19 Aprile, 2024
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Faccia a faccia con Luciano Cioce, deus ex machina del Bracciano basket

Alla vigilia del taglio del nastro del basket camp parla Luciano Cioce, figura determinante per lo sviluppo e il mantenimento dell’attività sportiva braccianese.
Poco alla volta si sta tornando alla normalità. Quale è l’impegno del Bracciano basket nei confronti dei suoi tesserati?
«Esatto. Si sta tornando alla normalità. La stagione sportiva sta per concludersi e colgo l’occasione di ringraziare tutti i ragazzi che hanno voluto comunque partecipare a questa anomala stagione agonistica raggiungendo comunque risultati di valore per una società che fa del settore giovanile un punto di forza. Siamo vice campioni regionale con l’under 15 che sfortunatamente ha perso la finale 52 a 51. Con l’under16 aspettiamo la data per la finale regionale 3-4 posto, mentre la serie D accede alle final four di categoria. Si ferma ai quarti l’under 13 mentre l’under 18 è andata fuori fuori per differenza canestri. Pertanto, oltre alla gioia di essere ritornati in fascia bianca, c’è anche una grande soddisfazione sportiva dovuta alle gesta dei nostri atleti».
Il camp estivo è un’iniziativa più che lodevole. Quali riscontri pensa di avere? Secondo lei, nonostante le paure, ci potrà essere una partecipazione massiccia?
«Il Basket camp (21 giugno-9 luglio, nda) è il proseguimento del lavoro quotidianamente svolto nel corso dell’anno. Gli ottimi risultati ottenuti oramai sono alle spalle e già dal 21 giugno lo sguardo è rivolto alla prossima stagione sportiva. La società crede fortemente al camp e infatti si è giunti alla ventitreesima edizione. Per i piccoli è divertimento puro mentre per i grandi si lavora in prospettiva della stagione successiva. Ritengo che il Camp sia un’occasione più che positiva per socializzare facendo basket all’aria aperta e senza la pressione del risultato e degli impegni scolastici. A ogni basket camp si ricomincia da zero, come se per tutti fosse la prima lezione, consapevoli però che l’obiettivo principale è quello di migliorare le nozioni tecniche e comportamentali già acquisite nel corso dell’anno. Naturalmente c’è un occhio di riguardo ai nuovi iscritti che per la prima volta si avvicinano alla pallacanestro. Lo sport è divertimento, passione ma anche sacrificio. I ragazzi devono convincersi che per arrivare bisogna lottare giorno dopo giorno e ancor di più nei mesi estivi. Il basket camp è nel nostro dna e solo aumentando i carichi di lavoro si può competere ad alti livelli. Non ci vuole solo passione ma anche obiettivi, programmazione, competenza e spirito di sacrificio».
Cosa si aspetta dalla prossima stagione agonistica?
«Più serenità per la programmazione… anche rispetto alla pandemia. Vorrei che i genitori, ma anche le scuole, capissero ancor di più l’importanza dello sport. A breve termina la stagione sportiva, a seguire il Camp, i tornei di 3c3 ma a settembre vorremmo riavere tutti quei bambini che timidamente e impauriti si sono allontanati da noi. Confinati giornate intere nelle camerette, seduti davanti al computer, ai bambini e agli adolescenti la pandemia ha lasciato un conto salato da pagare. Vorremmo riabbracciarli definitivamente».
Tornando a parlare dell’ultimo anno e mezzo: quale è stato il momento peggiore secondo lei?
«L’interruzione delle attività dello scorso ottobre e la recente ripresa ad inizio anno seguendo severi protocolli dove i contagi aumentavano di giorno in giorno toccando a marzo anche i ventiseimila casi di positività. Sembravamo clandestini nelle strade deserte di Bracciano, avvolti nella paura di “incontrare” il virus. Ma gli sforzi della società, economici e organizzativi, hanno permesso ai nostri atleti, nonostante tutto, un’attività agonistica di ottima fattura. Da parte del sottoscritto tanta responsabilità e paura, ma alla fine è andata bene. Un “grazie” va indistintamente a tutti, allo staff, agli atleti, ai bambini del minibasket fino ai più grandi della serie D».
Guardando indietro… rifarebbe tutto quel che ha fatto per questa società? C’è mai stato un momento in cui lei si è posto la classica domanda “ma chi me l’ha fatto fare”?
«Certamente si, rifarei per filo e per segno quanto fatto finora. Ho salvato oltre vent’anni di attività sportiva senza piangermi addosso e sempre nella speranza che prima o passasse tutto. Abbiamo ristrutturato la palestra da gioco che infatti oggi è più confortevole e sicura. Parliamo poco, ma agiamo tanto e i fatti ci danno ragione. Certamente questo non significa il “libera tutti” ma per ora il peggio è alle spalle. La nostra è una società formata da brave e serie persone, appassionate e soprattutto professionali. Questo è un mix vincente che mi tengo stretto».
Massimiliano Morelli

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