30 Maggio, 2024
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Natale come nuova possibilità di rinascita

Anche questo 2021 si sta concludendo, tra sorrisi e lacrime; un anno “di mezzo”, tra una spaccatura profonda segnata dall’evento pandemico che ha portato un movimento di grande cambiamento e una speranza di raggiungere una nuova “normalità”. La fiducia è un costrutto che si alimenta con la possibilità che ognuno di noi riesce a leggere in quello che la vita ci propone; il detto del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno rende molto bene l’idea.
Dunque, senza voler cadere nel buonismo, vuoto e sterile, né in un’analisi “troppo” stereotipata, guidata solo da una concezione puramente razionale, si potrebbe cercare di rappresentare questo particolare momento integrando le diverse componenti in maniera equilibrata; la metafora dunque diventa più mobile e modulata se si pensa che abbiamo la possibilità di osservare il mondo fuori da noi proprio come potremmo ammirare un panorama dalla finestra di uno stabile.
Parlo di mobilità, perché se pensiamo a uno stabile di 20 piani, indubbiamente il punto di vista all’esterno sarà differente se lo guardiamo dal piano terra o dall’attico: ma fuori il paesaggio è sempre lo stesso… dunque cosa cambia? Cambia il punto di vista, la prospettiva e la possibilità che ci possiamo concedere di vedere panorami da diverse angolazioni per coglierne tutti i preziosi particolari. Poi possiamo anche scegliere di tornare sul pianerottolo per godere da quella finestra, ma lo facciamo consapevolmente e perché questo processo avvenga è necessario sperimentarsi e mettersi in gioco. A volte le risposte più autentiche sono anche quelle più semplici che non cogliamo perché troppo occupati a rincorrere una vita che sembra chiederci sempre troppo: regaliamoci dunque per questo Natale una nuova possibilità di “stare”, rallentando i nostri ritmi, chiedendoci quali sono le cose importanti per noi, scegliendo consapevolmente cose che ci nutrono e ci fanno stare bene, regaliamoci la possibilità di essere presenti a noi stessi e al mondo per creare un vero, contatto umano che possa sostenerci e farci sentire nelle nostre infinite possibilità, che sono molto di più di quello che ci hanno sempre fatto credere.
La sacralità del Natale è antica, parte da dentro di noi, in quel punto che collega e allinea tutte le nostre diverse componenti tra corpo, emozioni e pensieri e qualcosa di ancora più profondo che ha a che fare con la nostra intuizione che rappresenta una preziosa guida alla scoperta di parti di noi che forse non pensavamo di avere: rimaniamo centrati e sentiamo come possiamo connetterci alla nostra consistenza e solidità, senza perdere la nostra leggerezza e capacità di “giocare” con la vita.
E se ci viene difficile sposare questi due aspetti pensiamo agli alberi: ci insegnano a stare ben radicati per terra e contemporaneamente darci la possibilità di seguire l’andamento del vento con cui i nostri “rami”, spesso danzano e giocano, e soprattutto ci insegnano a rimanere uniti e sostenerci proprio come lo sono tra di loro le radici degli alberi in una foresta … e noi non siamo tanto diversi da loro, con la differenza che rispetto agli alberi forse dobbiamo ancora sviluppare la capacità e la sensibilità di essere consapevoli e responsabili delle nostre scelte e accogliere la diversità e la varietà come una preziosa possibilità di esercitare il rispetto per noi stessi e per gli altri in questa vita che ci è stata donata nel giorno del nostro primo Natale.
Rosaria Giagu, psicologa psiconcologa

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