19 Marzo, 2024
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“In zona rossa le scuole saranno sempre chiuse”, dice Speranza

Per quanto riguarda il calendario scolastico, il. inistro ha precisato che serve una ulteriore riflessione e ha ribadito che “il tema del ritorno in aula è decisivo, e c’è l’attenzione di tutto il governo” 

È sulla scuola che si concentrano le novità principali del dpcm firmato questa sera dal premier Mario Draghi. Il provvedimento, che sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, dispone che le scuole di ogni ordine e grado restino sempre chiuse nelle zone rosse, con la didattica a distanza, perché “la variante inglese ha una capacità di penetrazione nelle fasce generazionali più giovani”.

Lo ha sottolineato nella conferenza stampa il ministro della Salute, Roberto Speranza, che era affiancato dalla ministra degli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini, dal presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro e dal presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli.

“La stessa didattica a distanza – ha spiegato il ministro – avverrà nei territori dove il tasso di incidenza su 100mila abitanti in 7 giorni sarà pari o superiore a 250”. Durante la presentazione del nuovo testo, il primo dell’era Draghi, Speranza ha spiegato che “c’è  stato un lungo confronto anche con il Cts“.

“Il principio guida è quello della tutela della Salute. Siamo convinti che per far ripartire il Paese bisogna vincere la battaglia sanitaria, che è la prima mattonella per una fase espansiva di sviluppo, in questo momento particolare dell’Italia, in cui la curva è in robusta risalita e facciamo il conto con le varianti del virus”.

Il ministro ha aggiunto che “alcune varianti del virus sono temibili, in particolare l’inglese che è prevalente nel nostro Paese. Poi stanno girando anche le varianti brasiliana e sudafricana”.

Per quanto riguarda il calendario scolastico, Speranza ha precisato che serve una ulteriore riflessione e ha ribadito che “il tema scuola è decisivo, e c’è l’attenzione di tutto il governo”.

“Si va nella direzione di considerare il vaccino un bene pubblico globale. Noi riteniamo – ha spiegato il ministro – che questa sia la linea: il vaccino non come privilegio di pochi, ma come diritto universale. Quindi, dobbiamo provare a costruire le condizioni per cui si superino visioni esclusive ed escludenti. Da parte delle aziende farmaceutiche al momento c’è un atteggiamento di comprensione per questa nuova nuova sfida che non è solo di un Paese o solo dell’Europa, ma di tutta la comunità mondiale”.

Infine un accenno al tema del passaporto vaccinale per il quale c’è bisogno che i leader europei su questo ragionino. Non è tema che può essere affrontato in poco tempo”.

“In Europa – ha concluso – non siamo ad un livello di vaccinazione tale da consentire una decisione di natura definitiva, ma ritengo che quella sia la sede giusta. L’Italia come sempre ha fatto si muoverà in piena sintonia con gli altri Paesi europei e con la Commissione europea”.

(Agi)

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