13 Maggio, 2024
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Conte si dimette e sale al Colle, M5s-Pd-Leu puntano sul ‘ter’

Si apre così la crisi formale. Centrodestra all’attacco 

E’ terminato il Consiglio dei Ministri per le comunicazioni di Giuseppe Conte sulla crisi politica e la sua volontà di dimettersi. La riunione è durata oltre mezz’ora.  A seguire, il premier si recherà dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. 

Franceschini: “Il premier ha lavorato al meglio delle sue capacità”

Stando a quanto si apprende, durante il consiglio dei ministri di questa mattina, il capo delegazione del pd, Dario Franceschini, avrebbe sottolineato che al momento del varo del governo, gli stessi ministri sapevamo di avere di fronte un percorso difficile, per le distanze politiche tra i soggetti che hanno dato vita al governo. Non ci si aspettava di dovere affrontare una pandemia, avrebbe aggiunto Franceschini, e una delle fasi più difficili della storia della Repubblica. Il governo, ha segnalato il ministro dei beni Culturali, lo ha fatto al meglio delle proprie capacita’ e con molti risultati positivi, grazie alla guida del Presidente Conte e al sostegno delle nostre forze politiche, ha sottolineato ancora.

Una settimana dopo la fiducia

Dopo una giornata in cui le indiscrezioni davano per imminente una ‘mossa’ del premier che, secondo fonti di maggioranza, sarebbe salito al Colle già in serata, arriva l’ufficialità: la crisi formale, con tanto di dimissioni, si apre martedì mattina, dopo che solo una settimana fa il governo, nonostante l’addio di Italia viva, aveva incassato la fiducia in Parlamento, seppur senza ottenere la maggioranza assoluta al Senato.

Saltata l’operazione ‘responsabili’

Ad aver accelerato la situazione, dopo la dead line di 48 ore fissata domenica da Luigi Di Maio, è stato forse il fallimento dell’operazione ‘allargamento della maggioranza‘, con l’Udc e Forza Italia che si sono chiamate fuori da ogni ipotesi di sostegno al Conte II, oltre al nuovo appuntamento con i numeri di Palazzo Madama sul voto sulla relazione del Guardasigilli Alfonso Bonafede, che lasciava presagire esiti non favorevoli per l’esecutivo. Fatto sta che le iminenti dimissioni del premier dovrebbero portare, almeno nelle intenzioni dei giallorossi, a un Conte ter, sostenuto da una maggioranza parlamentare più ampia. “Il passaggio per il cosiddetto Conte ter è ormai inevitabile ed è l’unico sbocco di questa crisi scellerata. Un passaggio necessario all’allargamento della maggioranza”, mette in chiaro Il Movimento 5 stelle, che ‘blinda’ Conte. “Noi restiamo al fianco di Conte”, garantiscono i capigruppo pentastellati di camera e Senato Davide Crippa ed Ettore Licheri.

I dem fanno quadrato

Anche il Pd fa quadrato attorno al premier “Con Conte per un nuovo governo chiaramente europeista e sostenuto da una base parlamentare ampia, che garantisca credibilità e stabilità per affrontare le grandi sfide che l’Italia ha davanti”, scandisce il segretario Nicola Zingaretti. Lealtà a Conte arriva anche da Leu: “Giuseppe Conte è la persona giusta per guidare il Paese in una fase così difficile. Sono al suo fianco”, afferma il ministro della Salute Roberto Speranza, capo delegazione di Leu al governo.
Gli ex alleati di Iv aspettano di capire quali saranno le prossime mosse, pronti a riavviare il confronto. Matteo Renzi per ora tace: è già in programma per domani sera una riunione dei gruppi parlamentari. E nella maggioranza, nonostante le posizioni ufficiali di chiusura da parte di Pd e M5s, c’è chi sarebbe pronto a lavorare per una ricomposizione.

Centrodestra all’attacco

Il centrodestra attacca a testa bassa: “L’Italia non merita questo schifo”, è l’affondo di Giorgia Meloni. “Basta pasticci, perdite di tempo, giochini di Palazzo e compravendita di senatori”, afferma Matteo Salvini, ribadendo che l’unica strada sono le elezioni anticipate. I leader di Lega, FdI e il vicepresidente di Forza Italia si vedranno domani, in un vertice allargato anche ai centristi dell’Udc, ai totiani di Cambiamo e a Noi con l’Italia. Ad assumere l’iniziativa è stato Matteo Salvini, e l’imperativo resta lo stesso di questi ultimi giorni: un centrodestra “unito e compatto”. Eppure Silvio Berlusconi, nel chiudere la porta a qualsiasi ipotesi di sostegno al Conte II, ha indicato, oltre al ritorno al voto, anche un’altra possibile soluzione: un governo di unità nazionale. “La strada maestra è una sola: rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza istituzionale del Capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del paese in un momento di emergenza oppure restituire la parola agli italiani”, spiega il Cavaliere, che giudica questo sbocco come “ineluttabile”, in quanto “qualunque altra soluzione significa prolungare una paralisi che il Paese non si può permettere e che quindi ovviamente non ci vede disponibili”, scandisce il leader azzurro che garantisce la “assoluta unità di valutazioni o di intenti” di tutto il partito. La strada del governo di unità nazionale è caldeggiata anche da Toti. Poi c’è chi, nella maggioranza, non esclude che dall’Udc possano invece arrivare segnali positivi sul Conte ter.

(Agi)

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