10 Maggio, 2024
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Pasticcio precari: nomine in ritardo, migliaia senza cattedra

L’ultimo pasticcio sulle nomine in ruolo degli insegnanti è denunciato dalla Gilda: in diverse regioni, tra cui Piemonte e Sicilia, non s’è rispettata la scadenza del 31 agosto e dunque le assunzioni fatte dopo non saranno a tempo indeterminato.

Ammette l’ufficio scolastico regionale della Sicilia: “Il 30% delle immisisoni in ruolo non verrà fatto”. Scrive il dirigente del Piemonte: “Verrà comunicato ai candidati l’assegnazione della provincia e che, la relativa immisisone in ruolo, avrà esclusivamente effetto giuridico dal primo settembre 2020 ed economico dal primo settembre 2021 e quindi non si procederà, come da precendete avviso, alla fase di assegnazione della sede”. Insomma, un bel guaio.

Il motivo? Lo spiega Rino di Meglio della Gilda: “I docenti immessi in ruolo in questi primi giorni di settembre dovranno aspettare l’anno scolastico 2021/22 per prendere servizio. Questo perché il decreto scuola approvato il 6 giugno scorso prevedeva la possibilità di procedere con le nomine in ruolo spostando il termine dal 31 agosto al 20 settembre. Peccato, però, che a viale Trastevere abbiano dimenticato di emanare l’ordinanza con cui si sarebbe resa effettiva tale deroga. In conseguenza di ciò, diversi Uffici scolastici regionali non possono assegnare le sedi agli insegnanti immessi in ruolo in questi giorni. Tutti i posti che, dunque, risulteranno vacanti verranno coperti con incarichi a tempo determinato. E la ‘supplentite’ continua”.

Dal ministero all’Istruzione l’ordinanza non è arrivata anche per non far slittare tutte le operaizoni successive e avere i docenti in cattedra dal primo giorno. “Le operazioni di avvio dell’anno scolastico si sono concluse, per quanto riguarda le assunzioni, nel termine ordinariamente previsto del 31 agosto – fa sapere il Mi – Non c’è stato bisogno di attivare strumenti derogatori che, peraltro, se utilizzati, non avrebbero consentito di avere tutti gli insegnanti in classe al suono della prima campanella, il 14 settembre”.

Guerra di numeri sulla call veloce

Doveva essere la novità che consentiva agli insegnanti più chance di arrivare al ruolo prima, tanto più preziosa nell’anno del Covid. E invece la chiamata veloce ha fatto flop. Dopo la chiusura delle immissioni in ruolo, le cattedre vacanti rimaste (stimate in 60mila sugli 84.808) sono state offerte ai docenti, iscritti nelle graduatorie ad esaurimento o nelle graduatorie di concorso, che accettavano di spostarsi da un’altra Regione rispetto a quella dove era il posto. Risultato? La ministra Lucia Azzolina parla di 2.500 trasferimenti su 10mila domande. Meno di 400 cattedre assegnate, ribatte la Cisl scuola.

Non che le aspettative fossero alte, visto temuti nuovi lockdown e una scelta che avrebbe implicato un trasferimento per cinque anni (anche questa nuova regola per garantire agli alunni la continuità didattica). Ma stando ai numeri dei sindacati è andata anche peggio. In Piemonte la copertura dei posti con la call veloce è stata del 2,5% delle disponibilità; 30 gli aspiranti in Puglia, 22 le cattedre assegnate; in Lazio appena tre domande arrivate. Più alto il dato dell’Emilia Romagna: 124 assunzioni alle medie e superiori.

“Quanto è costato in termini di spesa pubblica e di lavoro?” incalza la segretaria Lena Gissi. Anche Rino di Meglio della Gilda conferma numeri bassi: “A noi risultano una manciata di posti assegnati, in Friuli Venezia Giulia solo 6, andati a docenti di diritto”.

Orizzonte scuola ha raccolto alcune testimonianze: “Sono un docente di scuola primaria  che ha prodotto regolare domanda presso l’Usr Calabria dove risultavano 16 posti alla primaria a Vibo Valentia e 45 posti infanzia a Catanzaro. Posti magicamente scomparsi. Le nostre istanze sono state buttate al vento e ci hanno precluso il diritto di produrre domanda per altre province. Il ministro lamenta che noi docenti non vogliamo spostarci, dovrebbe controllare invece quanti volevano farlo e sono stati ingannati dal sistema”.

E ancora, c’è chi ha fatto domanda per la primaria in Emilia Romagna: “Dopo giorni di attesa, ansia e trepidazione è uscito l’elenco che immette in ruolo solamente i docenti della secondaria! Si è trattato dunque di un errore tecnico? Abbiamo avuto il coraggio di inoltrare la domanda, nonostante il vincolo dei 5 anni e questi sono i risultati”. Nessun errore, in realtà, ma errata comunicazione.

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(La Repubblica)

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