29 Aprile, 2024
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Londra dice no all’estradizione di Assange, “estrema delusione” degli Usa

Secondo la magistratura britannica, il fondatore di Wikileaks potrebbe suicidarsi se venisse consegnato agli Stati Uniti, che lo accusano di spionaggio e pirateria informatica.

Il governo di Washington annuncia ricorso. Il Messico offre asilo politico

La giustizia britannica ha respinto la richiesta di estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti, che hanno espresso “estrema delusione”, mentre il Messico si è detto pronto a offrire asilo politico al fondatore di Wikileaks, che ora attende mercoledì il verdetto sulla richiesta di libertà vigilata depositata dai suoi legali.

La giudice Vanessa Baraitser, della corte penale londinese di Old Bailey, ha ritenuto “dimostrato” che il programmatore australiano possa togliersi la vita se trasferito in Usa, dove deve rispondere di 18 capi d’accusa per rivelazione di segreti di Stato, pirateria informatica e spionaggio, imputazioni che potrebbero costargli fino a 175 anni di carcere.

All’udienza era presente la compagna, l’avvocatessa Stella Morris, con cui Assange ha avuto due figli nei lunghi anni di permanenza nell’ambasciata dell’Ecuador, che gli aveva offerto protezione dal 2012 al 2019, quando il nuovo presidente, Lenin Moreno, gli aveva revocato la cittadinanza concessagli dal predecessore, Rafael Correa. Fuori del tribunale, dopo la sentenza, è scoppiata l’esultanza dei suoi sostenitori, che hanno sventolato striscioni che inneggiavano alla libertà di stampa.

Washington non si arrende

Il governo di Washington ha ora 14 giorni di tempo per ricorrere contro la sentenza e il rappresentate legale dell’ambasciata Usa a Londra ha già preannunciato che il ricorso verrà presentato al più presto. Le centinaia di migliaia di documenti e cablogrammi riservati diffusi da Wikileaks nel 2010 hanno gettato luce su pagine imbarazzanti delle guerre in Iraq e Afghanistan, incluse le uccisioni di civili compiute dalle truppe Usa, nonché i giudizi poco lusinghieri espressi dai diplomatici americani sulle potenze alleate.

“Se da una parte siamo estremamente delusi dal verdetto finale della corte, dall’altra siamo gratificati che sia stata data ragione agli Usa su tutte le questioni legali sollevate”, ha dichiarato in una nota Marc Raimondi, portavoce del dipartimento di Giustizia Usa, “in particolare, la corte ha respinto le posizioni di Assange sulle motivazioni politiche, l’attacco politico, il giusto processo e la libertà di parola. Continueremo a chiedere l’estradizione di Assange negli Stati Uniti”.

La mano tesa di ‘Amlo’

Per il momento Assange rimane nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, la “Guantanamo inglese” dove è rimasto in custodia dopo aver scontato la condanna a 50 settimane di carcere per violazione dei termini della libertà vigilata, che ora i suoi legali sperano di riguadagnare su cauzione.

Il presidente messicano, Andres Manuel Lopez Obrador, ha intanto offerto asilo politico al programmatore quarantanovenne. “Chiederò al ministro degli Esteri di intraprendere le misure necessarie per sollecitare al governo britannico la liberazione del signor Assange e perché il Messico gli offra l’asilo politico”, ha dichiarato Obrador in conferenza stampa.

Obrador ha avvertito che il Messico offrirà protezione ad Assange ma “vigilerà affinché chi riceve asilo non interferisca nelle questioni politiche di nessun Paese”.

(Agi)

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