Giuseppe Di Mauro, presidente della SIPPS : “Il lockdown, che è comunque servito a impedire che il virus si diffondesse nelle regioni del Centro-Sud, non sarebbe una strategia applicabile in una eventuale seconda fase epidemica”
Rafforzare la medicina territoriale, aumentando il personale, preparando almeno 30 milioni di tamponi per l’autunno e predisponendo corridoi alternativi per il triage iniziale. Sono le tre azioni strategiche suggerite dalla Società italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) per evitare una recrudescenza della pandemia nei mesi autunnali.
“Il lockdown – dice Giuseppe Di Mauro, presidente della SIPPS -, che è comunque servito a impedire che il virus si diffondesse nelle regioni del Centro-Sud, non sarebbe una strategia applicabile in una eventuale seconda fase epidemica. C’è la necessità di predisporre efficaci misure di controllo dei contagi individuando tempestivamente i portatori del virus, sintomatici e asintomatici, nonché risalire e controllare tutti i loro contatti e isolarli per il tempo necessario. Questo al fine di consentire alla maggioranza della popolazione non infetta di condurre una vita prudentemente normale, salvaguardando le attivita’ scolastiche, produttive e sociali”.
In particolare, la SIPPS focalizza l’attenzione sul “rafforzamento della medicina territoriale, con aumento del personale, preparazione di dispositivi diagnostici e di corridoi alternativi per il triage iniziale, con monitoraggio di tutti i casi sospetti e dei loro contatti, oltreche’ quarantena degli stessi fino ad accertamento di non contagiosita’”.
I tre punti fondamentali
I dispositivi diagnostici
“Bisognerà preparare nei prossimi mesi un numero adeguato di tamponi (almeno 30 milioni) con la possibilità di ottenere il risultato in 24/48 ore massimo. Sara’ importantissimo – consiglia Ernesto Burgio, membro del gruppo di specialisti sul Covid-19 della SIPPS – anche validare i test rapidi perche’, se si confermasse una buona accuratezza, sarebbe possibile abbattere i costi e i tempi dei controlli”.
I corridoi alternativi
“Predisporre percorsi obbligatori con aree sanitarie (deputate al triage) esterne al sistema sanitario stesso e gestite da operatori adeguatamente protetti, informati e formati. Solo in questo modo – dice Burgio – si eviterà che il virus torni a diffondersi nelle strutture sanitarie pubbliche, private e nelle residenze sanitarie per anziani e disabili. Per questo e’ necessario gestire il caso sospetto in teleassistenza e telefonicamente fino al risultato del tampone. In caso di necessita’ di visita immediata questa dovrà essere demandata alle USCA (Unita’ Speciali di Continuità Assistenziali) o ad altro personale sanitario dedicato e formato. Per i casi moderato-gravi, avere la disponibilità di reparti e di ospedali Covid, anche se a oggi non utilizzati. Per le aree in cui non ci fossero reparti Covid, potrebbero essere facilmente adattati, con costi non esorbitanti, gli ospedali militari presenti in ogni provincia e regione e totalmente sottoutilizzati”.
Dispositivi di protezione efficaci
“Dovranno essere distribuiti a tutti gli operatori sanitari. In particolare – fanno presente Di Mauro e Burgio – saranno necessari dispositivi sanitari di massima sicurezza per gli operatori di prima linea (solo inviando i primi possibili casi e i loro contatti nelle aree deputate al triage si eviterà la riattivazione delle catene di contagio e il diffondersi di casi con carica virale alta)”.
L’ultimo consiglio per una strategia efficace di contenimento dei contagi viene da Maria Carmen Verga, segretario nazionale SIPPS: “È urgente investire, quanto necessario, in prevenzione, protezione e messa in sicurezza dell’intero Sistema Sanitario, passaggio indispensabile per un ritorno della società, e in particolare della scuola, a condizioni di relativa normalità”.
(Agi)