28 Marzo, 2024
spot_imgspot_img

Bracciano: attesa per il decreto attuativo sull’ospedale Padre Pio

Ancora incertezza sul numero dei posti letto e sulla funzione che sarà assegnata al nosocomio locale.

Quanti posti letto e quale presenza fattiva per il comprensorio. Ancora codice d’emergenza per il “Padre Pio”. Si attende metà ottobre per il decreto attuativo regionale dei piani operativi della sanità già presentati prima della “pausa” estiva, in merito alle disparate realtà del territorio. Decreto che stabilirà il numero dei posti letto e di conseguenza la forma e la funzione futura della struttura. Che vorrebbe preservarsi integralmente e migliorando anzi il servizio, con PS, posti di medicina e surgery. Ma tutto è ancora in discussione. La prima proposta dalla Regione Lazio per l’ospedale “Padre Pio” di Bracciano non si discostava dalla scampata riconversione programmata dal decreto 80 dell’ex Commissaria ad acta Polverini. Oltre alle sentenze del TAR, un recente decreto regionale ha poi definitivamente o meglio formalmente eclissato la riconversione in punto di primo soccorso per l’ospedale, che rappresenta l’unico Pronto Soccorso con reparti di chirurgia e degenza in un bacino di 200mila abitanti. E che deve fare i conti con la gestione della Asl RMF e con il rimpallo di risorse umane e finziarie con il “San Paolo” di Civitavecchia. Ma il decreto ha lasciato un’incognita lampeggiante sul destino del nosocomio. In una nota di poche settimane fa il vicepresidente della Commissione Salute regionale Aurigemma (Forza Italia), ha ventilato l’ipotesi che nonostante le promesse di mantenere in piedi i presidi come Bracciano (Monterotondo e Subiaco), potrebbero essere tagliati 100 posti letto nella Asl RMF e nella RMG, fatto che potrebbe ricadere direttamente sul “Padre Pio”. Ospedale sano e rinnovato? O presto Casa della Salute? Ospedale dimezzato o hot spot di primo intervento?

I Comuni del comprensorio, capeggiati da Bracciano, e i cittadini insieme al comitato per la difesa del nosocomio, sperano che prevalga l’ottica di una sanità che non abbandoni la periferia già disagiata nelle distanze e nelle risorse, e che non gravi su una già congestionata Capitale. La pianificazione non è facile, considerando anche i riassetti che la nascita della Città Metropolitana comporterà in ogni settore della vita pubblica. Dal comitato per il “Padre Pio” continuano a sollevarsi preoccupazioni non solo per l’epilogo “regionale” della vicenda, ma anche per le dinamiche interne alla Asl. “Ci sembra che la Asl continui a smembrare il territorio depauperando il nostro ospedale in favore del polo di Civitavecchia. Seppure sia sempre esistita una prassi di scambio tra le due strutture, questo non giustifica la nostra situazione attuale. Dall’8 settembre le sale operatorie funzionano h 12, in base all’ordine di servizio emanato dall’azienda. Ciò significa la chiusura della terapia intensiva del blocco operatorio per assenza di personale e lo spostamento di almeno un posto letto di terapia intensiva in pronto soccorso. Se questo ha un valore razionale strategico, stimato il volume di lavoro della chirurgia, è sicuramente una menomazione della terapia intensiva, soprattutto per i pazienti di ortopedia che inveve sono sempre numerosi. Bisogna trovare un equilibrio. La Regione dice che l’ospedale va tutelato in base alla stessa legge che protegge i territorio disagiati. Ma dalla Regione arrivano segnali contrastanti. La Asl nei fatti svantaggia il ‘Padre Pio’. Vorremmo una gestione più chiara dalla Asl intanto”.

Sarah Panatta

Ultimi articoli