28 Aprile, 2024
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Cinema da Camera – 10. LOCKE del 2013 Steven Knight

 di Marco Feole

Steven Knight, sceneggiatore tra i più talentuosi. Ha scritto La promessa dell’assassino per Cronenberg tanto per dirne uno. Scrive e dirige qui il suo secondo film. E non solo soddisfa le aspettative in quell’anno ma le supera di gran lunga. Locke infatti è un eccellente esercizio di scrittura, dove il racconto e il tempo di 85 minuti convergono tutti e solo nella Bmw in movimento guidata da Tom Hardy.

Il protagonista è Ivan Locke, un costruttore di edifici. Sta guidando nella notte verso Londra e all’alba avrebbe dovuto assistere alla più grande colata di cemento di cui si sia mai occupato. Lavoratore impeccabile, semplicemente il migliore nel suo campo. Tutto questo porta i suoi capi a incaricare proprio lui di questo lavoro. Ma la telefonata di una donna di nome Bethan, sta per riscrivere la vita di Ivan. Perché se prima di quel viaggio in auto aveva un lavoro, una moglie e una casa, ora è tutto in discussione.

Un film di 85 minuti, con un solo protagonista in video, perché gli altri li “vediamo” solo ascoltandoli attraverso un telefono, e un uomo che guida un’auto. Può tutto questo generare nello spettatore l’andamento incessante di un thriller, la tensione emotiva fino alla fine e portarti a pensare e ripensare a ciò che hai visto anche ore dopo una visione? Certo che può! Quando dietro c’è un film scritto cosi bene e recitato altrettanto. La fama di Hardy di attore immenso seppur mascherato qui si “smaschera”, e le sue poche battute sono tutte scolpite nel volto e nelle espressioni come unico strumento per trasmettere le emozioni contrastanti della vicenda. Non serviva questo film forse per confermare la sua bravura, ma qui il suo apporto al film è davvero d’eccezione.

Knight sceglie il buio della notte come cornice del suo film. Le luci cupe della sera, il percorrere delle strade, i lumi, i rumori dei clacson, le auto come le vite altrui che ti scorrono accanto. Una questione di scelta, di possibilità. Un protagonista che dichiara la sua colpa ma rispetta il suo dovere, verso il lavoro, verso la sua famiglia.

Un film ambizioso. Un viaggio claustrofobico o una seduta analitica.

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