26 Aprile, 2024
spot_imgspot_img

Scuola, no mascherina in classe se c’è un metro tra i banchi

Niente mascherina a scuola se viene rispettata la distanza di un metro tra i banchi e i ragazzi sono fermi o  seduti.

E’ questa l’indicazione del Comitato tecnico scientifico in vista della ripresa delle lezioni. Nella scuola primaria, dicono gli esperti del Cts, “per favorire l’apprendimento e lo sviluppo relazionale, la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro e l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione (ad esempio il canto)”.

L’organismo consulente del governo ha dunque superato l’ipotesi di suggerire l’uso delle mascherine almeno per le superiori. Nella scuola secondaria, anche considerando una trasmissibilità analoga a quella degli adulti, la prescrizioni sono praticamente identiche.

La mascherina può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro, l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione, come il canto, e in situazione epidemiologica di bassa circolazione virale come definita dalla autorità sanitaria.

Sono queste le novità dopo mesi in cui si sono viste fotografie di studenti  col volto coperto dalle mascherine, ma non vuol essere un via libera. Accanto, invitano a ricordare i tencici, gli esperti, bisogna continuare a seguire le altre misure di prevenzione basiliari come l’igiene della persona, lavarsi spesso le mani, il ricambio d’aria negli spazi comuni, la pulizia delle classi.

“L’uso delle mascherine è solo una delle misure di prevenzione che devono essere implementate in ambito scolastico in una corretta associazione con tutte le altre misure già raccomandate al fine limitare la circolazione del virus (come igiene dell’ambiente e personale, ricambio d’aria, sanificazione ordinaria…).

Il Cts, soprattutto, rimarca come l’indicazione di massima sulle mascherine sia condizionata al fatto che la situazione epidemiologica della scuola e del contesto in cui è inserita sia “regolare”. Le Asl competenti per territorio, infatti, in presenza di un eventuale aumento del trend di contagi possono pretendere che venga imposto l’obbligo della mascherina per un determinato periodo, “all’interno di una strategia di scalabilità delle misure di prevenzione e controllo bilanciate con le esigenze della continuità ed efficacia dei percorsi formativi”.

L’Organizzazione mondiale della Sanita, in un recente documento del 21 agosto fornisce indicazioni rispetto all’uso delle mascherine in ambito scolastico differenziandole per fasce di eta: fra 6 e 11 anni: uso condizionato alla situazione epidemiologica locale, prestando comunque attenzione al contesto socio-culturale e a fattori come l”attitudine del bambino nell’utilizzo della mascherina e il suo impatto sulle capacita di apprendimento. Dai 12 anni in poi: utilizzare le stesse previsioni di uso degli adulti. La conferenza Oms di oggi ribadisce la necessita di affiancare l’uso delle mascherine alle altre misure preventive, quali il distanziamento sociale, la sanificazione delle mani, l’etichetta respiratoria, un’accurata informazione ed educazione sanitaria in linguaggio adeguato all’eta degli studenti”.

I presidi hanno espresso un giudizio positivo sulla scelta del Cts:

“Le raccomandazioni diffuse oggi dal CTS sono apprezzabili, in quanto hanno chiarito che l’utilizzo delle mascherine può essere adattato ad alcune circostanze, come l’indice di contagio, che si potranno riscontrare nelle varie zone – afferma Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale Presidi – . Un altro aspetto importante è la rilevanza riconosciuta agli aspetti pedagogici: gli alunni della primaria, fino agli 11 anni, potranno rimuovere la mascherina in condizioni di distanziamento statico e questo non potrà che favorire la loro serenità e l’apprendimento in un clima relazionale più consono alla loro età. Questo è un ulteriore tassello che contribuisce alla riapertura delle scuole in sicurezza, obiettivo per il quale stiamo lavorando da mesi”.

(La Repubblica)

Ultimi articoli