20 Aprile, 2024
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I cent’anni di Enrico Berlinguer

“Cento anni dalla nascita di Enrico Berlinguer. Una vita che per me è stata esempio di vita, un modo di far politica che per me è stato il modo di far politica. Bisognerebbe avere la capacità di guardare a lui non per quello che ha fatto (con la solita e sterile esaltazione del passato). Ma per quello che abbiamo fatto, e facciamo, noi che siamo cresciuti con lui. E allora scorrono le immagini delle sue scelte coraggiose che, in quegli anni non erano condivise da tutti anzi si convocavano riunioni di sezione perché qualcuno era entrato nel panico più totale: chi stracciava la tessera, chi voleva capire meglio. È il destino dei grandi pensatori, quelli che hanno, come dice Veltroni, i pensieri lunghi. Quelli che poi portano più di tre milioni di persone a riempire le vie e le piazze di Roma per un ultimo saluto. Nel mio circolo del PD c’è una foto di Enrico Berlinguer e ci sta bene perché è casa sua. L’ho scattata a piazza Navona durante una manifestazione a difesa della scala mobile. Quando ritirai quella foto lui era già morto. Un malore sul palco, come vorrebbe un anziano attore. Con il coraggio delle proprie idee che quando sono valide partono sempre da un conflitto interno ma hanno la capacità di raggiungere il comune sentire della gente. Mi ricorda un altro grande personaggio che quest’anno avrebbe compiuto 100 anni. Non uniti nella morte, Pier Paolo Pasolini è morto in solitudine perché era un uomo rimasto solo, ma uniti nella vita, nella genialità dell’essere contro: non era facile schierarsi con i poliziotti, con la divisa che puzza di rancio fureria e popolo, come non era facile dichiarare d sentirsi più sicuro sotto l’ombrello della Nato. Non era facile andare al congresso del partito Radicale e sostenere di essere uno che vota PCI, come non era facile la strategia di unire due modi di pensare da sempre in confitto. Il popolo sentitamente ringrazia.”
Lorenzo Avincola

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