Quattro candidati in lizza, con un unico grande favorito: l’ultraconservatore Raisi, capo dell’apparato giudiziario e sanzionati dagli Usa per violazioni dei diritti umani. Appello della Guida Suprema ad andare a votare, ma tra i giovani domina la disillusione

Seggi aperti in Iran, dove oltre 59 milioni di elettorali sono chiamati a scegliere l’ottavo presidente della Repubblica islamica, in un voto in cui l’astensionismo rischia di essere il protagonista. Quattro i candidati in lizza, con un unico grande favorito: l’ultraconservatore Ebrahim Raisi, capo dell’apparato giudiziario e sanzionati dagli Usa per violazioni dei diritti umano. Ritenuto da molti il predestinato alla successione alla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, i sondaggi ufficiali lo vedono a oltre il 60% delle preferenze.

Il primo a votare è stato proprio Khamenei. “Il giorno delle elezioni è il giorno del popolo iraniano”, ha detto dopo aver dato la sua preferenza nel seggio mobile allestito alla Hosseiniye Imam Khomeini, a Teheran. “Ogni voto conta”, ha aggiunto, “venite e scegliete il vostro presidente, è importante per il Paese”. La tv di Stato, già dalle prime ore del mattino, ha trasmesso lunghe code fuori dai seggi in diverse città. Nonostante gli appelli al voto, una competizione politica ritenuta scarsa e la sensazione di un risultato già scritto potrebbero contribuire a una bassa affluenza, soprattutto tra i giovani, una fetta importante dell’elettorato iraniano.

Il Consiglio dei Guardiani, responsabile del processo elettorale, su 592 aspiranti candidati ne ha approvati solo sette, lasciando fuori figure di spicco sia del campo conservatore, che moderato e riformista, vicini a Rohani. La scelta degli iraniani poi si è ulteriormente ristretta dopo tre ritiri dell’ultim’ora, tra cui quello dell’unico riformista ammesso, Mohsen Mehralizadeh. Gli altri candidati sono: l’ex governatore della Banca centrale Abdolnasser Hemmati, un tecnocrate moderato su cui punta una parte dei riformisti; l’ex comandante dei Pasdaran, Mohsen Rezaei, e il vice presidente del Parlamento, Amir Hossein Ghazizadeh Hashemi.

Si vota fino alle 2 di notte (le 23.30 in Italia). I risultati ufficiali saranno annunciati tra tre giorni, anche se per domani dovrebbe già essere chiaro chi sarà il vincitore: se nessun candidato raccoglie il 50% dei voti, si andrà al ballottaggio, fissato per il primo venerdì dopo l’annuncio dei risultati. Secondo gli ultimi sondaggi Ispa, l’affluenza dovrebbe fermarsi al 42%, un drastico calo rispetto al 73% delle ultime presidenziali del 2017 e un livello mai così basso dalla Rivoluzione islamica del 1979. Un fatto solo in parte spiegabile con la paura del contagio da Covid-19. La generale disaffezione verso la politica, dopo anni di crisi economica, corruzione e malgoverno rischia di sancire un pericoloso approfondimento del divario tra classe al potere e società.

(Agi)

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