11 Maggio, 2024
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Nel Pd si allarga il fronte di chi vuole il congresso

All’ex presidente Matteo Orfini si aggiungono altri due nomi di primo piano: il capogruppo in Senato, Andrea Marcucci, e il sindaco di Firenze, Dario Nardella, vicinissimi anche loro a Matteo Renzi quando l’ex leader dem non aveva ancora

Ieri era stato l’ex presidente del partito a ‘suggerire’ al segretario di “tornare alla normalità” e di indire un congresso per discutere della linea politica; ad iniziare dall’alleanza con il Movimento 5 stelle, per arrivare alla legge elettorale e al voto al referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari. Oggi il fronte si allarga, e sulla linea espressa da Matteo Orfini si schierano altri due dem di primo piano, vicinissimi anche loro a Matteo Renzi, quando l’ex leader dem era ancora a largo del Nazareno e non aveva ancora fondato Italia viva: il capogruppo in Senato, Andrea Marcucci, e il sindaco di Firenze, Dario Nardella.

All’Avvenire, Marcucci ricorda che prima della pandemia “Zingaretti aveva posto il tema di un congresso tematico sulle idee.

Penso che quel tempo stia arrivando, il Pd deve ricorrere ai suoi iscritti ed elettori anche sulle alleanze”. Il congresso, spiega, serve “per ribadire un’impronta fieramente riformista, che è fondamentale anche per non rimanere schiacciati dalle posizioni di altri” e  per definire meglio il profilo del centrosinistra “partendo dal presupposto che il Pd deve ritrovare la sua vocazione maggioritaria”.

Nardella esorta invece Zingaretti “a essere chiaro.

Vogliamo parlare di alleanze politiche coi 5 Stelle? Di legge elettorale? Di bipolarismo? Di modello di partito? Perfetto: facciamo un congresso”, dice a Repubblica. “Prima di parlare di alleanze e modelli elettorali dobbiamo rifarci la carta d’identità. Siamo ancora un partito a vocazione maggioritaria? E se sì, come dice anche Nicola, perché allora parliamo di proporzionale? Io non accetto l’idea di un partito di medie dimensioni poi costretto a fare alleanze”.

Il sindaco di Firenze ammette di non essere “pregiudizialmente contrario all’alleanza coi 5 Stelle, non lo sono mai stato nemmeno in Toscana, ma senza condivisione di valori chiari no”, quindi, afferma, “parlare di matrimonio coi 5 Stelle solo per battere Salvini senza prima aver capito cosa vogliamo è sbagliato”.

Critica il Partito democratico Luciano Nobili, ex dem passato a Italia viva seguendo le orme di Matteo Renzi.

“A me ha fatto impressione vedere il segretario del Partito Democratico esultare per il risultato di un voto su Rousseau, ma d’altronde sic transit gloria mundi”, dice.

“Il Pd rinuncia alla sua natura, al suo Dna riformista e si consegna al populismo di Casaleggio e del M5S. Il Pd  ha rinunciato alle sue idee e ha ceduto su tutti i dossier alle idee dei 5 Stelle, dal giustizialismo alle questioni economiche. Italia Viva tiene in mano un vessillo riformista e proviamo a costruire una strada diversa”. Per Nobili, infine, l’alleanza con M5s è “sbagliata” e “non produrrà risultati: lo dimostrano le le ultime regionali: in Umbria insieme hanno fallito, in Emilia Romagna dove non c’era accordo con i 5 Stelle si è vinto”.

(Agi)

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