29 Aprile, 2024
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Conte: “Dico sì al Mattarella bis e volevo Draghi a Bruxelles”

Per il premier l’ex presidente Bce non è un rivale, escluse ricadute sul governo dalle Regionali. L’Europa darà più tempo all’Italia per la presentazione dei piani per il Recovery Fund

Non parlava da due settimane il loquace premier. Forse una strategia comunicativa per evitare di sovraesporsi e creare quel pizzico di mistero che dà un sapore forte alla ricomparsa in scena. Giuseppe Conte al Forum Ambrosetti ha provato a convincere il gotha industriale e finanziario che il governo è saldamente in sella, ha le idee chiare su come uscire dalla crisi economica e sui piani di rilancio del Recovery Fund. Il piglio e il metodo sono piaciuti alla comunità del business che però aspetta i fatti concreti e sogna Mario Draghi. Sapendo che la maggioranza non è così forte da affrontare la grande sfida. E Conte lo sa. Non è un caso se, prima di arrivare a Cernobbio, alla festa del Fatto Quotidiano ha esorcizzato il fantasma di Draghi, lo spettro che si aggira nelle stanze di Palazzo Chigi. Tutte le sue parole sono state finalizzate a stabilizzare il governo, ad allontanare l’altro fantasma, quello della batosta alle regionali. Stabilizzare il quadro politico e istituzionale arrivando a dire che «se ci fossero le condizioni» vedrebbe «benissimo» un secondo mandato per il capo dello Stato. «Il Presidente Mattarella sta interpretando il suo ruolo in modo impeccabile, con grande equilibrio e saggezza».

Proprio a Villa d’Este il capo dello Stato in mattinata, in diretta streaming, aveva sollecitato il governo a mettere in moto le risorse per la ripresa economica e a presentare presto i progetti di rilancio a Bruxelles.

La pandemia, ha detto Mattarella, «è stato uno spartiacque per la Ue che in pochi mesi ha assunto decisioni coraggiose e innovative», mostrando così «la sua capacità di ritrovare lo spirito dei suoi padri fondatori». Ma dopo il suo intervento pubblico, quando le porte si sono chiuse, rispondendo alle domande degli economisti, il premier ha spiegato che l’Ue ci darà più tempo. Il 15 ottobre non ci verrà richiesta la presentazione di progetti puntuali: inizierà un’interlocuzione. Sui tempi di realizzazione dei progetti, ha ricordato Conte, ci giochiamo la nostra credibilità. «Immaginate cosa accadrebbe se, dopo aver convinto i nostri partner a darci 209 miliardi, non dovessimo essere in grado di spenderli adeguatamente». Il governo sta lavorando a un piano di monitoraggio dei progetti, con un cronoprogramma e l’ipotesi di «commissariare» non lo rispetta. Un sito consentirà a chiunque di seguire i tempi di realizzazione. Un altro aspetto il premier ha tenuto a precisare: la riduzione delle tasse non verrà fatta con i soldi europei, come ha avvertito il commissario europeo Paolo Gentiloni, ma incentivando i pagamenti digitalizzati. Un sistema rinviato per il lockdown: partirà il primo dicembre. «La sfida è complessa ma siamo in grado di vincerla», ha detto.

Ma gli spettri svolazzano, dalle regionali a Draghi. Lui assicura di non essere preoccupato.

E per dimostrare che non considera l’ex presidente Bce un «rivale», racconta di averlo incontrato per sondare la sua disponibilità ad assumere la presidenza della Commissione Ue. «Non volevo spendere il suo nome invano, ma lui mi disse che non si sentiva disponibile perché era stanco dell’esperienza europea».

Il premier ammette la difficoltà della maggioranza alle regionali. Il centrodestra è unito, invece Pd e M5S «vanno in ordine sparso: è una lotta impari». Ma secondo il premier le elezioni «non incideranno sul governo: è un contesto diverso, non possiamo abbandonare il Recovery Fund». Dice di essere stato frainteso quando ha chiesto ai candidati 5S di ritirarsi per favorire alleanze con il Pd. «È stato un appello per stimolare al dialogo che dovrà continuare. Rispettiamo le sensibilità territoriali, ma la direzione di marcia deve essere quella». Ma voterà per la Raggi a Roma? «La domanda è prematura».

(La Stampa)

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