26 Aprile, 2024
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Franco Locatelli: “Non siamo in una situazione di panico o allarme”

Il presidente del Consiglio superiore di sanità a Mezz’ora in più: “Non è crescita esponenziale.

Dati di oggi non sono paragonabili a fase emergenza. La scuola deve rimanere aperta.
Coprifuoco serale? Non credo sia necessario”

 

“Che ci sia stata un’accelerazione, negli ultimi 10-15 giorni, del numero dei contagi in tutta Italia è un dato di fatto. Ma andrei cauto prima di parlare di crescita esponenziale. Non siamo in questa situazione”. Lo ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, ospite a Mezz’ora in più su RaiTre.

“È giusto guardare ai numeri con massima attenzione e allerta, ma non siamo in una situazione né di panico né di allarme. Degli 11mila casi registrati ieri, solo un terzo è sintomatico. Nella fase critica, a marzo, individuavamo tutti soggetti sintomatici”. E ancora: “Siamo a quasi 700 persone ricoverate in terapia intensiva, un numero che non è paragonabile al momento del picco” della scorsa primavera, ha osservato il professore, che ha rilevato come l’Italia sia “un Paese con tasso di positivi in rapporto ai tamponi tra i più bassi d’Europa. La situazione sanitaria non è comparabile con marzo”, ha ribadito.

“Non credo che dobbiamo arrivare” a un coprifuoco serale per contrastare la diffusione dei contagi da coronavirus, “certo un occhio sugli assembramenti forse va dato, magari implementando i meccanismi di sorveglianza”.

Per Locatelli, “in Italia abbiamo imparato a proteggerci” e “abbiamo una formidabile capacità di fare tamponi”. “Io credo che le Regioni abbiano tutta una serie di piani per attivare le rianimazioni. Non sono stati attivati perché non ce n’è stata l’esigenza. Abbiamo 700 terapie intensive su 6.600 adesso”.

Locatelli ha quindi spiegato che, pur essendo “indubitabile che ci sia stata forte crescita” dei numero di contagi negli ultimi giorni, non si può parlare di crescita esponenziale, perché non c’è il prodotto di una variabile per un numero fisso e quindi è diversa da quella lineare, dove c’è un numero che si aggiunge al precedente. Ha inoltre detto che c’è circolazione del virus che interessa il continente europeo e che oggi l’età media è di poco superiore ai 40 anni, mentre in febbraio e marzo si superavano i 65 anni.

“Scuole devono rimanere aperte”

Il primario dell’ospedale Bambino Gesù si è anche espresso contro l’ipotesi di una nuova chiusura delle scuole. “Le scuole devono rimanere aperte”.

“Prima la scuola. La scuola, insieme al lavoro e alle attività produttive, è la priorità. É stato fatto uno sforzo straordinario e va tenuta aperta. Il contributo della scuola nella diffusione del virus non è assolutamente d’impatto”.

Il vaccino? “Probabilmente lo avremo disponibile nella primavera del 2021”. “Fino ad allora dobbiamo convivere in modo da minimizzare l’impatto del coronavirus sulla vita degli italiani”. Quanto al rischio di una nuova chiusura generalizzata del Paese, Locatelli ha commentato: “Voglio sperare che non arriviamo a lockdown su scala nazionale, si sta lavorando a questo, anche per contemperare la tutela della salute con il mantenimento delle attività produttive nel Paese”.

Fuori controllo se Italia 600mila contagi

Se il numero di contagiati da coronavirus arriverà o arrivasse in Italia a quota 600mila, allora sì che si potrebbe parlare di pandemia “fuori controllo”, ha chiarito Locatelli. Sono diversi i fattori da considerare prima di poter parlare di pandemia fuori controllo: “occupazione posti letto, contact tracing”. Oggi c’è una linea di pensiero che si sta sviluppando in ambito europeo secondo cui “il sistema rischia di andare fuori controllo quando c’è circa l′1% di popolazione infetta, in Italia quindi 600.000 persone”. Questa ”è una variabile troppo influenzata da una serie di strategie che prevengono questo scenario, i modelli matematici sono utili ma – ha tenuto a sottolineare Locatelli – bisogna tenere in considerazione i dati che possono interferire. Ci sono poi anche dei contesti che vengono a essere influenzati dai mesi di febbraio e marzo”.

(Huffpost)

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