La raccolta di racconti “Guerre di oggi” nasce da una proposta didattica di scrittura, portata avanti dalle professoresse Giuseppina Dibitonto e Chiara Bernetti, a seguito di un corso dello scrittore Luigi Dal Cin, e relativa ad una tematica tanto antica quanto attuale: la guerra. I giovani scrittori hanno provato ad osservarla nelle sue plurime manifestazioni, estendendone il concetto ad ogni sorta di conflitto, non solo in armi, ma anche di carattere sociale, familiare, ambientale e di genere. Alcune riflessioni emerse sono risultate così toccanti e profonde da suggerire il progetto, che ha poi preso forma in questa piccola silloge.

“Guerre di oggi” parla delle battaglie che i giovani devono combattere ogni giorno per evitare di essere risucchiati da una società molto ipocrita e a tratti misogina. Pensate che, con l’arrivo di un nemico invisibile come il virus che da più di un anno costringe tutti a rimanere chiusi in casa, queste battaglie siano diventate più complicate?
 Prof.ssa Bernetti: Sentendo parlare di guerra al virus, non potevo non pensare alla nostra raccolta, anzi, a tal proposito dico che se “Guerre di oggi” fosse stato scritto oggi, sicuramente sarebbe comparso un racconto riguardante la lotta al virus, perché a livello mediatico questo termine è stato usato molto ed effettivamente si è trattato di una vera e propria battaglia. La pandemia è un fenomeno epocale e ha completamente sovvertito tutti i nostri meccanismi di approccio alla realtà e alle persone, speriamo che si sia imboccata la strada per poter uscire fuori da questa condizione così limitante. Tutto quello che ritenevamo facile è diventato difficile, anche le nostre certezze si sono sgretolate. Sicuramente questa situazione complica molto le cose, soprattutto i rapporti tra le persone.
Prof.ssa Dibitonto: L’arrivo della pandemia, con le continue chiusure e restrizioni, ha influito pesantemente sulle vite di tutti, privando in molti casi non solo di alcune fondamentali libertà, ma anche della spontaneità d’azione, di iniziativa e di aggregazione. Tuttavia, in un’epoca in cui la progressiva digitalizzazione schiude sempre nuove prospettive e canali d’informazione, non credo sia venuta meno per i giovani e i meno giovani la possibilità di avere occhi aperti sulle realtà territoriale e globale per coglierne i punti di forza e di debolezza. Malgrado le innegabili limitazioni e nonostante il dover rimanere a casa abbia acuito certe tensioni o alimentato solitudini, il confronto, la circolazione di idee e le acquisizioni di consapevolezza sul mondo che ci circonda io ritengo siano rimaste sempre possibili.

Ultimamente si parla molto di DDL Zan. Secondo voi questo potrebbe essere il punto che mette fine alle battaglie di molti ragazzi discriminati perché disabili o per il loro genere o orientamento sessuale?
 Prof.ssa Bernetti: Sicuramente questo disegno di legge, che è stato approvato recentemente dalla Camera, è un punto di partenza e come tale è importante e necessario, anche perché permette di riflettere su certi temi. Poi però il passo più difficile da fare è quello di sensibilizzare le persone e le coscienze, e di costruire una cultura del rispetto dei diritti delle persone. Noi, come insegnanti, siamo investiti di una missione educativa nei confronti dei ragazzi, nei confronti delle giovani generazioni, dato che, oltre a dare contenuti disciplinari di matematica o di scienze o di latino, dobbiamo formare i cittadini di domani, persone che siano in grado di distinguere e di interpretare la realtà, e quindi delle teste pensanti, ponendo sempre alla base il rispetto della persona e dei diritti.
Prof.ssa Dibitonto: Personalmente non credo che la legge Zan sia la panacea di tutti i mali, ma può rappresentare nell’immediato un primo passo. L’esperienza ci dimostra che alcune volte le leggi esistono per essere disattese o, comunque, possono essere migliorabili. Penso che le vere armi vincenti siano, in questo come in altri casi, la cultura, l’educazione, la sensibilizzazione costante alle problematiche della diversità, il rispetto delle persone, la crescita etica. In tal senso la famiglia e la scuola hanno un ruolo di base; in assenza di tutto questo una legge non basta.

Flavio Viperini, uno dei ragazzi che ha preso parte al progetto, descrive così la raccolta: “Guerre di oggi” rappresenta le difficoltà che oggi dobbiamo affrontare, però solo parzialmente, in quanto rappresenta la guerra dalla prospettiva di alcuni ragazzi occidentali, più europea dunque,  quando , di fatto, nel mondo ci sono tantissime altre realtà diverse per cultura, storia e situazione socioeconomica, che affronterebbero il tema della guerra in modo totalmente diverso. Inoltre anche i motivi per cui viene fatta una guerra sono differenti e questo influenza di molto come i cittadini la vivono.”

Professoressa Dibitonto, Lei da sola ha scritto la raccolta di poesie “Fiori di luce”. Vicino ad alcune poesie ha voluto inserire delle fotografie di luoghi; questo perché quelle poesie sono ispirate a quei luoghi? O perché quelle fotografie rispecchiano gli stati d’animo che descrive nei componimenti?
I luoghi esistono di per sé, anche se talvolta noi li carichiamo delle nostre emozioni e li osserviamo con “altri occhi”, fino a renderli oggettivazioni delle nostre realtà riposte. Pertanto, la scaturigine prima delle mie poesie sono le esperienze di vita, gli stati d’animo, i rapporti interpersonali. I luoghi o gli elementi naturali vi si legano nella misura che l’interiorità stabilisce, diventando essi stessi poesia. È questa la ragione per cui ho affiancato alle liriche alcune mie foto di paesaggi diversi.

 

Jacqueline Velia Guida e Giorgia Irimia

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