30 Aprile, 2024
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Sentenza shock a Brescia: uccise la moglie, assolto. “Fu un delirio di gelosia,

… incapace di intendere e di volere”

Antonio Gozzini, 80 anni, nell’ottobre 2018 uccise sua moglie Cristina Maioli a coltellate, poi tentò il suicidio. Oggi la decisione della Corte d’Assise di Brescia. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo

Una sentenza inattesa e che sicuramente farà discutere quella pronunciata oggi a Brescia Corte d’Assise. Un uomo che ha ucciso la moglie è stato assolto perché incapace di intendere e volere a causa di un totale vizio di mente per quello che l’avvocato della difesa aveva definito “un delirio di gelosia”. Una tesi che sembra far tornare il Paese indietro di decenni e che, anche se bisognerà aspettare le motivazioni, sembra essere stata accolta dai giudici. Si è chiuso così il processo a carico di Antonio Gozzini, 80enne che un anno fa in città uccise la moglie Cristina Maioli, insegnante di scuola superiore che era stata poi vegliata per ore dal marito.

La difesa dell’uomo, che non era presente in aula, aveva chiesto l’assoluzione ritenendo incapace di intendere e volere Gozzini al momento dell’omicidio, come riconosciuto dalla Corte, mentre il pm Claudia Passalacqua aveva chiesto l’ergastolo, con la motivazione che l’uomo avrebbe agito per vendetta.

La depressione aveva accompagnato per anni la vita di Gozzini che, stando alle indagini psichiatriche effettuate durante la detenzione in carcere, negli ultimi tempi aveva manifestato forte gelosia nei confronti della moglie. L’anziano era convinto di essere stato tradito, cosa mai verificata; una “vero e proprio delirio di gelosia”, scrive il consulente della Procura nella relazione in cui sosteneva che Gozzini sarebbe stato in grado di partecipare al processo, ma che al momento dell’omicidio era affetto da un disturbo delirante “tale da escludere totalmente la capacità di intendere e volere”.

Per il pm Claudia Passalacqua che ha già annunciato ricorso in appello, l’80enne ha compiuto l’omicidio “per vendetta perché la moglie voleva farlo ricoverare in ospedale per la sua depressione. E’ pericoloso far passare il messaggio che in quel momento non era capace di intendere e volere perché geloso” ha detto in aula il magistrato. Con la sentenza di assoluzione la Corte d’Assise ha disposto il trasferimento dell’uomo, attualmente in carcere, in una Rems, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza.

Il 4 ottobre 2019 Gozzini, ex assistente tecnico scolastico, in cura per depressione, aveva prima tramortito con un mattarello e poi colpito alla gola e alla testa con un coltello la moglie, tentando poi di togliersi la vita tagliandosi le vene. Era stato salvato da un amico cui aveva telefonato dopo il delitto. In fase processuale il consulente dell’accusa e quello della difesa avevano convenuto nel dire che l’uomo “era in preda ad un evidente delirio da gelosia che ha stroncato il suo rapporto con la realtà e ha determinato un irrefrenabile impulso omicida”.

(La Repubblica)

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