26 Aprile, 2024
spot_imgspot_img

Sulla festa della donna

“Una ricorrenza internazionale quella dell’8 Marzo, in Italia celebrata dal 1922, che pone l’attenzione sulle conquiste sociali, politiche ed economiche e che, allo stesso tempo, rievoca le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state, e sono ancora oggi, vittime.

Una celebrazione che si rinnova in un clima nazionale, e non solo, sempre più cupo ed allarmante, imbarazzante per l’intera comunità.

Una considerazione della donna alquanto svilente, offensiva torna a farsi spazio tra le righe di decreti medievali e patriarcali, nelle parole di Ministri, Assessori, Consiglieri, nelle gesta e nei pensieri quotidiani dell’individuo.

Una parità di genere ancora messa in discussione, sia in ambito sociale che in ambito lavorativo: insulti e molestie per strada e sui posti di lavoro, violenza domestica, infiniti ostacoli per accedere all’aborto, permesso di soggiorno condizionato al matrimonio, precarietà che diventa doppio carico di lavoro e salari dimezzati.

Violenze silenziose scandiscono le giornate, considerazioni retrograde vengono usate come slogan e propaganda politica, la libertà di scelta e di pensiero femminile subordinata ad impulsi primitivi ed egoistici.

In Italia, una donna viene uccisa ogni 72 ore.

Nei primi dieci mesi del 2018, sono state 106 le vittime di femminicidio in Italia ed il 2019 è appena iniziato.

Nel resto del mondo i numeri sono ancora più preoccupanti: il 2019 è iniziato all’insegna della violenza sulle donne in America Latina, solo nel 2017 sono stati segnalati 2.795 episodi.

Dall’avvio del nuovo anno, si contano già tre omicidi in Bolivia, altri casi in Argentina, in Messico, a tre giorni dall’inizio del 2019, già sette donne e ragazze risultano vittime di morte violenta.

“Dal Brasile all’Ungheria, dall’Italia alla Polonia, le politiche contro donne, lesbiche, trans, la difesa della famiglia e dell’ordine patriarcale, gli attacchi alla libertà di abortire vanno di pari passo con la guerra aperta contro persone migranti e rom.” affermano le attiviste di “Non una di Meno”.

Questi dati sono numeri di cui sentirsi responsabili nel momento in cui la nostra azione, il nostro pensiero si appiattisce all’andamento di una società sempre più inferocita, prepotente, fanatica ed intollerante.

Una violenza strutturale che nega la libertà.

Da Donna, e per le Donne, pretendo rispetto.

Da Donna, e per le Donne, pretendo di scegliere come, in che modo e per quanto tempo essere e sentirmi Donna.

Da Donna, e per le Donne, pretendo di scegliere, nella più totale libertà democratica, chi amare e come amare me stessa.

Da Donna, e per le Donne, PRETENDO DI VIVERE. ”

Benedetta Onori

Segretario PD Anguillara S.

Ultimi articoli