, dunque, i baby gangster della società attuale, che ci sembrano sempre così lontani da casa nostra fino a quando non ci rendiamo conto che il protagonista di azioni orrende abita con noi? Eppure, siamo la classe adulta figlia di uomini e donne che hanno risollevato un Paese dall’impatto drammatico di due guerre, siamo i discendenti di geni che hanno reso celebre l’Italia nell’arte, nella cultura, nella medicina e nella scienza.

Certo, generalizzare con tendenza al drammatico, taglia fuori i tantissimi genitori attenti e gli encomiabili esempi di rettitudine e insegnamento, ma sono le proporzioni a dover inquietare; i giovani virtuosi e beneducati sono cigni neri, spesso emarginati e le casistiche di azioni adolescenziali deviate, registrano uno spaventoso aumento con una media di età in tremenda flessione. Ci sia spazio per l’esame di coscienza, Signore e Signori genitori, perché quello che rischiamo di devastare non è il nostro oggi, ma il domani dei nostri figli; sono giovani una volta sola, è vero, ma potrebbero rimanere immaturi per sempre. Camminano più veloci dei grandi, è vero, ma gli adulti conoscono la strada o, almeno, dovrebbero. Ritrovare quella via retta è un imperativo: dobbiamo farlo oggi perché come sostenne Hemingway, “Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi. È stato così tante volte”.

Gianluca Di Pietrantonio
criminologo forense

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