4 Novembre, 2024
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Zanardi, le perizie: “Perse il controllo dell’handbike, andava a 50 chilometri all’ora”

Alex Zanardi, che con la sua handbike il 19 giugno scorso procedeva a una velocità di 50 km all’ora lungo la strada provinciale 146 tra San Quirico d’Orcia e Pienza, in provincia di Siena, avrebbe perso il controllo del suo mezzo andando a quindi sbattere contro un tir che proveniva in direzione opposta e procedeva a 38 km all’ora. È la conclusione a cui sarebbero arrivate le perizie del professor Dario Vangi, consulente del procuratore capo Salvatore Vitello e del pubblico ministero Serena Menicucci, e del professore Mattia Strangi, perito di parte dell’autista dell’autocarro, Marco Ciacci, 44 anni, trasportatore, residente a Castelnuovo Berardenga (Siena), al momento indagato per lesioni colpose.

Zanardi, ecco la dinamica dell’incidente

Secondo queste perizie, che da quanto si apprende sostanzialmente coincidono l’handbike di Zanardi, che non ha evidenziato guasti meccanici, correva a 50 km all’ora, comunque sotto al limite di velocità massima consentita in quel tratto stradale, e quando il campione paralimpico Zanardi vide il camion proveniente in direzione opposta avrebbe tentato di girare verso destra per allontanarsi dalla parte centrale della carreggiata ma il suo veicolo sarebbe andato in sovrasterzo, cioè avrebbe avuto un principio di testa coda che avrebbe determinato il ribaltamento del mezzo. Zanardi così cadde, finendo nella corsia opposta e battendo la testa contro il cerchione anteriore sinistro dell’autotreno. Diverse, invece, le conclusioni a cui è arrivato l’ingegner Giorgio Cavallin, consulente della famiglia di Zanardi, secondo il quale apparirebbe determinante una presunta invasione della corsia da parte del camion, che invece le altre due consulenze tecniche non avrebbero rilevato. La procura di Siena dovrà decidere se ordinare nuove indagini, sulla base delle tre consulenze depositate, oppure definire il procedimento, con la possibilità di chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio per l’indagato.

(La Stampa)

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