29 Marzo, 2024
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Coronavirus, la sconfitta di Merkel: “Costretta a rinunciare a ulteriori restrizioni”

Dalla videoconferenza con i governatori dei Laender, emergono solo appelli non vicolanti ai cittadini. La cancelliera era a favore di misure più drastiche, ma i governi locali hanno detto no

La montagna ha partorito un topolino. Angela Merkel subisce la sconfitta più bruciante dall’inizio della pandemia: dopo cinque ore di scontri con i governatori, della bozza di nuove restrizioni anti-Covid che era stata preparata dal governo resta ben poco. “Mi sarei potuta immaginare di imporre ulteriori restrizioni nei contatti, ma non c’era una maggioranza di governatori a favore di una cosa del genere”, ha ammesso. Dalla riunione emergono una serie di appelli non vincolanti ai tedeschi per ridurre il più possibile gli incontri con altre persone.

Nella conferenza stampa successiva alla video-riunione la cancelliera ha sottolineato che “ancora non c’è la svolta” nella dinamica della pandemia, “anche se abbiamo spezzato la dinamica dei contagi”. Ed è possibile che nuove misure restrittive possano scaturire dal prossimo incontro con i governatori, fissato per il 25 novembre, sempre se i numeri saranno ancora allarmanti. La cancelliera ha ricordato che il limite di 50 contagi ogni 100mila abitanti negli ultimi sette giorni “ha a che fare con il nostro sistema sanitario”, cioè con la sua sostenibilità. E al momento la Germania “è lontana” da quel valore.

Merkel ha ribadito che “bisogna rinunciare a ogni contatto non necessario” e ha detto che le feste private sono proibite, così come resta il divieto a incontrare più di un nucleo di conviventi.

Il governo ha promesso di “proteggere le fasce più deboli: riceveranno mascherine FFP2 a prezzi scontati a partire da dicembre”.

In conferenza stampa la cancelliera ha ripetuto di “voler lasciare aperte scuole e asili”. Ma proprio per scongiurare un’esplosione di contagi nelle classi, aveva preparato una stretta che è stata quasi interamente cancellata. Anche la sua intenzione di riunirsi nuovamente con i primi ministri dei land già lunedì prossimo, 23 novembre, è stata cancellata. La nuova riunione sarà mercoledì 25.

I governatori hanno fatto capire di essersi opposti anche alla metodologia, all’abitudine del governo di preparare una bozza prima della riunione con i primi ministri regionali. Il sindaco di Berlino (che fa land a sé), Michael Mueller ha precisato in conferenza stampa che “dobbiamo poter discutere le misure”. E Merkel ha promesso un confronto preliminare con i governatori prima di definire la nuova stretta: “puntiamo a una bozza comune con i governatori”

Durante la burrascosa riunione la cancelliera si sarebbe detta insoddisfatta del ritmo dei contagi: “i numeri si stanno stabilizzando, ma troppo lentamente”. Eppure dalla bozza del governo per una nuova stretta anti-Covid sono stati cancellati passaggi essenziali come il rafforzamento delle restrizioni nelle scuole (era previsto un dimezzamento delle classi e un’estensione dell’obbligo delle mascherine a tutte le classi) o il divieto per bambini e adolescenti di incontrare più di un amico.

Anche il limite che Merkel voleva introdurre per tutti i cittadini di incontrare al massimo due persone, oltre al proprio nucleo di conviventi, è stato depotenziato:

niente sanzioni per chi lo viola. Ed è stata cassata quella che è stata definita la “quarantena da raffreddore”: Merkel avrebbe voluto introdurre una quarantena di cinque o sette giorni già per chi ha tosse o sintomi leggeri di influenza.

Stamane il presidente dell’Istituto Koch, Lothar Wieler, era ricorso a un’espressione piuttosto universale per rendere l’idea che l’inverno sarà duro: “dobbiamo stringere le chiappe”. E si è detto cauto sul leggero appiattimento della curva dei contagi che si è registrata negli ultimi giorni: “non sappiamo se si tratta di uno sviluppo stabile”.

Soprattutto, Wieler è preoccupato per un possibile sovraccarico del sistema sanitario: “metà degli ospedali segnala una disponibilità limitata” di posti letto. E i casi in terapia intensiva sono maggiori rispetto alla fase acuta di aprile. “È possibile che non tutti i pazienti possano essere curati adeguatamente”.

(La Repubblica)

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