84mila decessi in più. Il confronto è stato fatto sulla media dello stesso periodo dei 5 anni precedenti. Manca dicembre. Diverso l’andamento nelle regioni tra la prima ondata e la seconda
Un modo per comprendere l’impatto di un’epidemia su una data popolazione è di andare a vedere il numero dei morti in un determinato periodo e confrontarlo con i dati degli anni precedenti. È quello che ha fatto l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica per il Covid-19.
Il periodo di osservazione è stato febbraio-novembre 2020. Il risultato è che si stimano nel complesso circa 84 mila morti in più rispetto alla media degli anni tra il 2015 e il 2019. Lo annuncia l’Istat nel Rapporto prodotto congiuntamente con l’Istituto Superiore di Sanità (Iss).
I decessi di persone positive al Covid-19 registrati dalla Sorveglianza integrata riferiti allo stesso periodo sono 57.647 (il 69% dell’eccesso totale). Un dato che lascia presupporre che l’incidenza sulla mortalità del coranavirus sia superiore a quella ufficialmente conteggiata.
“L’eccesso di mortalità, vale a dire il numero di decessi conteggiati in più per tutte le cause rispetto all’epoca pre-Covid, rappresenta un dato di fondamentale importanza per segnalare l’intensità, la tempistica e la localizzazione territoriale degli effetti, diretti e indiretti, prodotti dalla pandemia sul fronte della mortalità nel Paese – spiega il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo -. Il report statistico presentato oggi fornisce un contributo originale per una conoscenza oggettiva della realtà che possa indirizzare al meglio gli interventi e i comportamenti”.
“Il rapporto, in continuità con le edizioni precedenti, analizza i dati sull’eccesso di mortalità in Italia in relazione ai 5 anni precedenti contribuendo così a meglio comprendere l’impatto della pandemia SARS-CoV-2 nel Paese ed il suo peso rispetto alle altre cause di morte – commenta Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss -. Questo monitoraggio è un ulteriore frutto dell’impegno e della collaborazione continua tra Iss e Istat nel fornire dati ed analisi utili alla gestione ed alla comprensione della pandemia”.
Prima fase: 50.000 morti in più, quasi tutti al Nord
Durante la prima fase dell’epidemia si sono contati oltre 211 mila decessi (da marzo a maggio del 2020), 50 mila in più rispetto alla media dello stesso periodo del 2015-2019, di cui oltre 45 mila relativi a residenti nel Nord del Paese”. È quanto ribadisce l’Istat nel rapporto sull’incidenza del Covid sulla mortalità in Italia. “L’incremento nelle regioni del Nord – sottolinea – ha fatto registrare quasi un raddoppio dei decessi nel mese di marzo (+94,5% rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019) e un incremento del +75,0% ad aprile”.
Seconda fase: colpiti di più Valle d’Aosta, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia
In molte regioni del Nord l”eccesso di mortalità’ ha avuto però un impatto maggiore nella seconda ondata
rispetto alla prima ondata di marzo-aprile. Lo rivela l’Istat nel rapporto sull’incidenza del Covid nella mortalità in Italia. Le regioni più colpite sono Valle d’Aosta (+139% contro il +71% di aprile), Piemonte (+98% contro il +77% di aprile), Veneto (+42,8% rispetto al +30,8% di aprile) e Friuli-Venezia Giulia (+46,9% vs +21,1%).
L’incremento dei decessi di novembre è più basso della prima ondata solo in Lombardia (+66% a novembre rispetto al +192% di marzo e il +118% di aprile) e in Emilia-Romagna (+34,5% rispetto al +69% di marzo)
Meno morti sotto i 50 anni (con due eccezioni)
“Per quanto riguarda la classe di età 0-49 anni, per quasi tutto il periodo considerato (da gennaio a novembre) i decessi mensili del 2020 sono inferiori a quelli medi del 2015-2019, ad eccezione del dato di marzo e di novembre riferito agli uomini residenti al Nord, per cui si osserva un incremento rispettivamente dell’11% e del 4,9%”.
Il dato “si può spiegare considerando sia la minore letalità dell’epidemia al di sotto dei cinquanta anni, sia la riduzione della mortalità” per effetto del blocco della mobilità e di molte attività produttive.
Quasi il 10% dei morti da Covid
Da fine febbraio a novembre i decessi Covid-19 rappresentano il 9,5% del totale dei decessi del periodo. “Durante la prima ondata epidemica (febbraio-maggio) questa quota è stata del 13% – si legge nel rapporto -, mentre nella seconda ondata il contributo complessivo dei decessi Covid-19 è passato al 16% a livello nazionale.
Se si considerano i contributi per fasce di età la mortalità per Covid-19 ha “contribuito al 4% della mortalità generale nella classe 0-49 anni, all’8% nella classe 50-64 anni, all’11% nella classe 65-79 anni e all’8% negli over 80”.
(Avvenire)