27 Aprile, 2024
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GIULIANO GEMMA, IL COWBOY ITALIANO CHE QUEST’ANNO AVREBBE COMPIUTO 80 ANNI

di Marco Feole

Il Cinema nel destino di Giuliano Gemma c’è sempre stato, forse già quando fin da bambino giocando in un prato restò coinvolto in un esplosione di un ordigno

militare, e l’incidente gli provocò una ferita sopra lo zigomo sinistro. Segno che restò visibile negli anni, contribuendo involontariamente chissà a rendere quel viso uno di quelli che vengono classificati in maniera gergale come “faccia da Cinema”. E lui la faccia da Cinema ce l’aveva davvero!

Fin dall’adolescenza coltiva la passione per il Cinema ma anche per lo sport, soprattutto la boxe, partecipando ad alcuni tornei e vincendone diversi. Nel corso di quegli anni svolgendo il servizio di leva come vigile del fuoco alle Capannelle di Roma, strinse amicizia proprio con il pugile Nino Benvenuti, e il loro rapporto continuò anche in seguito.

E’ il Cinema però, probabilmente la sua vera passione, e quel mondo in cui lui voleva far parte lo conobbe proprio all’età di 14 anni quando come tanti ragazzini della sua epoca, andò a lavorare a Cinecittà seguendo il padre, allora segretario di produzione.

Quel fisico atletico da sportivo appunto, lo aiutò ad ingegniarsi e ad iniziare come stuntman e figurante, per lui che viveva nel mito di Burt Lancaster e amava letteralmente ogni tipo di pellicola.

L’esordio vero e proprio avvenne nel 1958, “al fianco” di Alberto Sordi e Marina Allasio, quando Dino Risi lo prese per un piccolo ruolo in “Venezia la luna e tu”, e fu solo l’inizio, perchè un anno dopo William Wyler notandolo a Cinecittà lo scelse per il ruolo di un centurione nel colossal “Ben Hur”.

“Messalina, Venere imperatrice” di Vittorio Cottafavi del 1960 fu il trampolino di lancio con il quale Duccio Tessari, autentico maestro del Cinema di genere di quegli anni, lo pretese per il suo “Arrivano i titani”, film mitologico del 1962. Da quel momento passerà letteralmente da un film di genere all’altro, riuscendo

anche se per una piccola parte, a lavorare con Luchino Visconti ne “Il gattopardo”.

Quella “faccia da Cinema” però, troverà forse la sua consacrazione nella metà degli anni 60 quando esplose la mania per gli Spaghetti Western, un genere ancora oggi

celebre in tutto il mondo. Grazie a professionisti come Tessari, Valerii e Sergio Corbucci, Gemma diventa il cowboy italiano in pellicole come “Una pistola per Ringo” e “Il ritorno di Ringo”, successivamente “Per pochi dollari ancora” o “I giorni dell’ira”.

Film che richiedevano ambientazioni particolari, e forse in pochi sanno che spesso e volentieri quei luoghi sono riconoscibili tra i nostri territori o come in alcuni casi nel bosco di Manziana ad esempio. Avere una parte dell’America, o le zone boschive degli Stati Uniti a pochi chilometri da Roma, oltre che molto comodo, era suggestivo, unico e insostituibile.

Fù proprio in quegli anni, nel 1966, che durante una premiazione, Giuliano Gemma conobbe Sergio Leone, colui che il genere Spaghetti Western non solo lo lanciò, ma contribuì a regalare al Cinema mondiale pellicole indimenticabili e capolavori che gli americani sognavano soltanto di fare. Portando il “nostro” Cinema ad un livello per quanto mi riguarda mai più raggiunto.

Da quel giorno nacque un’amicizia profonda, fino al giorno in cui purtroppo Leone ci lasciò, e pur non avendo mai lavorato per lui e con lui, per Gemma fu un autentico punto di riferimento. Sentendolo parlare, ascoltandolo, raccogliendo consigli sulla sua carriera, una presenza fondamentale che dopo la sua morte venne a mancare, esattamente come a tutti noi.

In una serata estiva proprio a Manziana, durante un ricordo di Leone, qualche anno fa ormai, Gemma alla domanda specifica su quale fosse il suo film preferito

tra quelli girati dal Re del Western, rispose che “Il buono, il brutto, il cattivo” continuava a guardarlo sempre con molto piacere, ma che riteneva “C’era una volta in America” il suo capolavoro assoluto. Approposito di questo film, sempre in quella sera a Manziana, raccontò un episodio molto divertente

accaduto durante i diversi viaggi che facevano insieme, svelando che fù proprio durante un viaggio a Parigi che Leone chiuse l’accordo per il film e scoprendo solo qualche anno dopo che per il regista romano, lui era oltre che un grande amico anche un autentico porta fortuna.

La sua carriera continuò con numerosissimi film, negli anni settanta anche con una vena più ironica, insieme ad esempio a Bud Spencer in “Anche gli angeli mangiano fagioli”, senza farsi mancare però il Cinema più impegnato da “Il prefetto di ferro” e “Corleone” di Pasquale Squitieri a

“Il deserto dei Tartari” di Valerio Zurlini, per il quale viene ricordato ancora oggi come una delle sue prove migliori, che gli valse il David di Donatello.

Negli anni Ottanta è ormai un attore consacrato del Cinema italiano e interpreta “Tenebre” di Dario Argento del 1982, diventando anche il celebre ranger del Texas dei fumetti Bonelli in “Tex e il signore degli abissi” di Tessari. Fino poi ad arrivare ad un’ampia parentesi sul piccolo schermo negli anni 90.

Fu proprio alla fine di questi anni, che scelse Cerveteri come la sua casa, un territorio per lui assolutamente già conosciuto e frequentato non solo durante le varie produzioni cinematografiche. Fin da ragazzo raccontava di un altra sua passione, la scultura, che coltivò proprio negli ultimi anni, realizzando

sculture in bronzo e partecipando a diverse mostre.

Resterà personalmente un mio rimpianto, pur avendo avuto in due occasioni la fortuna di incontrarlo per le sdrade di Cerveteri, non esser mai riuscito a trovare il modo per avvicinarmi, e “disturbare” quel suo privato anche solo per un saluto, o una semplice stretta di mano.

Ma anche solo per provare a sognare un secondo, per vivere anche solo un istante quel brivido di incrociare il suo sguardo con il mio, proprio come in un Western, in un primo piano alla Leone.

Visse a Cerveteri purtroppo fino a quel maledetto primo ottobre del 2013, dove fù coinvolto in un incidente stradale, in via del Sasso,

all’altezza dell’incrocio con via di Zambra.

Giuliano Gemma nacque il 2 settembre del 1938 a Roma, e proprio quest’anno avrebbe compiuto 80 anni.

Quella sua “faccia da Cinema” resterà immortale, proprio come questa Arte meravigliosa ha il potere di fare.

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