26 Aprile, 2024
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Bankitalia: se si ferma Covid-19 ripresa lenta. Le famiglie le più colpite. Imprese pessimiste

L’istituto di Via nazionale: se riparte il contagio effetti su fiducia e decisioni di spesa di famiglie e imprese

Crolla il Pil (come previsto), esplode il debito (era nelle cose), la disoccupazione vola. Ma se il contagio si fermerà o sarà comunque sotto controllo il secondo semestre sarà un po’ meglio. Infatti «in uno scenario di base, in cui si presuppone che la diffusione della pandemia rimanga sotto controllo a livello globale e in Italia, il PIL si contrarrebbe del 9,5 per cento nella media di quest’anno, interamente a causa della riduzione registrata nel primo semestre, e recupererebbe nel prossimo biennio (4,8 per cento nel 2021 e 2,4 nel 2022)».

La Banca d’Italia, nel Bollettino economico, osserva che «la ripresa sarebbe graduale: effetti persistenti sui consumi delle famiglie deriverebbero dal calo dell’occupazione e del reddito disponibile, ancorché mitigato dalle misure di sostegno; il peggioramento delle prospettive di domanda e della fiducia delle imprese inciderebbe sugli investimenti, la cui caduta nel 2020, segnalata anche dai sondaggi della Banca d’Italia, verrebbe in parte recuperata nel biennio 2021-22.

Se riparte il contagio effetti su fiducia e decisioni di spesa di famiglie e imprese

Ma questo se le cose rispetto al Covid-19 andranno bene. Altrimenti «sviluppi più negativi rispetto a quelli delineati nello scenario di base potrebbero manifestarsi se emergessero nuovi rilevanti focolai epidemici a livello nazionale o globale, i cui effetti potrebbero ripercuotersi sulla fiducia e sulle decisioni di spesa di famiglie e imprese e tradursi in un calo più consistente del commercio mondiale, in interruzioni nelle catene globali di produzione o in un deterioramento delle condizioni finanziarie. In uno scenario più severo si valuta che il prodotto potrebbe scendere di oltre il 13 per cento quest’anno e recuperare nel prossimo biennio in misura più moderata rispetto allo scenario di base». Per Bankitalia «un miglioramento delle prospettive di crescita rispetto agli scenari qui delineati potrebbe tuttavia derivare dal rafforzamento delle politiche espansive attualmente in esame». A partire dal Recovery fund dell’Ue.

Una “mina” nei conti pubblici italiani. L’impatto positivo degli interventi governatici del 2% del Pil

Ma c’è una mina da 500 miliardi sulle finanze pubbliche italiane. Gli economisti di via Nazionale calcolano che «l’ammontare delle garanzie pubbliche attivabili sulla base delle misure finora varate è di oltre 500 miliardi, circa sei volte il valore di quelle in essere alla fine del 2019. Data la gravità della crisi e l’incertezza sui tempi e sull’intensità della ripresa dell’attività economica – si legge in un’analisi sulle risposte della politica di bilancio all’emergenza – , la probabilità di una futura escussione di tali garanzie è verosimilmente più elevata che in condizioni normali. Gli oneri per le finanze pubbliche quindi, seppure distribuiti su più esercizi, potranno essere significativi». Inoltre nelle proiezioni di Bankitalia è incluso l’impatto del “Cura Italia” e del “Dl Rilancio” che ammontano complessivamente a circa il 4,5% del Pil. «Si stima che tali interventi, in larga misura temporanei, possano attenuare la caduta del prodotto per oltre due punti percentuali quest’anno».

Il 90% delle imprese sente peggiorata la situazione economica

Per quanto riguarda le imprese, secondo i risultati dell’indagine condotta dalla Banca d’Italia in giugno, circa il 90 per cento delle aziende ritiene peggiorata la situazione economica generale (cfr. Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita, Banca d’Italia, Statistiche, che sarà pubblicata il prossimo 13 luglio). Tuttavia a partire da maggio sono emersi segnali di recupero, come suggerito dalle inchieste dell’Istat sulla fiducia delle imprese e dal deciso aumento degli indici dei responsabili degli acquisti (purchasing managers’ index, PMI) nel settore manifatturiero. Più della metà delle imprese si attende un calo della domanda per i successivi tre mesi anche nell’indagine di giugno, ma il saldo negativo tra le aspettative di riduzione e quelle di aumento si è fortemente ridimensionato rispetto alla precedente rilevazione, passando da -46,4 a -4,8. La media delle aziende dei servizi e dell’industria in senso stretto stima che la propria attività ritorni ai livelli antecedenti la crisi sanitaria in circa nove-dieci mesi. Nei tre mesi fra marzo e maggio la crescita dei prestiti bancari alle imprese «è decisamente aumentata», con un +11,5% su base annua (+23 miliardi), beneficiando «degli interventi di sostegno alla liquidità da parte del governo e degli altri organismi nazionali e internazionali».

Cala spesa famiglie, aumenta il risparmio. Previsto ancora calo dell’Euribor

Sul fronte delle famiglie Bankitalia stima che la spesa, fortemente diminuita nel primo trimestre a seguito delle misure di contenimento dell’epidemia, abbia continuato a flettere anche in aprile, per recuperare parzialmente in maggio. Le indagini più recenti suggeriscono che la contrazione del reddito disponibile, l’incertezza e il conseguente aumento del risparmio precauzionale potrebbero pesare sui consumi nel resto dell’anno. Nel primo trimestre la spesa delle famiglie residenti è scesa del 6,6 per cento sul periodo precedente. Il calo è stato più pronunciato per i consumi di beni semidurevoli e durevoli. Il reddito disponibile delle famiglie in termini reali è diminuito dell’1,7 per cento rispetto al trimestre precedente , riflettendo la riduzione dei redditi da lavoro. La propensione al risparmio è aumentata decisamente, al 12,5 per cento. Poi una stima che riguarda da vicino le famiglie con mutuo a tasso variabile: il tasso di interesse a tre mesi sul mercato interbancario (Euribor), pari a -0,4 per cento quest’anno, scenderebbe marginalmente, a -0,5, nel prossimo biennio.

(Il Sole24Ore)

 

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