10 Maggio, 2024
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Writer denunciato a Roma, mailbombing contro Raggi.

“L’arte non si arresta, l’incompetenza sì. Geco libero”

La sindaca esulta per il lavoro svolto dai vigili mentre i sostenitori del writer organizzano un “bombing” all’indirizzo email della prima cittadina.

Ma su Twitter c’è chi ricorda le opere vincolate sulle quali ha imposto la sua firma, per prima la torre piezometrica di Stazione Termini

 

Mentre la sindaca Virginia Raggi esulta per il lavoro svolto dal corpo dei vigili del Nad, che ha identificato e denunciato il writer 30enne noto con il nome di Geco, c’è chi organizza, per le 17 di domani 10 novembre un “bombing” all’indirizzo email della prima cittadina. “L’arte non si arresta, l’incompetenza sì, Raggi dimettiti, Geco libero” sarà l’oggetto della missiva elettronica, che punta ad intasare la casella della sindaca. L’idea, è quella di allegare foto di buche, bus in fiamme, alberi caduti, cumuli di immondizia e cassonetti straripanti, per mostrare “l’altra faccia del degrado della capitale”. A condividere il post è la pagina Facebook dei “Cacciatori di street art”, che raccoglie oltre 12mila persone a Roma e dintorni, vero e proprio collettore di tutto ciò che è street art, graffismo, sticker art, poster art, stencil art, riferimento per gli appassionati del genere.

Dalla notizia di questa mattina, Geco è diventato trending topic su Twitter. E tra ironia, riflessioni sull’arte, prese in giro e l’hashtag #freegeco, l’opinione pubblica si divide. C’è chi giudica eccessivo lo zelo mostrato nell’identificare il writer, chi festeggia il risultato dell’amministrazione che ha eliminato uno dei più noti imbrattatori d’Europa. C’è chi ricorda le opere vincolate sulle quali ha imposto la sua firma, per prima la torre piezometrica di Stazione Termini, monumento razionalista del Mazzoni, e che gli costeranno risarcimenti milionari (solo la città di Lisbona chiede i danni per 500mila euro). Ma allo stesso tempo chi invece riconosce in Geco gusto estetico, e soprattutto delle indubbie (e su questo concordano tutti) capacità tecniche nel realizzare i suoi pezzi in luoghi apparentemente irraggiungibili.

“C’è Virginia Raggi che si vanta di aver sequestrato pennelli e vernice a un pericolosissimo writer di nome Geco, manco avesse sgominato l’Isis”, “Ma che hanno rinvenuto, un covo delle Brigate Colorate?”, “La Raggi che parla di Geco come fosse Vallanzasca nun se po senti’”, sono solo alcuni dei cinguettii che compaiono cercando il nome del writer. Christian Raimo – scrittore e assessore alla cultura del III municipio – ne fa una riflessione più ampia. “Dopo Geco, c’è un’altra emergenza in città. Occorre cancellare le scritte che imbrattano la città da anni. Sono anche riuscito a ricostruire chi l’ha fatta!” e posta la foto dell’obelisco al Foro Italico su cui spicca la scritta Mussolini Dux. C’è anche chi posta la foto del celebre “Geco ti mette le ali” sul palazzo di Morandi in via Magna Grecia e scrive: “Una delle cose più brutte mai viste a Roma. Ovviamente mi riferisco al palazzo”.

Intanto, Chef Rubio ironizza sulla “cattura”: “A Ge’, co’ tutto er bene….fasse beve da’a municipale quando te sta a cerca’ Scotland Yard, cazzo no!”. E in tanti notano quello che suona (in parte) come un controsenso: è la stessa Virgina Raggi a seguire su Twitter il noto street artist Banksy. Uno stile differente rispetto a Geco, non c’è dubbio, ma accomunato dall’illegalità. E dietro alle quattro lettere di Geco fa capolino il grande tema, il più divisivo di tutti. I confine sottilissimo tra “arte” e “vandalismo”. C’è un precedente a Roma, che in queste ore torna sulla bocca di tutti: quando, decenni fa l’amministrazione capitolina cancellò i due graffiti di Keith Haring: il primo nel 1992. Il secondo nel 2001. Col senno di poi, un tesoro distrutto.

(La Repubblica)

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