Nell’isola solo il 91,5% degli studenti dell’ultimo anno è stato ammesso alla prova di diploma. Le ragioni? Tante, è una questione di “contesto sfavorevole”

Solo il 91,5% degli studenti e studentesse iscritti all’ultimo anno delle superiori della Sardegna è stato ammesso all’esame di maturità.  Nell’isola sono 13.264 in totale quelli chiamati dal 14 giugno scorso scorso a sostenere l’esame, con la nuova formula (solo orali) dettata dalla pandemia. Rispetto ai 12.680 del 2020, quest’anno i maturandi e le maturande sardi sono 600 in più.  Ma la regione è maglia nera in Italia per percentuale di ‘scartati ‘ in vista della prova di diploma.

I non ammessi sono stati l’8,5%, ben al di sopra del 3,8% nazionale. Alunni pigri e demotivati? Docenti troppo severi? Conseguenze nefaste della didattica a distanza imposta dal Covid in un’isola in cui ancora sconta un pesante divario digitale? La débacle non è dipesa da un’unica causa.

Per spiegare il dato negativo sardo il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Francesco Feliziani, parla di “contesto sfavorevole”.

Tutte le possibili cause

“Andrebbe presa in considerazione una serie di fattori”, argomenta il direttore, interpellato dall’AGI, “come il tasso di spopolamento, quello di industrializzazione, di disoccupazione, il dato medio pro capite, la percentuale di copertura dei servizi e il digital divide”   

“Questi numeri devono essere collegati a una situazione sfavorevole di contesto”, aggiunge Feliziani. “La vera chiave standardizzata per valutare la qualità della scuola per me sono i test Invalsi, perché sono prove standardizzate. Anche queste risentono del contesto, ma almeno danno dei dati verificabili. L’ammissione agli esami può risentire di una valutazione più o meno rigida a seconda dei territori all’interno della stessa regione”.

“Vanno calcolati i precari”

Secondo Feliziani, per un’analisi accurata del dato bisognerebbe prendere in considerazione anche “la percentuale dei docenti precari e di ruolo, il tasso di scopertura, il dato di rotazione degli insegnanti rispetto alle singole scuole e gli interventi di supporto scolastico da parte delle regioni o la presenza di formazione professionale”.

“Penso che il dato regionale”, ipotizza Stefano Manca, dirigente scolastico del ‘Canopoleno’ di Sassari, convitto nazionale che comprende i licei classico europeo, scientifico sportivo e classico (un solo escluso su 120 maturandi), “sia causato dalle difficoltà che tanti, sia docenti che allievi, hanno dovuto affrontare in questo anno di didattica a distanza anche dal punto di vista psicologico”

(Agi)

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