29 Aprile, 2024
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Roma, “erano in cassaforte” gli oggetti rubati all’anziano morto di Covid al San Camillo

La vittima del furto era un 68enne di Fondi deceduto al San Camillo il 14 dicembre scorso:

a sporgere querela è stata la figlia a cui il caposala dell’ospedale avrebbe detto che non c’era più traccia degli oggetti del padre e che la scomparsa degli effetti personali poteva essere opera degli sciacalli

Ritrovati i beni del 68enne di Fondi deceduto al San Camillo, il 14 dicembre scorso, dopo essere stato ricoverato per il Covid nel reparto di rianimazione. Dopo la querela presentata ai carabinieri dalla figlia della vittima, a cui il caposala dell’ospedale con cui comunicava avrebbe detto che non c’era più traccia degli oggetti del padre e che la scomparsa degli effetti personali poteva essere opera degli sciacalli, e lo sdegno sollevato dalla notizia sulla vicenda, l’inchiesta interna aperta dall’Azienda sanitaria ha appurato che quegli oggetti sono in cassaforte e ne è stata data subito comunicazione alla donna. “La mia cliente ha ricevuto una telefonata e le è stato detto di recarsi al San Camillo, tra Natale e Capodanno,  per verificare se c’è tutto. In tal caso rimetterà la denuncia”, assicura l’avvocato Francesco Di Ciollo. “A suggerire alla mia cliente di presentare una denuncia – precisa il legale – è stato il caposala. Ritengo che determinante in questa vicenda sia stato il clamore mediatico”.

“Ho appena avuto la buona notizia dal direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Camillo di Roma che è stata chiamata la famiglia del paziente deceduto con Covid-19 per andare a ritirare gli effetti personali che erano in ospedale. Non c’è stato pertanto alcun furto né sciacallaggio. Alla famiglia va un sentimento di cordoglio per la perdita del loro caro”, dichiara l’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato, che ieri aveva chiesto al San Camillo una relazione sull’accaduto. “Non c’è stato nessun furto, nessun appropriazione di beni personali appartenuti ad un paziente deceduto, nessun “sciacallo” che si aggira per i nostri reparti. In relazione a quanto denunciato dalla figlia di un nostro paziente deceduto in terapia intensiva al quale sarebbero stati rubati gli oggetti personali, posso affermare che si è trattato di un grave ed imperdonabile problema di comunicazione tra i coordinatori infermieristici dei due reparti dove l’uomo è stato ricoverato”, aggiunge il direttore generale Fabrizio d’Alba.

“Su questo episodio in particolare – ha anche specificato – ho ritenuto doveroso telefonare alla figlia dell’uomo per scusarmi a nome dell’Azienda per avergli causato un dolore supplementare a quello già grande ed immenso causato dalla perdita di una persona cara”. In cassaforte sono stati trovati la fede, un apparecchio acustico e il cellulare del 68enne. Occorrerà ora vedere che fine abbiano fatto gli occhiali, le stampelle in alluminio, un borsone e gli abiti della vittima indicati dalla figlia nella denuncia presentata ai carabinieri. Alla donna, una 35enne di Fondi, un caposala dell’ospedale avrebbe detto, per quanto riguarda il ritiro degli effetti personali del padre, che non c’era traccia di quei beni  e di presentare una denuncia per appropriazione indebita, ipotizzando che potessero essere entrati in azione degli sciacalli durante il trasporto della salma dal reparto di rianimazione all’obitorio. A quanto pare invece vi sarebbero stati solo degli errori di comunicazione da parte del personale ospedaliero.

(La Repubblica)

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